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Storia sordida del cablaggio
Si completerà, dopo venticinque anni, con un ritardo
enorme, e spreco interminabile di capitale pubblico, cioè a carico dei
contribuenti, la connessione dell’Italia con la banda larga? C’è da dubitare,
visti i precedenti. Ma quand’anche gli azionisti odierni – i capitali privati –
di Tim e Enel si accontentassero, resta pur sempre che l’Italia arriva ultima
nel cablaggio delle sue abitazioni, e a costi enormi. A costi pubblici enormi.
Venticinque anni fa partiva il progetto
Socrate, di Stet-Telecom Italia, la telefonia allora pubblica, per il cablaggio a banda larga di dieci milioni
di abitazioni, tutta l’Italia. Il Socrate fu interrotto tre anni dopo l’avvio,
nel 1998, quando aveva raggiunto un milione e mezzo di abitazioni, e dismesso –
dappertutto, nelle città e nei paesi, capita di vedere tubi di gomma che
emergono dal suolo alle porte delle case, scollegati: sono i resti del Socrate.
Perché Telecom Italia andava privatizzata, e i padroni non volevano
investimenti tra i piedi, giusto incassare la bolletta - l’esosissimo
abbonamento che da cinque anni è perfino raddoppiato.
Partì con l’abbandono del progetto Socrate la
lunga spoliazione di Telecom-Tim, che ora lo Stato prova a ricapitalizzare. E
il ritardo dell’Italia, che ne era all’avanguardia, nella digitalizzazione - ora ha la più bassa velocitàinternet in Europa, se si tolgono la Macedonia e la Bosnia.
Questa storia però non sembra fare testo. Tim
si tiene la rete nel patrimonio, anche se deve compartecipare la gestione con lo
Stato (la Cdp, ex Cassa depositi e prestiti), a garanzia degli altri soci
confluenti nella rete. Ma, di sicuro, non per altro, per scaricare sullo Stato
altre eventuali perdite, la connessione dell’Italia si può scommettere che avrà
ancora da aspettare – a meno che Cdp non si assuma tutto l’investimento.
Una storia sordida. Ma non unica nelle “privatizzazioni”
italiane. I media le difendono su basi dottrinali, privato è efficiente, ma chiudendo
gli occhi sui disastri che esse hanno comportato e comportano, per l’efficienza e i costi pubblici.
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