venerdì 30 ottobre 2020

Contro l’indifferenza

Una testimonianza secca, e dura, quella della senatrice Segre sull’Olocausto al quale è sopravvissuta ragazzina, separata all’arrivo a Auschwitz dal padre, che non rivedrà più. Non ha perdonato. La testimonianza si conclude con le colonne di detenute che vengono fatte marciare per mezza Germania, centinaia di km. senza cibo, e senza mai un segno di attenzione della popolazione. E, il primo maggio 1945, con le guardie tedesche e gli ufficiali che si spogliano delle divise, in mutande, e delle famiglie che, finiti i sogni di gloria, ammassano il possibile sulle carrette per scappare verso Ovest. Senza mai guardarsi intorno: mai uno sguardo per gli ebrei in Germania, nemmeno di commiserazione.
L’ultima testimonianza dello sterminio, con cui Liliana Segre novantenne si è voluta congedare dalle scuole, presso le quali l’ha portata per decenni, è sempre ferma, al dato storico, senza sentimentalismi. L’indifferenza la senatrice ha voluto incisa a caratteri cubitali sulla parete dei sotterranei della stazione Centrale a Milano, ora Memoriale della Shoah. De Bortoli la rappresenta nell’introduzione nelle finestre chiuse della città quando gli ebrei a centinana la mattina venivano condotti a San Vittore, o da San Vittore ai sotterranei della stazione per la deportazione. Per segre è sempre quella di quando, aveva otto anni nel 1938, non poté andare a scuola.
Liliana Segre, Ho scelto la vita, “Corriere della sera”, pp. 62, gratuito col quotidiano

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