Eco nemico di Eco
Ci creiamo nemici per farci
belli. Dichiariamo nemico anche soltanto è diverso da noi, per storia, religione
e cultura, o per il colore della pelle.
Eco parte alla Eco in questa
conferenza del 15 maggio 2008 all’università di Bologna alle serate sui classici
(già pubblicata nella sua raccolta di scritti vari dallo stesso titolo nel
2011, e ancora prima, nel 2009, nella raccolta “Elogio della politica”, a cura
di Ivano Dionigi): l’aneddoto ormai famoso del tassista pakistano a New York
che si meraviglia che l’Italia, il paese da cui proviene il suo passeggero, non
abbia nemici è spassoso. L’argomentazione porta poi avanti con baluginio di citazioni,
di autori più disparati, da Giovenale a Orwell, con sant’Agostino, Berchet
((“irto, increscioso alemanno”),Cicerone, Omero naturalmente, Tacito, Chaucer, il
Bérillon della “Policresia della razza tedesca” (più cacca, più fetida), Liutpramdo
e Lombroso, Hitler e Wagner, Franti e De Amicis, e James Bond.
“Pare che del nemico non si possa
fare a meno”, è la conclusione, “la figura del nemico non può essere avobolita
dai processi di civilizzazione”, il tassista ha ragione.
Ha
ragione? Finito il fuoco d’artificio, il dubbio viene. Sulla
scia di Carl Schmitt, l’unico che non nomina, la “costruzione” del nemico
sembra in questa conferenza l’attività principale dell’uomo. Si può dire uno
dei paradossi di Eco, che li amava – col metodo non sottile di “partire per la
tangente”, il paradosso costruendo sul paradosso. Se non che questa non sembra
essere l’attività ordinaria di Eco, che è uno di noi – non lo è? Non sa infatti costruire oggi un nemico, con
tutto il suo ingegno brillante, se non ricorrendo
a un po’ di politicamente corretto: l’immigrato siamo noi, eccetera.
Si
vede nel particolare. Nemico, dice, “oggi diremmo l’immigrato extracomunitaro,
che in qualche modo si comporta in modo diverso o parla male la nostra lingua”,
e l’extracomunitario individua nel “nemico rumeno, capro espiatorio”, cioè nella
comunità più numerosa, un milione, di più antica immigrazione, e meglio
integrata in Italia (ma già allora i rumeni non era “comunitari”?).
È vero che per rumeni s’intenono
vari tipi di rom – anche quando non lo sono. Ma i rom non sono di accettazione facile
perché non vogliono. E comunque nessuno li odia. Un nemico è un problem serio,
è un fatto di odio e di interessi, con la battute non si risolve.
Umberto Eco, Costruire il nemico, La Nave di Teseo, pp. 64 € 5
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