Appalti, fisco, abusi (188)
“Mps sale in piazza Affari”. Tendono
concordi i quotidiani, su comunicato del ministero dell’Economia, un bastone di
salvataggio alla vendita che il governo tenta della banca senese: “Il titolo
recupera l’1,32 per cento”. Nientedimeno. È ora a 1,15 – era a 4,55 (“in area 5
euro”) al debutto dopo il consolidamento a danno degli azionisti, appena due
anni fa.
Il meschino build-up sul titolo Monte dei Paschi serve ad addolcire la pillola avvelenata che il governo prepara per Unicredit? Che però non fa nulla per allontanarne le ombre. Si capisce che crolli in Borsa un giorno su due.
American Express lancia tra
i suoi utenti una campagna “shop small”, con abbuono di cinque euro per una
spesa di almeno € 20. Ma poi non applica la riduzione. Non è pubblicità ingannevole?
Inps manda le cartelle trimestrali
per i “contributi domestici” del 10 luglio e del 12 ottobre il 17 ottobre.
Normale (in)efficienza dello smart working? No, la busta non porta timbro,
accuratamente: un mezzo per incassare mora e multa.
Sono registrate all’Agcom, l’Autorità per le
Comunicazioni, almeno un centinaio di compagnie di servizi telefonici. Un mondo
impegnato a lucrare nella fatturazione, con piccoli e grandi trucchi, mentre la
rete è un disastro, affidata a una delle tante compagnie, Tim, che lesina su
tutto - funziona poco perfino il telefono da casa, mentre internet, la fibra e
il wi-fi sono da Terzo mondo (si poteva dire una volta, ora il Terzo mondo va
veloce).
Tutte le compagnie
di servizi, specie quelle del telefono e dell’energia, danno codici di risposta
ai numeri di servizio incomprensibili, sia nelle lettere che nei numeri. Perché
non si possa fare ricorso per i disservizi – nei ricorsi è necessario
specificare data, ora e codice del contatto. Provare per credere.
Una volta queste aziende si
chiamavano public utilities, ora sono
rapaci, scatenati dal mercato libero.
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