Il problema è Salvini
Il centro-destra non cresce più, anzi è andato
sotto ai sondaggi. Per il problema del dopo-Berlusconi: con quale leader? Con
le Europee l’anno scorso la leadership è passata a Salvini, che con la Lega è
andato poco sotto il 40 per cento, con molti voti anche nel Centro-Sud. Sembrò
un risultato straordinario, che avrebbe fatto della Lega la nuova Dc, il nuovo
Grande Centro. Che era poi l’ambizione dichiarata di Bossi, il creatore della
Lega, al suo primo voto nazionale, nel 1994: cacciare la Dc, prenderne il
posto. Ma Salvini non è Bossi, per temperamento e per cultura. Ha gestito la
leadership in questo anno e mezzo fino a dimezzare i consensi al suo partito.
Creando malumori, nell’elettorato, e all’interno della coalizione.
I candidati del centro-destra in Puglia e in Toscana, che erano dati dai
sondaggi testa a testa col Pd al governo, non sono andati oltre il 40 per cento.
I salviniani hanno boicottato Fitto in Puglia, e i berlusconiani la leghista Ceccardi
in Toscana – è andata in minoranza perfino al suo paese, Pontassieve, di cui è
anche stata sindaco.
Potrebbero avere pesato gli scandali
giudiziari a carico della Lega che sono stati aperti in varie sedi sui giornali alla vigilia
del voto. Ma non è il tipo di azione che impensierisce l’elettore leghista, che
vota principalmente contro. Di più
potrebbe avere pesato la sterilità della politica di Salvini dopo le Europee.
Fuori dal governo. Senza un progetto, o una proposta forte di qualche tipo.
Logorato sulla immigrazone, e sul risentiimento.
L’effetto è diffuso nel suo stesso partito e
tra gli alleati. Che si sentono maggioranza nel Paese e probabilmente lo sono (crisi
economica, lavoro, pensioni, immigrazione, governano anche quindici regioni su
venti, e molte città (anche Roma e Milano, virtualmente), ma non sfondano.
Troppi errori in poco più di un anno
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