Aspro Aspromonte
Un estratto del volume del Grande
Giornalista di cui si celebra il centenario sul Sud nel 1992, editore Mondadori,
dal titolo esplicito, “Inferno” - sottotitolo “Profondo Sud, male oscuro”. Con una
presentazione entusiasta di Eugenio Scalfari, che i reportages sul Sud aveva commissionato a Bocca per “la Repubblica”.
L’attacco è nella meraviglia dei
boschi dell’Aspromonte, “nella grande selva per cui scendono fiumare dai nomi
bellissimi, Amendolea, Amusa, Allaro,Torbido, Laudri Careri”. È una giornata
limpida, salendo da Locri al passo del Mercante Bocca vede le Eolie, e alle
spalle “l’immenso Jonio Glaciale senza una vela”, come lo aveva visto Matilde
Serao. “Pini così fitti”, si dice Bocca, “così vicini l’uno all’altro, così dritti,
li ho visti solo in Carinzia” – così è, la Carinzia e l’Aspromonte hanno fatto
la fortuna dei Feltrinelli, tagliaboschi in grande. Ma è la magia di un
momento: un cartello segnala”Piani di Zomaro”, un altro “Attenzione, possibili
scontri a fuoco”.
Ora, questo non è vero, non si spara
in Calabria, tanto meno sull’Aspromonte. Ma i Carabinieri lo hanno scritto, e il
cronista non ha motivo di dubitarne.
Bocca è prudente, incursioni precedenti
lo hanno fatto detestare dagli “intellettuali del sud”, come “un criminale
protervo, animoso”. Ha avuto un moto d’interesse per la Calabria, anche se qui
non lo ricorda, al tempo di Giacomo Mancini, che aveva molta fiducia nel Nord,
e lavorava a un asse Cosenza-Milano – e gli effetti si vedono: il cosentino,
con la Sila, è già Carinzia, e forse qualcosa di più, avendo il mare. Ma presto
i crudelissimi rapimenti di persona, tutti
impuniti, lo hanno riportato alla diffidenza – caratteriale, montanara, piemontese.
Al punto di dire anche scemenze, che la consolidata accuratezza da cronista sottolinea.
A Gioia Tauro, “il porto è costato novemila miliardi. È usato solo la notte,
dai contrabbandieri”. “Per tredici anni il museo di Reggio è rimasto quasi chiuso. Al sovrintendente in
carica non garbava che si vedesse il lavoro fatto dal suo predecessore…”. E, probabile, il cartello sparafuoco dello Zomaro. Vittima
dei suoi informatori – queste sono storie tipiche dello humour calabrese, la “zannella”, crudele con chiunque, anche l’amico.
Ma la tesi è semplice. Saigon era
distrutta, divisa, violenta, e in due decenni è diventata prospera e civile. Per
la Calabria - e l’Aspromonte per essa in queste pagine, “Aspra Calabria” s’intende
il reggino, l’Aspromonte - vige il cammino opposto: sempre più violenza, disordine,
e impoverimento, sprechi, malaffare. Un libriccino colossale.
Giorgio Bocca, Aspra Calabria, Rubbettino, pp. 75,
ril. € 7,90
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