lunedì 31 agosto 2020

Morante liberata nella natura

Una drammatizzazione lieve delle canzoni di Elsa Morante, pdel suonando salvato dai ragazzini  del Sessantotto, più dette che rappresentate, con fondo musicale dal vivo – semplice, chitarra, percussioni. Su uno scenario naturale. Su uno dei temi morantiani, la felicità dei pochi, l’infelicità dei molti - la felicità degli infelici molti, l’infelicità dei felici pochi, etc.
Il poema, che si vuole celebrazione dello spirito lieve del movimento giovanile, libertario senza aculei (i “ragazzini” sono gli F.P., i “felici pochi”, che Morante elegge nelle note a “sale della terra”, per essere “infine, sempre, i veri rivoluzionari”) è in realtà strutturato, su forme e lemmi di tipo alto, classico. “Un romanzo. Un memoriale. Un manifesto. Un folletto. Una tragedia. Una commedia. Un madrigale. Un documentario a colori. Un fumetto. Una chiave magica”, Morante si sforzò anche nella presentazione di caratterizzare la raccolta con la lievità. Ma la sua scrittura è sempre letteraria, elevata – perfino retorica in molti dei componimenti. Di Clemente le trova il tono sbarazzino che era nei propositi con la rappresentazione svagata, senza scena, quinte, entrate e uscite, costumi. Come la raccolta voleva essere.
La scenografia naturale dà come spontaneità al teatro, che invece concepiamo come rappresentazione chiusa al chiuso, al buio, notturna. Perfino l’acustica è riuscita perfetta benché all’aperto, degli interpreti finalmente non più microfonati, il suono naturale non si disperde.
Maria Teresa Di Clemente,Felici tutti, Rifugio Biancospino, Piani di Carmelia, Aspromonte

 

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