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Imperialismo cinese
L’Occidente resta atterrato dal virus cinese, mentre la Cina
conquista i mercati? È quello che sta avvenendo: meno 9,8 per cento il pil dei
paesi Ocse – dell’Occidente cioè – nel secondo trimestre 2020, più 3,2 in Cina.
Un incremento trainato dalle esportazioni: il post-lockdown della Cina si
condensa nella dotazione di 116,6 miliardi di dollari di esenzioni fiscali decise
dal governo a favore delle esportazioni.
La Cina esporta per duemila miliardi di dollari, e importa
per meno della metà. Nell’ideologia del mercato, la Cina si rappresenta - ed è
rappresentata dagli interessi enormi che arricchisce nei paesi occidentali, la
nuovissima borghesia compra dora -
come la fabbrica del mondo. Di fatto è una specie di cravattaro: credito facile
oggi (forniture facili, per il lavoto facile, senza orario e senza minimi),
asfissia dell’acquirente domani. Di un mercato d’importazione che non avrà più di
che (lavoro, reddito) pagare la Cina.
Una forma di suicidio economico? Ricardo inorridirebbe. Ma
non in una logica imperialistica.
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