lunedì 17 agosto 2020

Ombre - 526

Un ferroviere a Palermo trova un portafogli nel treno dall’aeroporto e lo fa restituire al proprietario: una turista di 26 anni. Fa notizia il ferroviere che restituisce il portafogli, non che la turista ci tenesse dentro 5.370 euro in contanti.
Niente sospetto di riciclaggio: la giovane è francese e non meridionale. O la moneta non ha più valore?
 
A Concetto Vecchio sul “Venerdì” Paolo Cirino Pomicino, vecchio potentato Dc, può tranquillamente spiegare che la figlia “Ilaria, regista, per dieci anni aiuto di Lina Wertmüller, non ha più lavorato in Rai dopo due grandi successi sulla prima rete per il veto della figlia di Nino Andreatta, mio storico avversario nella Dc”. Ed è vero. La prima Repubblica era fatta così, e non è morta.
 
Allo stesso Vecchio Pomicino può tranquillo spiegare che ha patteggiato “due mesi per un cumulo di accuse surreali”. Che gli fu poi spiegato dall’accusatore, un certo Araldi vice-presidente di Padania, un’assicurazione: “Se non avessi detto ad Antonio Di Pietro di averle dato 400 milioni di lire, lui non mi avrebbe mai scarcerato”. Anche questo vero, il ricatto del giudice.
Se non che questo Di Pietro, che tra le tante cose si fece dare da uno dei suoi indagati 100 milioni di lire (“glieli ho restituiti in una scatola da scarpe”), è considerato un padre della patria.
 
Non si capisce nulla del pasticcio F 1, tra Mercedes, Williams, MacLaren, Aston Martin, Racing Point, Toto Wolf, Lawrence Stroll. Forse i cronisti di F1 vanno veloce come le macchine. Ma una cosa è certa: dove si parla tedesco non c’è colpa. Anche ai tempi della F1 di Ecclestone, che è inglese: non c’erano ricorsi ammissibili contro Mercedes, solo contro gli altri. E il bello – si dice per dire – è che Mercedes probabilmente non li paga, basta la parola.
 
Nella tragicommedia dei parlamentari che hanno chiesto il sussidio covid, non uno dei cinque che abbia detto: sì, sono io, e l’ho fatto per un motivo qualsiasi. Tutti zitti, sperando che la Privacy impedisca di pubblicarne i nomi. La stupidità in effetti è totale, non è un sotterfugio: ci sono “persone stupide”. Il problema semmai è chi li vota al Parlamento.
 
Michela Di Biase, politica Pd di lungo corso, lancia la sua candidatura a Roma contro la sindaca uscente Raggi così: “È egoriferita ed eterodiretta dal M5S”. Ma dove le trova il Pd?
 
Nessun commento – notizia, lamentela, proposta – sui cristiani a Beirut. Sappiamo tutto (quasi tutto) di Hezbollah, sunniti, sciiti, che hanno vissuto e vivono a Beirut alle spalle dei cristiani (sanità, scuole, banche, turismo), ma nessuno che dica qualcosa dei cristiani. Che pure, malgrado tutto, sono ancora gli unici libanesi che lavorano, invece di farsi la guerra.
È vero che il presidente è cristiano, Michel Aoun. Un generale. A cui i siriani ucciso il figlio. Che poi si è messo con i siriani ammazzalibanesi.
 
Lo stesso di Assad. Se ne dice tutto il male possibile, ma solo per lo sterminio che sta perpetrando dei suoi residui oppositori dopo la guerra civile. Senza mai ricordare la sua personale invasione del Libano, e quella di suo padre. Due che hanno distrutto, oltre che il Libano, anche la Siria, paese mezzo secolo fa – prima degli Assad – civilissimo.
 
Si ricandida Raggi, contro l’incredibile inefficienza da sindaco (che ora colma distribuendo soldi a posti a tutti – letteralmente tutti), contro lo statuto del suo partito (tre candidature invece di una), contro l’alleato di governo Pd. Tutti senatori, anche le cavalle. Ma il problema non è Raggi, come darle torto? È votatissima.
 
L’Europa la spiega bene Bertolino, il comico, a Renato Franco sul “Corriere della sera”: “Ricorda quelle comitive che vanno al ristorante a mangiare, ma appena arriva Draghi con il conto iniziano a discutere: i frugali dicono che hanno preso solo la minerale, mentre italiani e spagnoli sono quelli che richiedono subito le bottiglie di roba buona per tutti. La Merkel protesta perché lei beve la birra”.
 
Beyoncé vuole ripartire dall’Africa, “dall’“orgoglio nero”: “Credo che si possa spostare l’asse del
mondo”. In Africa? Beyoncé non sa nulla dell’Africa, e non se ne cura. Non è la prima, si parte dal secondo Ottocento, da Marcis Garvey, la Liberia e altri affarucci andati male. Nessuno con conosce meno l’Africa – che pure è tutta lì, squadernata –meno degli afroamericani.
Si direbbero gli afroamericani più “americani” di tutti: continentali, cioè, chiusi al mondo, se non per il dovere parrocchiale di generosità.

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