sabato 19 settembre 2020

Secondi pensieri - 429

zeulig

Das Geviert – Zaccaria propone la traduzione “uniquadrato”. Dei quattro elementi in gioco, terra, cielo, uomini, dei, in coappartenenza ma insieme in “chiara differenza”. Avvertendo che “usualmente significa «quadro» o «figura quadra», ma anche «appezzamento di forma quadrata». L’orto, giusto lo Heidegger campagnolo.
 
Filosofia tedesca
– La Francia aveva “la tradizione di una scrittura filosofica semplice e chiara”, la famosa clarté, “che nel Novecento si sarebbe perduta. Colpa dell’infatuazione di Sartre e compagnia per l’oscura filosofia tedesca. Husserl, Heidegger….”. Lo dice Onfray, polemista, ma è vero. È anche singolarmente avulsa, senza testa, senza radici – a parte i presocratici, che si tirano ovunque, frammentari e di lingua elastica. Una filosofia per programma aporetica – nel senso generico, non scettica.
 
Intelligenza artificiale
– Dopo un secolo di tentativi di una “teoria del tutto”, senza riscontri, la fisica, spiega a “La Lettura” un fisico teorico e divulgatore britannico, Jim Al-Khalili,, “conviene confidare in acceleratori di particelle più potenti, sì. O rassegnarci magari al fatto che il cervello sia arrivato all’estremo delle sue possibilità e serva un’intelligenza artificiale”. Una contraddizione, che il cervello umano possa crearsene uno artificiale in grado di superare i suoi limiti, i limiti del creatore, e renderlo obsoleto. È il racconto del golem. O più modestamente di “E.T.”, di “Odissea nello spazio”, del “Truman Show”. Un errore logico, grossolano. Mentre – ma questo si sa – gli acceleratori sono solo macchine per spendere (molti) soldi - come lo spaziale: una sorta di industria della ricerca, a nessun fine, né pratico (utile) né di ricerca,  giusto prendersi la fetta più grossa possibile dei finanziamenti pubblici, gli scienziati pensano anch’essi big business.
 
Italia – È orientale più che classica: la “porosità” dell’Italia, la sovrapposizione di più strati culturali, di più storie, è orientata verso Oriente, e dall’Oriente indirizzata, invece che, come si presume, dalla classicità greco-romana. È la tesi di Ernst Bloch nello scritto “Die italienische Deutschfreunflichkeit”, 1925, e in “Italien und die Porosität” dell’anno dopo. Due scritti trascurati in Italia (ma anche, pare, nell’edizione dell’opera omnia di Ernst Bloch), ora riletti da Chritina Ujma, “Zwierlei Porosität. Walter Benjamin und Ernst Bloch beschreiben italienische Städte”. Eccetto che per il breve capitolo sulla “porosità”, in relazione al concetto elaborato da Walter Benjamin e Asja nel soggiorno a Capri nel 1925, derivandolo dalla scenografia-architettura teatrali e applicandolo a Napoli, come forma storica e sociale della città, e del linguaggio, parzialmente tradotto da Valentina Di Rosa in Ramondino-Müller, “Dadapolis”.
In architettura, da cui il termine è derivato -  con estensione successiva al materiale calcareo, tufo, su cui Napoli è piantata – la porosità è mescolanza di forme, per accumuluo, nella storia, nei secoli (Tanja Michalsky, “Naples vertical. Deep holes in a porous city”. “Porosa come la pietra (tufacea, n.d.r.) è l’architettura. Edilizia e attività quotidiane interagiscono nei cortili, le gallerie, le scale”, spiega W.Benjamin elaborando la nozione che Asja Lacis, attrice, aveva tratto dalla pratica teatrale.
A Napoli e nella società italiana, argomenta E.Bloch,  vige “la confusione o commistione di età e di epoche, di classi e di miti”. Cercandone l’origine, vi trova un che di orientale. “Cercando l’origine di tale confluenza e mescolanza, molti pensano volentieri al sole, all’aria aperta; come se questo dovesse spiegare ciò che si oppone alla compostezza classica. Ma i Greci e i Romani avevano lo stesso sole; esso dovrebbe semmai delineare i contorni con maggiore precisione; allora si accorderebbero molto meglio alla porosità la luce e l’atmosfera del Nord Europa. Accade invece il contrario: le suddivisioni, la chiara facciata inglese e la ragione misurata sono proprie del Nord”. Se ne imputa all’Italia la mancanza, o la scarsezza, per un errore storico: il Rinascimento divenne presto Nord- Europeo, mentre in Italia fu soffocato  dalla Spagna e dalla chiesa, con la Controriforma: “Il Rinascimento, il cui compito borghese fu bruscamente interrotto dalla dominazione spagnola e dalla controrifoma, è piuttosto – a nostro avviso – il dirottamente del medioevo arabo-bizantino verso il barocco, e non la rinascita del mondo antico; arte moresca, mai del tutto superata,  barocche sono tuttora le direttive più forti della cultura italiana”.
Su questo abbrivo avventuroso Bloch indirizza la “porosità”, la sovrapposizione di culture e modi di vita, verso Oriente invece che verso la classicità:
“L’Oriente conosce ancora oggi l’intreccio, la concatenazione di tutte le espressioni vitali, caratteri della scrittura, linee della vita, l’arabesco, e come esso conduca dalla casa alla bottega artigiana, al mercato, alla moschea, dall’uno al tutto, dal tutto di nuovo a un punto qualsiasi del percorso.
“Ancora diverso e tuttavia con un’essenza ugualmente non statuaria, il barocco è orientato verso il transeunte, l’espressivo (in it.), verso la trasparenza di ogni fenomeno, verso la capacità di rispecchiamento di ogni monade, affinché essa possa a suo modo rappresentare e contenere l’intero universo.
“Questo barocco non è nemmeno necessariamente «assenza di forma», piuttosto una forma diversa, più profonda, o tale perlomeno da non escludere nessun elemento del caos, come accade invece nell’arte classica: un’aspirazione quindi alla tuttilità (italianismo coniato dall’autore, n.d.r..), arricchita di alelgorie incrociate e la cui radice è il bizzarro”.
 
Villaggio Globale – Il villaggio globale di McLuhan si realizza nella specie orwelliana di “1984”, o meno cattiva di “The Truman Show. Senza l’Autorità esterna impositiva, di controllo, ma nella dipendenza. Nella comunicazione non come compartecipazione ma come controllo – o la comunicazione è controllo più che (prima che) compartecipazione, compassione? Un controllo minuto nell’età della privacy, per ironia: quando cioè si vuole protetta per legge, la privacy si cancella o si sradica, semplicemente.
Si cancella autonomamente, senza padrone o controllore. Senza un controllore con personalità, istituzionale di fatto o giuridica, ma nella stessa funzione: anonima e generalizzata – completa, totalizzante. Senza più tempo, pausa, riservatezza, nemmeno riflessione se non minima, transitoria, superficiale.
Cancella l’area personale, il tempo, il pensiero stesso. Si vive sul modello di un Grande Fratello, poiché la convivenza forzata genera risentimenti. Un mondo – modello di vita - che sembrava pacchiano, commerciale, e lo è, ma dominante e popolare, e senza ombra di critica.

zeulig@antiit.eu

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