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La predica nera
Un assassino condannato ad assassinare
– “La vita è uno schifo”, primo romanzo della trilogia. Un anarchico: ruba
assassinando anche per aiutare gli operai in sciopero, ruba per rubare, ruba
per niente. Andrà dall’analista. Per rappresentarsi - guardarsi allo specchio.
Che però lo scopre: “Il fine della sua vita non è Gloria (l’innamorata,
n.d.r.), ma la ricerca appassionata della morte, un lungo suicidio”.
Malet lo dice “un romanzo d’amore
e di passione, una disperata ricerca dell’assoluto affettivo”. Una storia di amour fou, anche se al rovescio. Concepito
quando l’autore ancora s’immedesimava nelle teorie e i piani del non più amico
Breton, del surrealismo – finirà per identificarsi nello sciovinismo di LePen.
Un romanzo di testa – Malet dice di no, “di non aver cercato di fare letteratura,
né anti-letteratura”. Ma che cosa ha cercato di fare non si vede, cioè quello che si vede non è granché, lunghe serie di sciagure.
Il secondo romanzo, “Il sole non
è per noi”, è datato retrospettivamente 1926, “l’epoca della gioia di vivere”.
Non però per il ragazzo destinato da subito a finire male. Che è il protagonista e il lettore
si porta dietro per tutto il romanzo. Niente gioia di vivere, è la violenza del
non violento, la perdizione come si suol dire.
Il terzo romanzo, “Nodo alle
budella”, vuole dire che l’amore non è possibile ai reietti, solo la violenza è
possibile, che è sempre autodistruttiva. Perché ci sono i reietti, anche se il
termine è desueto, non ci sono buona volontà o buoni propositi che tengano.
Tre romanzi si direbbe impegnati,
che raccontano – denunciano – la miseria. Quasi bozzettistici, nelle
argomentazioni morali, i buoni propositi, il doppio orizzonte, che non latitano
neanche nel disagio più estremo, e anzi sono diffusamente esposti, dall’autore o
dagli stessi condannati dalla vita.
La cosa più sorprendente, l’unica,
è l’introduzione di Luigi Bernardi. Che distingue il noir dall’hard-boiled :
non un romanzo di caratteri forti e di azione ma “un romanzo psicologico
attorno alla figura di una vittima”. Senza giustizia, senza lieto fine. E perciò
elegge questo Malet a quintessenza del noir.
Ma sembra una predica dal pulpito – quella di Malet – per di più lunga. Non sarà per questo che Malet non è mai
entrato nella Série Noir Gallimard, il Giallo Mondadori francese, benché diretta
da Duhamel, amico in surrealismo di Malet – e non per i dissapori poi
intervenuti tra i surrealisti?
Léo Malet, Trilogia nera, Fazi, pp. 539 € 19,50
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