martedì 8 settembre 2020

Malinconia di Kerouac

Kerouac applica alla lettera il “metodo della creazione immediata” – che l’aveva portato da poco a scrivere “I sotterranei” in tre giorni (“Sulla strada” era stato un caso diverso, è anche opera redazionale). Della memoria come spontaneità, e quindi rapidità. Il “Libro” sono i taccuini degli anni 1952-1957, in viaggio in America, in Messico, a Parigi. Quindici taccuini, sistemati per la pubblicazione nel 1957. Che non lasciano tracce, se non in alcune, poche, riflessioni su se stesso: la mamma, il francese, il lavoro letterario, la vita in paese, la città mal digerita, da uno scrittore “metropolitano” per eccellenza. Che però, è vero, è sempre generazionale.
Divagazioni sul nulla, l’ananke quotidiana, della gente senza nome, anche quando ne ha uno – Neal Cassady, la cugina Caroline in North Carolina, pochi altri. Sul modello di William Carlos Williams, “Paterson” e altri componimenti: sul linguaggio povero, semplice, come modo di essere povero. Sui “Paul Nulla”: “Paul nulla nel\ grande selvaggio, vasto&vuoto\  mondo che ti odia\ è il tuo nome”, impiegato di una qualche ferrovia che ne dispone a piacimento, spedendolo di qua e di là, “indebitato, cupo,\ triste – Solo” – e sotto la perfida profezia che si avvererà nel 2007 ma evidentemente è in America condizione condivisa: “Perderai questa casa, perderai\ i 5, 6 dollari che hai in\ tasca – perderai\ l’auto in cortile-perderai\ il cortile…”. Povero di aneddoti. A Easonburg, North Carolina, “visto negro\ in bici trainato\ da un mulo!” Ritornante “la povera triste gente\ del Sud il sa-\ bato pomeriggio\ all’emporio sull’Incrocio.\ Non tristi come il cielo\ che li osserva ma tanto\ più smarriti”. La povertà non è indicibile.
Una minuscola antropologia, erratica. Del contadino americano, la casalinga, il bambino, le bambine – una ha una “madre italiana giovane e carina”.Molti esami di coscienza. Con molti buoni propositi. Tra cui: “Devo andare a Pavia\ A Taranto per le ostriche\ A Padova per i quadri\ Villaggio Età della Pietra vicino Terrni”. Contro I canadesi. L’atto di nascita di “Sulla strada”: “Il mattino della mia\ liberazione – 4 ott. 1952\ - Vado a vivere da solo in\ un stanza sulla 3rd St., lascio\ casa di Neal – per la 1a\ volta dal 1942 -\ (a Hartford) – Tutto\ preso a scrivere On the\ Road, quello grande\ con Michael Levesque\ - l’unico - \ ho ripudiato tutti,\ &me stesso per dedicarmi a\ tristezza, lavoto, silenzio,\ solitudine, intense gioie della\ prima bruma”. L’avvio della “leggenda di Duluoz” - “Duluoz” è lo pseudonimo che fantastica lungo di prendere, che in franco-canadese è pidocchio. Una narcisata, la vita ridotta a se stesso, sentendosi già “vecchio”. Anche se col proposito di “3 all’Anno, come Shakespeare”, tre opera l’anno. Per diventare “lo scrittore più grande”. Molto in sogettiva, con più di un autoritratto. Compreso il ricordo del “Memory Babe”, il sopranome che gli davano in famiglia da bamino, per la memoria prodigiosa.  
La storia dell’America fellahìn non è male – “Appunti sul millenio dei moderni fellaheen”, ottobre 1952, in California”. Il fellahìn, il contadino nordafricano, è l’Umile, punto di forza dell’America: “L’Americano Rurale\ è l’Americano più forte”. L’Americano Rurale e la Ferrovia. Moderni fellahìn  sono del resto i compagni del movimento, Burroughs, Carr (Lucien Carr), Ginsberg, Cassady, Huncke, Joan Adams, John Holmes, Solomon (Carl Solomon)..
Anni nel “Vuoto Tempo di Attesa”. I trenta dell’autore, che si ripete: “Sarò un grande scrittore”. E vuole farsi credere avventuroso. Ma il vagabondaggio è malinconico. Nei ricordi familiari, col francese familiar e delle filastrocche. Da voyeur, delle vite anche minime degli altri., commesse, ubriachi, operai messicani, amiche al caffè.  
Jack Kerouac, Il libro degli schizzi, Oscar, pp. IX + 359 € 16 
 



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