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L’immigrazione come invasione
Alla prima pubblicazione
dei quattro interventi di Eco sull’immigrazione, sotto questo titolo antiit.com dedicava questo commento il 18
maggio 2019:
“L’intolleranza più tremenda è quella dei
poveri, che sono le prime vittime della differenza. Non c’è razzismo tra i
ricchi. I ricchi hanno prodotto, se mai, le dottrine del razzismo; ma i poveri
ne producono la pratica, ben più pericolosa”. Tutto vero, e non: i ricchi
alla Eco forse non sono razzisti, mentre i poveri-poveri hanno altro cui
pensare – e la “differenza” non si penserebbe che faccia vittime, piace più che
impaurire. Eco sa sollevare la questione, acuto come sempre e bonario, ma
confuso. Apocalittico e integrato.
Quattro interventi sono
qui raccolti. Due scritti apparsi nella raccolta del 1997, “Cinque scritti
morali” (“Quando entra in scena l’altro” e “Migrazioni, tolleranza e
intollerabile”, sulle “migrazioni nel terzo millennio”), e due conferenze
pronunciate all’estero e non tradotte. Quella di Nimega, il 7 maggio 2012, alla
premiazione con la medaglia commemorative della pace di Nimega, intesa come
primo trattato di pace europeo, nel 1678-79, una serie di trattati in realtà,
dove Eco fu presentato come “vero europeo” dal sindaco Dijkstra, fa una utile
distinzione, importante, tra immigrazione e migrazione. Quella di individui,
che accettano e fanno proprie le regole del paese che li accoglie, questa di
orde o popoli, che fanno l’opposto, “radicalmente trasformano la cultura del
territorio che hanno invaso”.
Sul che fare invece
subentra la confusione. Nel caso dell’Europa al volgere del Millennio, Eco il
fenomeno dice di migrazione: “Il Terzo Mondo bussa alle porte dell’Europa, e
entrerà anche se l’Europa non è d’accordo”. L’Europa sarà presto “un continente
multirazziale”. Una tesi contestabile, sul piano demografico e territoriale, ma
possibile. Subito poi però confonde i piani, dell’analista (storico, demografo,
demologo) col profeta o politico. Col paraocchi del politicamente corretto.
“Nei prossimi anni ogni città europea sarà come New York o come alcuni paesi
latino americani”. Cioè mista, di differenti popoli e culture, che “coabitano
sulla base di alcune leggi in comune e di una comune lingua franca, che ogni
gruppo parla insufficientemente bene”, ma ognuno separato dagli altri. Si
direbbe un’analisi negativa. Tanto più che le orde porteranno fondamentalismi:
“Nel corso di un tale processo di migrazione gli europei dovranno fronteggiare
nuove forme di fondamentalismo, espresso da differenti culture e religione”. Ma
non c’è rimedio. Il rimedio è di accettare tutto, divisioni, fondamentalismi e
dispetti reciproci. Assurdo - New York funziona in un paese integrato, altro
che se integrato: identitario.
Sempre in questa
conferenza, Eco introduce – senza citare Popper – il problema dei limiti alla
tolleranza che Popper ha posto in “La società aperta e i suoi nemici”: se
l’intolleranza sia da tollerare. L’intolleranza dice naturale: “L’intolleranza
ha radici biologiche”, negli animali si esprime come territorialità, nel
bambino è spontanea, eccetera. La tolleranza va insegnata, se non come
accettazione, almeno come conoscenza della differenza. Ma con un limite. Anzi
due. La tolleranza non si estende all’intolleranza. E non deve finire in
relativismo: tolleranza “non significa che dobbiamo accettare ogni visione del
mondo e fare del relativismo etico la nuova religione
europea”. Senza limiti però all’immigrazione, o
migrazione.
A Eco piacevano i
manifesti, l’intervento giorno per giorno, l’impegno intellettuale. E l’uso dei
suoi scritti come manifesti - questi sul razzismo dopo quelli sul
fascismo “eterno” - non gli sarebbe dispiaciuto. Ma allora come giornalismo di
retroguardia, da talk-show: parole semplici, temi semplificati. Col
vezzo, benché fosse conciliante di natura, all’opportunismo che ne deriva –
molcire il pubblico. Al secondo punto del breve scritto sulle “migrazioni del
terzo millennio”, un intervento a un convegno francese, dice – diceva a marzo
del 1997: “Trovo più pericolosa l’intolleranza della Lega italiana che quella
del Front National di Le Pen. Le Pen ha ancora dietro di sé dei chierici che
hanno tradito, mentre Bossi non ha nulla, salvo pulsioni selvagge”. Ma Bossi,
ora Salvini, non aveva e ha dietro Milano e la Lombardia – mentre Le Pen padre
era razzista professo?
Umberto Eco, Migrazioni
e intolleranza, La Nave di Teseo, pp. 71 € 7
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