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Cronache dell’altro mondo – superricchi superesentasse (73)
Donald Trump, plurimiliardario, per
undici anni degli ultimi diciotto non ha pagato tasse sul reddito. E negli
altri sette anni ha pagato quasi niente – 750 dollari nel 2017, quando era già
presidente. Non se ne vergogna e anzi se ne vanta: sono più furbo.
Nel 1970, i ricchi pagavano al
fisco negli Stati Uniti oltre la metà del reddito – il doppio di quanto pagavano
in media i lavoratori. Oggi, dopo la riforma fiscale di Reagan e quella voluta
da Trump nel 2017, pagano in imposte solo il 23 per cento del reddito, meno
degli operai qualificati e degli insegnanti.
I dividendi e gli interessi sono
esenti dal fisco. Gli utili societari non distribuiti pure. Si tassa solo il lavoro,
e senza sconti.
Per questo motivo i nuovi miliardari,
Bezos, Zuckerberg, Gates non si pagano stipendi: per non pagare le tasse.
Warren Buffett, altro
miliardario, “il più grande value investor
di semrpe” secondo wikipedia, teme se non altro lo scorno, e chiede di pagare
più tasse. Cinque anni fa spiegò che dichiarava un reddito di 11 milioni di dollari
e pagava tasse per 1,8, il 15 per cento o poco più. E ha un patrimonio valutato
in 60 miliardi: lo ha accumulato con gli utili non distribuiti.
Con gli utili societari non
distribuiti non si pagano tasse e si moltiplica il valore azionario. Basta la
vendita di poche azioni a Bezos, Zuckerberg, Buffett e tutti gli altri
superricchi per pagarsi ogni voglia.
Dl 1980 a oggi, dalle “riforme”
di Reagan, lo 0,001 per per cento degli americani, i più ricchi, ha moltiplicato
il proprio reddito per 600.
Negli anni 1980 le “riforme”
fiscali di Reagan furono votate anche da Biden, allora senatore democratico, oggi
sfidante di Trump per la presidenza.
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