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Ma il fascismo è fascista, non è eterno
Alla prima pubblicazione
in solitario della conferenza americana di Eco, antiit.com dedicava questa lettura il
15 gennaio 2018:
Una conferenza-saggio
molto echiana, sfarfallegiante, s’inventa anche l’Ur-fascismo, ma curiosamente
superficiale, un assemblaggio di luoghi comuni. Gli studenti della Columbia cui
Eco si indirizzava in origine, nel 1995, ne saranno rimasti abbagliati,
capendoci poco. Si ripubblica come fosse una premonizione, specie in terra
americana. Sulla base dell’elemento “sei” della trattazione, del fascismo come
movimento piccolo borghese, di disadattati: “Nel
nostro tempo in cui i vecchi ‘proletari’ stanno diventando piccola borghesia (e
i Lumpen si autoescludono dalla scena politica), il Fascismo troverà in questa
nuova maggioranza il suo uditorio”.
Non è
il solo ingrediente: sono quattordici. Un guazzabuglio. Senza, curiosamente,
l’ingrediente principale e caratterizzante: la negazione della libertà d’opinione
e politica. Il fascismo di Eco è nazionalista, con l’indotta xenofobia. Però
anche “aristocratico”, “elitista”: “L’elitismo è un aspetto tipico di ogni
ideologia reazionaria, in quanto fondamentalmente aristocratico”. E
maschilista, machista. Proprio oggi che i capi dei movimento neo
fascisti, in Italia, Francia, Germania (e la Birmania? e la Liberia? per dire
dei Nobel per la pace) sono donne. Il quattordicesimo requisito del fascismo è
la Neolingua, la lingua di legno – quella per la verità che Orwell prese di
mira nel sovietismo. Ma oggi la Novella Lingua non è il politicamente corretto,
l’insostenibile conformismo di una certa sinistra – da ultimo obamiana - per il
resto guerrafondaia, imperialista, monopolista, speculatrice?
Tutto
vero, ma anche tutto falso – dire, alla Eco, quasi la stessa cosa. La storia
non si semplifica, l’Ur-Freud s’incazzerebbe. “L’Ur-Fascismo può ancora tornare
sotto le spoglie più innocenti”
è la conclusione. Vero anche questo. Ma bisogna vigilare con occhi liberi, senza
paraocchi.
Di “eterno” il fascismo
non ha nulla, è un movimento politico europeo, del Novecento, tra le due
guerre, teorizzato e diffuso dal fascismo italiano. Il franchismo postbellico,
o Salazar in Portogallo, che nella guerra fascista fu un pilastro alleato, sono
già un’altra cosa. Il fascismo per antonomasia, mussoliniano, italiano,
quello che è durato di più, anche se solo un ventennio, e che è stato il più
vociferante e presenzialista, era il meno definito e anzi contraddittorio:
anticlericale e clericale, innovatore e tradizionalista, rivoluzionario e
reazionario, dei ricchi e dei poveri, e fu bellicista dopo essere stato
pacifista.
La tradizione è
l’elemento fondante e costituente del fascismo, spiega Eco agli studenti
newyorchesi. Ma la tradizione di che cosa? Mussolini s’ingegnò di magnificare
tutto dell’Italia, da Romolo e Remo a Mazzini, l’impero e le repubbliche,
l’imperialismo e la resistenza, le città e le campagne, e i preti con
Savonarola e Giordano Bruno. Hitler cancellò duemila anni di storia tedesca per
rifarsi ai Nibelunghi. E le avanguardie, nella arti, nelle arti applicate (la
pubblicità, per esempio: radio, slogan, manifesti, manifestazioni),
l’architettura, l’industria, il mito della tecnica: i fascismi sono più
tradizionalisti o più modernisti (sono l’una e l’altra cosa)? E poi:
Chateaubriand non è certo fascista, neppure Joseph De Maistre a ben vedere, o
Donoso Cortès: perché la tradizione sarebbe fascista – c’è più tradizionalista
(colto medievista, professore, collezionista) di Eco? Il culto della guerra e
della morte, il culto dell’azione, la rimozione dello Spirito sono più fascisti
o più giovanili – per esempio nel terrorismo post-Sessantotto? Il
fascista è razzista per definizione – ma anche quando, come i fascisti italiani,
ha il mal d’Africa? Non tollera il disaccordo: il disaccordo è
tradimento. Ma questo è avvenuto più a lungo, e più sanguinoso, nel Pci. “L’Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione
individuale o sociale”. A naso? E quanti fascisti ha conosciuto Eco personalmente?
Partendo da una domanda
molto echiana, semplice – “tutto è fascismo”, ma che vorrà dire? - Eco si
risponde subito alzando i paletti: è storia. E fa le differenze. “Il nazismo
era decisamente anticristiano e neopagano”, con un testo sacro che era “un
manifesto politico”, “Mein Kampf”. Allo stesso modo, “il Diamat (la versione
ufficiale del marxismo sovietico) di Stalin era chiaramente materialista e
ateo”. Due sistemi dottrinari, due dittature totalitarie. “Il fascismo fu
certamente una dittatura, ma non era compiutamente totalitario, non tanto per
la sua mitezza, quanto per la debolezza filosofica della sua ideologia”.
Poi, invece di dire che il fascismo in senso proprio è un fatto storico
preciso, alcuni fatti storici, si perde nei suoi 14 attributi, direbbe Spinoza.
Che di fatto sarebbero uno, e ben preciso: un sistema di potere non
democratico. Eco diventato anche lui il tuttologo che disprezzava, professore
di scienza politica, non sfugge nemmeno al tutto fascismo – fascista dice
la New Age, che invece si voleva mite. E Ur- come radice, invece che
preistoria? Se è eterno non è fascismo, non è politica. Rigirare le carte,
invece, è nel suo piccolo fascismo.
La conferenza-saggio
tenuta alla Columbia University di New York il 25 aprile 1995, per commemorare
i cinquant’anni della Liberazione dell’Italia, fu pubblicata subito variamente:
sulla “New York Review of Books” il 22 giugno, come “Ur-Fascism”, tradotta su
“La Rivista dei Libri”, a luglio, col titolo “Totalitarismo fuzzy e
ur-fascismo”, ripresa su “la Repubblica” (la seconda metà), il 2 luglio,
infine nella raccolta “Cinque scritti morali”, 1999. Riesumata dalla
“Nyrb” il 10 agosto 2016, contro Trump, per lo stesso motivo si riedita ora in
italiano. Ma letta a distanza, isolatamente, è un centone di luoghi
comuni, anche raffazzonato – con uno strano effetto di straniamento: come di un
professore burlone, obbligato a tenere egli eterni studenti l’eterna lezione
sull’eterno fascismo, nel 2018 come un secolo prima (e che secolo, dopo il
1918).
Umberto Eco, Il fascismo eterno, La Repubblica,
gratuitamemnte col giornale
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