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Il Millennio di Saturno
Un repertorio “completo” della
malinconia – oggi depressione, al limite con la follia, ma compreso anche l’“entusiasmo”, il furore religioso. Non malinconico, avendo
la forza di percorrerlo per intero – ma si può fare a pezzettini: non è un
trattato, è un’antologia, commentata, con lievità. Frutto di un secolo, il Cinquecento, in cui l’uomo conquistava il mondo – l’opera
fu scritta e pubblicata ai primi del secolo successivo. Con la sola riserva
che, l’autore professando la fede anglicana, di cui era ministro a Oxford, al
fondo c’è una sorta di resa alle passioni: l’uomo è debole, solo lo Spirito
Santo può salvarlo. Del resto, storicamente era la vigilia della guera civile,
in un paese letteralmente infestato dalle sette religiose, ne sono state
contate almeno trecento, tutte fondamentaliste. Quanto di più lontano dal buon
parroco Burton, che dell’entusiasmo,
o possessione divina, en theós ousia,
fa uno dei due terreni di caccia preferriti, insieme con le pene d’amore.
Un repertorio non un saggio, che
che il bibliomane Burton aggiorna nelle varie edizioni dopo la prima del 1621-
nel 1624, 1628, 1632, 1638, 1651 - con consistenti ampliamenti, e con
modifiche. La ricerca ebbe infatti grande successo, benché bilingue, con lunghi
tratti in latino, accanto all’inglese.
Un’opera didascalica. Che Burton stesso
presenta e spiega con un’ampia
introduzione, in prosa e in versi. Nelle prime due parti esuma tutti i tetsi
sulla malinconia in generale. Nella terza parte tratta della malinconia d’amore
e di quella religiosa, dell’entusiasmo.
Un repertorio del sorriso, per
quanto profuso. Sul presupposto, che l’autore ricorda spesso, che tutto si può
salvare, basta anche solo una passeggiata, un teatro, un’occupazione qualsiasi,
pur triviale, e il sorriso: la chimica degli umori è insidiosa, ma non letale. Digressioni,
curiosità, le stesse citazioni, sono scelte e presentate in stile lieve, anche
umoristico.
Si veda il repertorio dei suicidi. I più secondo
Burton li porta al suicidio il mal di pancia o malinconia, la vecchia bile
nera, “the doom of all physicians”,
l’incubo dei dottori, da Ippocrate e Galeno a rabbi Moses, Avicenna, Ezio,
Rhasis, Gordonio, Valesco, Altomare, Salviano, Capivaccio, Mercato, Erode di
Sassonia, Pisone, Bruel, Fucsio, Fracastoro. Il freddo all’anima che il mwedico
matematico Cardano dirà la peste, “quasi carneficina hominum, angor animi”
– e che Malaparte grottesco vide in Lapponia tra i tedeschi: gli Alpenjäger tirolesi e bavaresi, di
guardia contro russi e norvegesi, si lasciavano morire dopo rapido
invecchiamento. I dotti di Burton sono certi che la malattia dell’anima è la
più dannosa, ma senza tragedia: “Non sarò mai uno schiavo”, dice il ragazzo
Lacone buttandosi al fiume.
Il lavoro interminato di un
ricercatore curioso, aggiornato ai contemporanei Galileo e Bacone – con Ariosto,
per il “furioso” Orlando (ma non il Tasso, che pure era stato già tradotto in inglese).
. Di proposito bonario, a firma Democritus Junior, in omaggio al “ridente
filosofo atomista” greco. Per l’umore positivo, e più per l’erudizione: Democrito
passa per uno che sapeva tutto di tutto, Burton per avere letto tutti i libri
della biblioteca di Oxford.e ha condotto
Tradotto e presentato in équipe
da Luca Manini, Amneris Rosselli e Yves Hersalt, per i Classici della Letteratura
Europea, in traduzione e con l’originale.
Una malinconia, questa di Burton,
imperiosamente d’attualità. Dopo non essere stata tradotta per quattro secoli. Una
nuova traduzione integrale si annuncia a settimane di Einaudi nei Millenni. Una
parte è stata proposta da Castelvecchi a fine 2019, quella riguardante le pene
d’amore – riedizione della primissima edizione italiana dell’“Anatonia”, la “Malinconia
d’amore”, a cura di Attilio Brilli, nel 1981. Alcuni estratti erano annunciati
per Universale Feltrinelli a giugno, quelli curati da Franci e Fonte Basso nel
1983 per Marsilio, introdotti da un saggio di Starobinski, lo specialista contemporaneo
della materia (in una con Panofsky, autore di celebrati studi specificamente sulla malinconia intellettuale o artistitca, saturnina): Starobinski, morto quasi centenario l’anno scorso, era anche
psichiatra, e ha condotto in materia una ponderosa ricerca storica, sistematica
e non avventurosa alla Burton, “L’inchiostro della malinconia”, che sintetizza mezzo
secolo di ricerche, in aggiunta a saggi sparsi, sulla malinconia in Baudelaire,
le possessioni in Sofocle, i Vangeli, Füssli, per cui resta famoso. I curatori citano il poeta Bonnefoy,
che la malinconia dice “l’elemento che forse caratterizza più specificamente la
cultura dell’Occidente” – ma l’Oriente non si direbbe da meno, in Giappone, in
Cina, in India, specie in questo inizio di Millennio.
Robert Burton, L’anatomia della malinconia, Bompiani,
pp. LXXXIII + 3008 € 65
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