Ombre - 526
Un
ferroviere a Palermo trova un portafogli nel treno dall’aeroporto e lo fa restituire
al proprietario: una turista di 26 anni. Fa notizia il ferroviere che
restituisce il portafogli, non che la turista ci tenesse dentro 5.370 euro in
contanti.
Niente
sospetto di riciclaggio: la giovane è francese e non meridionale. O la moneta
non ha più valore?
A
Concetto Vecchio sul “Venerdì” Paolo Cirino Pomicino, vecchio potentato Dc, può
tranquillamente spiegare che la figlia “Ilaria, regista, per dieci anni aiuto
di Lina Wertmüller, non ha più lavorato in Rai dopo due grandi successi sulla
prima rete per il veto della figlia di Nino Andreatta, mio storico avversario nella
Dc”. Ed è vero. La prima Repubblica era fatta così, e non è
morta.
Allo
stesso Vecchio Pomicino può tranquillo spiegare che ha patteggiato “due mesi
per un cumulo di accuse surreali”. Che gli fu poi spiegato dall’accusatore, un
certo Araldi vice-presidente di Padania, un’assicurazione: “Se non avessi detto
ad Antonio Di Pietro di averle dato 400 milioni di lire, lui non mi avrebbe mai
scarcerato”. Anche questo vero, il ricatto del giudice.
Se
non che questo Di Pietro, che tra le tante cose si fece dare da uno dei suoi
indagati 100 milioni di lire (“glieli ho restituiti in una scatola da scarpe”),
è considerato un padre della patria.
Non
si capisce nulla del pasticcio F 1, tra Mercedes, Williams, MacLaren, Aston
Martin, Racing Point, Toto Wolf, Lawrence Stroll. Forse i cronisti di F1 vanno
veloce come le macchine. Ma una cosa è certa: dove si parla tedesco non c’è
colpa. Anche ai tempi della F1 di Ecclestone, che è inglese: non c’erano
ricorsi ammissibili contro Mercedes, solo contro gli altri. E il bello – si
dice per dire – è che Mercedes probabilmente non li paga, basta la parola.
Nella
tragicommedia dei parlamentari che hanno chiesto il sussidio covid, non uno dei
cinque che abbia detto: sì, sono io, e l’ho fatto per un motivo qualsiasi. Tutti
zitti, sperando che la Privacy impedisca di pubblicarne i nomi. La stupidità in
effetti è totale, non è un sotterfugio: ci sono “persone stupide”. Il problema
semmai è chi li vota al Parlamento.
Michela
Di Biase, politica Pd di lungo corso, lancia la sua candidatura a Roma contro
la sindaca uscente Raggi così: “È egoriferita ed eterodiretta dal M5S”. Ma dove
le trova il Pd?
Nessun
commento – notizia, lamentela, proposta – sui cristiani a Beirut. Sappiamo
tutto (quasi tutto) di Hezbollah, sunniti, sciiti, che hanno vissuto e vivono a
Beirut alle spalle dei cristiani (sanità, scuole, banche, turismo), ma nessuno
che dica qualcosa dei cristiani. Che pure, malgrado tutto, sono ancora gli
unici libanesi che lavorano, invece di farsi la guerra.
È
vero che il presidente è cristiano, Michel Aoun. Un generale. A cui i siriani ucciso
il figlio. Che poi si è messo con i siriani ammazzalibanesi.
Lo
stesso di Assad. Se ne dice tutto il male possibile, ma solo per lo sterminio
che sta perpetrando dei suoi residui oppositori dopo la guerra civile. Senza
mai ricordare la sua personale invasione del Libano, e quella di suo padre. Due
che hanno distrutto, oltre che il Libano, anche la Siria, paese mezzo secolo fa
– prima degli Assad – civilissimo.
Si
ricandida Raggi, contro l’incredibile inefficienza da sindaco (che ora colma
distribuendo soldi a posti a tutti – letteralmente tutti), contro lo statuto
del suo partito (tre candidature invece di una), contro l’alleato di governo
Pd. Tutti senatori, anche le cavalle. Ma il problema non è Raggi, come darle
torto? È votatissima.
L’Europa
la spiega bene Bertolino, il comico, a Renato Franco sul “Corriere della sera”:
“Ricorda quelle comitive che vanno al ristorante a mangiare, ma appena arriva Draghi
con il conto iniziano a discutere: i frugali dicono che hanno preso solo la minerale,
mentre italiani e spagnoli sono quelli che richiedono subito le bottiglie di
roba buona per tutti. La Merkel protesta perché lei beve la birra”.
Beyoncé
vuole ripartire dall’Africa, “dall’“orgoglio nero”: “Credo che si possa spostare
l’asse del
mondo”.
In Africa? Beyoncé non sa nulla dell’Africa, e non se ne cura. Non è la prima,
si parte dal secondo Ottocento, da Marcis Garvey, la Liberia e altri affarucci
andati male. Nessuno con conosce meno l’Africa – che pure è tutta lì, squadernata
–meno degli afroamericani.
Si
direbbero gli afroamericani più “americani” di tutti: continentali, cioè,
chiusi al mondo, se non per il dovere parrocchiale di generosità.
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