mercoledì 30 settembre 2020

Eco nemico di Eco

Ci creiamo nemici per farci belli. Dichiariamo nemico anche soltanto è diverso da noi, per storia, religione e cultura, o per il colore della pelle.
Eco parte alla Eco in questa conferenza del 15 maggio 2008 all’università di Bologna alle serate sui classici (già pubblicata nella sua raccolta di scritti vari dallo stesso titolo nel 2011, e ancora prima, nel 2009, nella raccolta “Elogio della politica”, a cura di Ivano Dionigi): l’aneddoto ormai famoso del tassista pakistano a New York che si meraviglia che l’Italia, il paese da cui proviene il suo passeggero, non abbia nemici è spassoso. L’argomentazione porta poi avanti con baluginio di citazioni, di autori più disparati, da Giovenale a Orwell, con sant’Agostino, Berchet ((“irto, increscioso alemanno”),Cicerone, Omero naturalmente, Tacito, Chaucer, il Bérillon della “Policresia della razza tedesca” (più cacca, più fetida), Liutpramdo e Lombroso, Hitler e Wagner, Franti e De Amicis, e James Bond.
“Pare che del nemico non si possa fare a meno”, è la conclusione, “la figura del nemico non può essere avobolita dai processi di civilizzazione”, il tassista ha ragione.
Ha ragione? Finito il fuoco d’artificio, il dubbio viene. Sulla scia di Carl Schmitt, l’unico che non nomina, la “costruzione” del nemico sembra in questa conferenza l’attività principale dell’uomo. Si può dire uno dei paradossi di Eco, che li amava – col metodo non sottile di “partire per la tangente”, il paradosso costruendo sul paradosso. Se non che questa non sembra essere l’attività ordinaria di Eco, che è uno di noi – non lo è?  Non sa infatti costruire oggi un nemico, con tutto il suo ingegno brillante,  se non ricorrendo a un po’ di politicamente corretto: l’immigrato siamo noi, eccetera.
Si vede nel particolare. Nemico, dice, “oggi diremmo l’immigrato extracomunitaro, che in qualche modo si comporta in modo diverso o parla male la nostra lingua”, e l’extracomunitario individua nel “nemico rumeno, capro espiatorio”, cioè nella comunità più numerosa, un milione, di più antica immigrazione, e meglio integrata in Italia (ma già allora i rumeni non era “comunitari”?).
È vero che per rumeni s’intenono vari tipi di rom – anche quando non lo sono. Ma i rom non sono di accettazione facile perché non vogliono. E comunque nessuno li odia. Un nemico è un problem serio, è un fatto di odio e di interessi, con la battute non si risolve.
Umberto Eco,
Costruire il nemico, La Nave di Teseo, pp. 64 € 5

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