sabato 5 settembre 2020

Il Millennio di Saturno

Un repertorio “completo” della malinconia – oggi depressione, al limite con la follia, ma compreso anche l’“entusiasmo”,  il furore religioso. Non malinconico, avendo la forza di percorrerlo per intero – ma si può fare a pezzettini: non è un trattato, è un’antologia, commentata, con lievità.  Frutto di un secolo, il Cinquecento,  in cui l’uomo conquistava il mondo – l’opera fu scritta e pubblicata ai primi del secolo successivo. Con la sola riserva che, l’autore professando la fede anglicana, di cui era ministro a Oxford, al fondo c’è una sorta di resa alle passioni: l’uomo è debole, solo lo Spirito Santo può salvarlo. Del resto, storicamente era la vigilia della guera civile, in un paese letteralmente infestato dalle sette religiose, ne sono state contate almeno trecento, tutte fondamentaliste. Quanto di più lontano dal buon parroco Burton, che dell’entusiasmo, o possessione divina, en theós ousia, fa uno dei due terreni di caccia preferriti, insieme con le pene d’amore.
Un repertorio non un saggio, che che il bibliomane Burton aggiorna nelle varie edizioni dopo la prima del 1621- nel 1624, 1628, 1632, 1638, 1651 - con consistenti ampliamenti, e con modifiche. La ricerca ebbe infatti grande successo, benché bilingue, con lunghi tratti in latino, accanto all’inglese.
Un’opera didascalica. Che Burton stesso presenta e spiega  con un’ampia introduzione, in prosa e in versi. Nelle prime due parti esuma tutti i tetsi sulla malinconia in generale. Nella terza parte tratta della malinconia d’amore e di quella religiosa, dell’entusiasmo.
Un repertorio del sorriso, per quanto profuso. Sul presupposto, che l’autore ricorda spesso, che tutto si può salvare, basta anche solo una passeggiata, un teatro, un’occupazione qualsiasi, pur triviale, e il sorriso: la chimica degli umori è insidiosa, ma non letale. Digressioni, curiosità, le stesse citazioni, sono scelte e presentate in stile lieve, anche umoristico.
Si veda il repertorio dei suicidi. I più secondo Burton li porta al suicidio il mal di pancia o malinconia, la vecchia bile nera, “the doom of all physicians”, l’incubo dei dottori, da Ippocrate e Galeno a rabbi Moses, Avicenna, Ezio, Rhasis, Gordonio, Valesco, Altomare, Salviano, Capivaccio, Mercato, Erode di Sassonia, Pisone, Bruel, Fucsio, Fracastoro. Il freddo all’anima che il mwedico matematico Cardano dirà la peste, “quasi carneficina hominum, angor animi” – e che Malaparte grottesco vide in Lapponia tra i tedeschi: gli Alpenjäger tirolesi e bavaresi, di guardia contro russi e norvegesi, si lasciavano morire dopo rapido invecchiamento. I dotti di Burton sono certi che la malattia dell’anima è la più dannosa, ma senza tragedia: “Non sarò mai uno schiavo”, dice il ragazzo Lacone buttandosi al fiume.
Il lavoro interminato di un ricercatore curioso, aggiornato ai contemporanei Galileo e Bacone – con Ariosto, per il “furioso” Orlando (ma non il Tasso, che pure era stato già tradotto in inglese). . Di proposito bonario, a firma Democritus Junior, in omaggio al “ridente filosofo atomista” greco. Per l’umore positivo, e più per l’erudizione: Democrito passa per uno che sapeva tutto di tutto, Burton per avere letto tutti i libri della biblioteca di Oxford.e ha condotto
Tradotto e presentato in équipe da Luca Manini, Amneris Rosselli e Yves Hersalt, per i Classici della Letteratura Europea, in traduzione e con l’originale.
Una malinconia, questa di Burton, imperiosamente d’attualità. Dopo non essere stata tradotta per quattro secoli. Una nuova traduzione integrale si annuncia a settimane di Einaudi nei Millenni. Una parte è stata proposta da Castelvecchi a fine 2019, quella riguardante le pene d’amore – riedizione della primissima edizione italiana dell’“Anatonia”, la “Malinconia d’amore”, a cura di Attilio Brilli, nel 1981. Alcuni estratti erano annunciati per Universale Feltrinelli a giugno, quelli curati da Franci e Fonte Basso nel 1983 per Marsilio, introdotti da un saggio di Starobinski, lo specialista contemporaneo della materia (in una con Panofsky, autore di celebrati studi specificamente sulla malinconia intellettuale o artistitca, saturnina): Starobinski, morto quasi centenario l’anno scorso, era anche psichiatra, e ha condotto in materia una ponderosa ricerca storica, sistematica e non avventurosa alla Burton, “L’inchiostro della malinconia”, che sintetizza mezzo secolo di ricerche, in aggiunta a saggi sparsi, sulla malinconia in Baudelaire, le possessioni in Sofocle, i Vangeli, Füssli, per cui resta famoso. I curatori citano il poeta Bonnefoy, che la malinconia dice “l’elemento che forse caratterizza più specificamente la cultura dell’Occidente” – ma l’Oriente non si direbbe da meno, in Giappone, in Cina, in India, specie in questo inizio di Millennio.
Robert Burton, L’anatomia della malinconia, Bompiani, pp. LXXXIII + 3008 € 65

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