lunedì 28 settembre 2020

Letture - 434

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Capuana
– Della famiglia dei notabili di Minèo in provincia di Catania, appassionato e inventivo fotografo, come sarà Zola in Francia, le prime macchine fotografiche costruendosi da sé, giovane unitario e garibadino, animatore dopo l’unità del caffè fiorentino dell’epoca, il caffè Michelangelo, con Telemaco Signorini, Aleardi, Prati, Capponi, Nencioni, critico teatrale della “Nazione”, quindi di nuovo a Minèo, ispettore scolastico, sindaco, animatore, poi a Milano, chiamato da Verga, critico letterario e teatrale del “Corriere della sera”, andando e tornando da Minèo per sfuggire l’inverno milanese, che il suo fisico non sopporta, viaggi di due e re giorni, quindi a Roma direttore del “Fanfulla della domenica”, supplemento letterario, dove pubblica per primo Pirandello, che personalmente ha indirizzato dalla giovanile vocazione di poeta alla prosa, mediatore di Zola in Italia, che invita a Roma nel 1895, facendolo incontrare con Verga, infine di nuovo in Sicilia, professore di Stilistica all’università di Catania, scrittore di molti romanzi, dalla vena arguta per ragazzi e adulti, fu costante amante della giovane serva di famiglia, Beppa Sansone, alla quale scriveva lettere appassionate in dialetto, che l’amico d’infanzia Corrado Guzzanti (un bisavolo?) le leggeva, e con la quale fece una mezza dozzina di figli, che lasciava in orfanotrofio, a Caltagirone.
A 69 anni, sette prima di morire, sposerà – testimone Verga - Adelaide Bernardini, che undici anni prima, ventenne e col morbo di scrivere, aveva tentato il suicidio, e Capuana impietosito aveva preso come bibliotecaria.  
 
Cognomi – Il catalogo è fisso, non ce ne sono più di nuovi. In tutte le specie di formazioni note – che possiamo sintetizzare con Bonaviri in un suo excursus sui soprannomi (prefazione a Luigi Capuana, “Scurpiddu”, ed. Bur): “Un po’ tutti i cognomi (che danno origine alla scienza dell’antroponimìa),derivano da soprannomi indicanti un carattere corporeo, o un aspetto morale del portatore; o possono avere anche estrazione etnica o religiosa; o possono nascere da toponimi, o nomi di regioni e città; o, infine, riportano nomi dei genitori (patronimici e matronimici).
Non ci sono più soprannomi, e quindi non ci sono cognomi nuovi? O il catalogo è fisso da quando è stata creata l’anagrafe?


Umberto Eco – Non ha un solo riferimento tedesco. Ha scritto tanto, narrativa, filosofia, giornalismo ma senza mai un riferimento alla onnipresente Kultur  tedesca. Kant nel titolo dei saggi filosofici, in cui contesta, di striscio, Heidegger, ponendo il problema del realismo. Nemmeno di Marx fa il nome, pur professando politicamente la Sinistra, e anche trinariciuto sotto l’arguzia, con i tanti “manifesti” di protesta. Non ha in riferimento tedesco quindi di proposito.
 
Gary-Malaparte – Alcuni capitoli di “Educazione europea” , il romanzo d’esordio, hanno un flair distintamente “malapartiano” – alla Malaparte di “Kaputt”, del realismo irreale. Due in particolare, sul finale, aggiunti alla storia: il 29, dei tedeschi congelati, e il 31, dei corvi, tedeschi e russi, che  filosofeggiano sui cadaveri.  Il sarcasmo sulla guerra era nell’aria? Gary era un poliglotta. Fra gli pseudonimi adottati per i primi romanzi c’ anche un Fosco Sinibaldi. Pilota dell’aviazione francese (col grado di caporale, non essendo un francese etnico), nel 1940 aveva raggiunto Londra per unirsi a De Gaulle. Fu pilota combattente in molte missioni, anche contro obiettivi italiani, e finì la guerra col grado, nel marzo 1945, di capitano. A gennaio aveva visto “Educazione europea”, il romanzo della resistenza polacca – anche ai russi - pubblicato in Francia. Dove Malaparte era autore apprezzato - aveva scritto anche in francese.
La scrittura di “Kaputt”  Malaparte data da agosto 1941 (Pessianka, in Ucraina) al settembre 1943 (Capri). Il libro fu pubblicato a Napoli, da Casella, nel settembre 1944, con successo: ebbe più edizioni , la seconda reca un finito di stampare il 15 febbraio 1945. Preceduto nel 1943 da “Il Volga nasce in Europa”, narrazione della guerra sugli stessi temi che poi saranno di “Kaputt”.  
 
Gotico – “È un divertimento, non una necessità” - Sartre in Italia, a Venezia specialmente (“La regina Albemarle o l’ultimo turista”).
 
Joyce – Dannunziano lo dice Eco, con Richard Ellmann – come non averci pensato? Eco lo dice concionando su fuoco e fianna al festival La Milanesiana nel 2008 (ora in “Costruire il nemico”), con citazioni. “Ispirato proprio dal «Fuoco» d annunziano, che aveva letto e amato, ecco il massimo teorico dell’epifania, James Joyce”. “Per epifania intendeva Stefano una improvvisa manifestazione spirituale”, «Stephen Hero»”, Eco ricorda. E ancora: “La parola ‘fuoco’ ritorna nel «Portrait» 59 volte, ‘fiamma’ e ‘fiammeggiante’ 35 volte, per non dire di termini associati come ‘radiosità’ o ‘splendore’”. Analoghe dice ancora le sensazioni per la Foscarina e Stelio Effrena, e per Stephen Dedalus, con citazioni da “Il fuoco” e dal “Portrait”.
 
Pirandello – Diventa narratore in età, dopo un’adolescenza e una prima giovinezza da poeta. A venticinque ani, quando viene presentato a Capuana, che ne legge i componimenti e, senza criticarlo, gli consiglia la prosa.
Due anni dopo, alle nozze Piandello-Portulano Capuana presenta in dono la plaquette  di poesie “Istantanee” – era un fotografo appassionato e capace.
 
Romanzo – “Il genere della totalità che moltiplica il senso della vita”, W. Pedullà, “Il pallone di stoffa”, 71.
 
Tintoretto – “Un regista moderno” lo vuole Sartre in vacanza a Venezia nel settembre 1951. Nelle lunghissime note su Venezia, quasi un libro “La regina Albemarle o l’ultimo turista”), buona parte delle riflessioni sono su Tintoretto – con qualche sbavatura: “Non è ancora l’opera comique di Raffaello”, nota a proposito del “teatro” del veneziano, come se fosse un precursore.
Poi però lo farà Seicento, copernicano, galileiano, pre-einsteiniano: “Col Tintoretto la terra gira ma, di colpo, l’uomo è perduto nello spazio”. Lo assilla un problema: “Il suo problema è come mettere tutto l’uomo in un quadro. Problema moderno. È il passaggio dallo spazio-concetto di Leibniz allo spazio kantiano”.
 
Trump - Sarà l’“americano rurale” la sua base elettorale, il pilastro del primo uomo d’affari, di denari, a capo degli Stati Uniti? L’americano rurale di Kerouac, “Il libro degli schizzi”, p. 165, dei vagabondaggi per l’America dei primi anni 1950 (niente è cambiato?): “L’Americano rurale\ è l’Americano più forte\ perché vicino alla con-\ dizione dei Fellaheen” – il fellah, contadino egiziano, Kerouac aveva eletto e idealizzato nell’americano povero e puro, di campagna o anche di periferia.
 
Verga – La lingua di Verga Bonaviri trova dolcemente musicale” nell’introduzione a Luigi Capuana, “Scurpiddu”, Bur: “Nata dalle tante stratificazioni d’umori e di lingua del popolo siciliano”.


letterautore@antiit.eu

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