Camilleri e il ritorno del racconto italiano
Amore e morte, un classico,
il primo dei due racconti, veloce, irresistibile. Con ampio sfogo, a sorpresa e
rieptuto, della propensione di Camilleri per le “posizioni nell’amore” - qui
per il catalogo delle perversioni sessuali naturali, delle perversioni senza
perversione. Un amore balordo, di sbattimenti casuali, semrpe senza parole,
“ingenui”, il secondo, coronato da una mite vendetta – i cattivi sono puniti.
Ancora un racconto da “La
regina di Pomerania” il primo, e da “Gran Circo Taddei” il secondo, le due
raccolte di racconti brevi non montalbaniani di Camilleri una decina d’anni fa.
La piccola fortunata serie
del quotidiano consente un quadro preciso, dietro il successo enorme, della
favolistica di Camilleri: un po’ licenzioso, un po’ paesano, un po’ vecchi
tempi – podestà, maresciallo, circolo operaio, circolo dei notabili – che la
canzonatura (beffa, tranello, vendetta) unifica inorgogliendo. È l’Italia – la
Sicilia di fatto, ma molto italiana – della risata contenuta, beffa bonaria. La
ripresa di una tradizione, detta “italiana”, che è stata fiorentissima, nel
Tre-Quattro-Cinquecento, e ancora si legge – in mancanza di aggiornamenti, come
questi di Camilleri per gli anni tra le due guerre.
Andrea Camilleri, L’uovo sbattuto
Regalo di Natale, la Repubblica, gratuitamente col quotidiano
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