lunedì 7 settembre 2020

La predica nera

Un assassino condannato ad assassinare – “La vita è uno schifo”, primo romanzo della trilogia. Un anarchico: ruba assassinando anche per aiutare gli operai in sciopero, ruba per rubare, ruba per niente. Andrà dall’analista. Per rappresentarsi - guardarsi allo specchio. Che però lo scopre: “Il fine della sua vita non è Gloria (l’innamorata, n.d.r.), ma la ricerca appassionata della morte, un lungo suicidio”.
Malet lo dice “un romanzo d’amore e di passione, una disperata ricerca dell’assoluto affettivo”. Una storia di amour fou, anche se al rovescio. Concepito quando l’autore ancora s’immedesimava nelle teorie e i piani del non più amico Breton, del surrealismo – finirà per identificarsi nello sciovinismo di LePen. Un romanzo di testa – Malet dice di no, “di non aver cercato di fare letteratura, né anti-letteratura”. Ma che cosa ha cercato di fare non si vede, cioè quello che si vede non è granché, lunghe serie di sciagure.
Il secondo romanzo, “Il sole non è per noi”, è datato retrospettivamente 1926, “l’epoca della gioia di vivere”. Non però per il ragazzo destinato da subito a finire male. Che è il protagonista e il lettore si porta dietro per tutto il romanzo. Niente gioia di vivere, è la violenza del non violento, la perdizione come si suol dire.
Il terzo romanzo, “Nodo alle budella”, vuole dire che l’amore non è possibile ai reietti, solo la violenza è possibile, che è sempre autodistruttiva. Perché ci sono i reietti, anche se il termine è desueto, non ci sono buona volontà o buoni propositi che tengano.
Tre romanzi si direbbe impegnati, che raccontano – denunciano – la miseria. Quasi bozzettistici, nelle argomentazioni morali, i buoni propositi, il doppio orizzonte, che non latitano neanche nel disagio più estremo, e anzi sono diffusamente esposti, dall’autore o dagli stessi condannati dalla vita.
La cosa più sorprendente, l’unica, è l’introduzione di Luigi Bernardi. Che distingue il noir dall’hard-boiled : non un romanzo di caratteri forti e di azione ma “un romanzo psicologico attorno alla figura di una vittima”. Senza giustizia, senza lieto fine. E perciò elegge questo Malet a quintessenza del noir. Ma sembra una predica dal pulpito – quella di Malet – per di più lunga. Non sarà per questo che Malet non è mai entrato nella Série Noir Gallimard, il Giallo Mondadori francese, benché diretta da Duhamel, amico in surrealismo di Malet – e non per i dissapori poi intervenuti tra i surrealisti?
Léo Malet, Trilogia nera, Fazi, pp. 539 € 19,50

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