Il giallo italiano è di marca Rai
Poco pubblicizzata, una ricchissima mostra video-fotografica della produzione Rai di film e telefilm (serial) “gialli” e “neri” - “Viaggio
nel giallo e nero Rai” è il sottotitolo – che è anche un abbozzo di storia del
genere in Italia. Si scopre che è la Rai che ha imposto in Italia il gusto del “giallo”,
genere letterario prima poco amato – ancora engli anni 1960 Scerbanenco era
amato in Francia e clandestino in Italia. E nello stesso tempo lo ha
trasformato, con meno violenza, e più lieti fini. Con una serie sterminata di
produzioni, decine di serie, centinaia di titoli. Di produzioni originali, “Il
tnente Sheridan, “La baronessa di Carini”, adattamenti letterari, di Gadda (il
commissario Ingravallo) o di Camilleri (Montalbano). E importate: il tenente
Colombo, Kojak, l’ispettore Derrick, etc.
Si scopre anche il “Twin Peaks”
inquietante di trent’ani fa di David Lynch, che ha aperto la tv al genere
onirico-fantastico, anticipato nel 1975 da Daniele D’Anza, “L’amaro caso della
baronessa di Carini”, che avevamo dimenticato - la Rai fa molte riproposte, ma non del meglio: quattro puntate mozzafiato, un capolavoro.
Dalle teche Rai è possibile
rivedere in streaming da una mezza
dozzina di postazioni video le icone di questa lunga serie, “circa 80
produzioni”. Commentate da giallisti e studiosi, Aldo Grasso, Manzini, De
Giovanni, De Cataldo, et al.. Più un paio di centinaia di fotografie.
È anche vero che lo stile Rai, se
ha reso dominante un mercato che ancora negli anni 1970 era di pochi, però lo
condiziona: conta l’intreccio, il plot, anche stiracchiato, la “soluzione”, con
qualche coloritura, e manca, se non in pochi, forse solo Camilleri e Mariolina
Venezia, lo spessore: l’ambiente, anche solo geografico, e i personaggi, specie
nei ruoli secondari e marginali, quelli che fanno l’ambientazione.
Maria Pia Ammirati-Peppino
Ortoleva (a cura di), Sulla soglia del crimine, Museo di Roma
in Trastevere
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