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Fredda Napoli infoiata dal lotto
Il racconto degli “affreux”, dei
poveracci. In una Napoli indemoniata dal lotto, oggi come ai tempi di Matilde
Serao, “Il paese di cuccagna”, 1890. L’“assistito”, assistito dagli spiriti, accecato
da bambino dalla tosse convulsiva, che la città venera perché dà i numeri, e la
donna-mostro si amano e si odiano.
Un racconto moralistico. Freddo. Più che una storia, o la felicità di raccontare, una polemica insistita
sul flagello del gioco. Il commissario Ricciardi, brand De Giovanni rinomato,
è notarile e non il deus ex machina alla Montalbano, e quindi anche la suspense difetta – a leggere De Giovanni
dopo la lunga serie dei Camilleri forse gli si fa torto. Ma, poi: davvero
Napoli impazzisce per il lotto, oggi come al tempo di Serao? De Giovanni si è specializzato nel colore di Napoli, trito, il Napoli, san Gennaro, il lotto, i vicoli, mentre si avrebbe voglia di qualcosa di diverso, magari di reale.
Maurizio De Giovanni, Febbre, pp. 47, gratuitamente con “La
Repubblica” e “La Stampa”
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