mercoledì 21 ottobre 2020

Appalti, fisco, abusi (188)

“Mps sale in piazza Affari”. Tendono concordi i quotidiani, su comunicato del ministero dell’Economia, un bastone di salvataggio alla vendita che il governo tenta della banca senese: “Il titolo recupera l’1,32 per cento”. Nientedimeno. È ora a 1,15 – era a 4,55 (“in area 5 euro”) al debutto dopo il consolidamento a danno degli azionisti, appena due anni fa. 

Il meschino build-up sul titolo Monte dei Paschi serve ad addolcire la pillola avvelenata che il governo prepara per Unicredit? Che però non fa nulla per allontanarne le ombre. Si capisce che crolli in Borsa un giorno su due.   

American Express lancia tra i suoi utenti una campagna “shop small”, con abbuono di cinque euro per una spesa di almeno € 20. Ma poi non applica la riduzione. Non è pubblicità ingannevole?
 
Inps manda le cartelle trimestrali per i “contributi domestici” del 10 luglio e del 12 ottobre il 17 ottobre. Normale (in)efficienza dello smart working? No, la busta non porta timbro, accuratamente: un mezzo per incassare mora e multa.   
 
Sono registrate all’Agcom, l’Autorità per le Comunicazioni, almeno un centinaio di compagnie di servizi telefonici. Un mondo impegnato a lucrare nella fatturazione, con piccoli e grandi trucchi, mentre la rete è un disastro, affidata a una delle tante compagnie, Tim, che lesina su tutto - funziona poco perfino il telefono da casa, mentre internet, la fibra e il wi-fi sono da Terzo mondo (si poteva dire una volta, ora il Terzo mondo va veloce).
 
Tutte le compagnie di servizi, specie quelle del telefono e dell’energia, danno codici di risposta ai numeri di servizio incomprensibili, sia nelle lettere che nei numeri. Perché non si possa fare ricorso per i disservizi – nei ricorsi è necessario specificare data, ora e codice del contatto. Provare per credere.
Una volta queste aziende si chiamavano public utilities, ora sono rapaci, scatenati dal mercato libero.

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