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Il mondo com'è (412)
astolfo
Antisemitismo – Nell’accezione
moderna, tra Sette e Ottocento, è stato essenzialmente francese. Come
teorizzazione e come sentimento diffuso, mediato dalla pubblicistica. Il caso
Dreyfus, che divise la Francia tra fine Ottocento e primo Novecento, condensava
le teorie di Vacher de Lapouge e del franco-tedesco de Lagarde. Lunga è la
lista del sentimento antisemita espresso o coltivato dagli scrittori, da
Voltare a Michelet e Céline. Compreso il socialismo di Saint-Simon, Fourier,
Jaurès.
Diffuso anche il risentimento popolare. Ancora nel 1944, con la Germania in rotta,
all’Est, a Sud, nel Mediterraneo e in Italia, e sullo stesso fianco Ovest, si
facevano denunce di singoli ebrei e arresti a Parigi. Max Jacob, che pure era
buon cristiano da molti anni, molto pio, fu arrestato il 24 febbraio 1944
all’uscita dalla basilica dove aveva servito messa, la messa del mattino –
morirà nel campo di Drancy.
Drôle de guerre –
Poco analizzata la dissoluzione della Francia sotto l’attacco di Hitler, in
quaranta giorni nl 1940, si presta a contrastanti illazioni. Pesò il sabotaggio
del partito Comunista Francese e della Cgt, il sindacato legato al Pcf, essendo
la Germania l’alleata dell’Unione Sovietica? O il francese medio era giunto a
rallegrarsi, vendicativo contro l’esperienza governativa del Fronte Popolare,
socialcomunista: “Adesso ci penserà Hitler a tenere a bada i comunisti!”.
Francia-Germania –
Giacomo Devoto, “Civiltà di persone”, 131: “I germanici «Franken», in quanto
«Frànconi», hanno definito la regione tedesca della Franconia, e in quanto
«Franchi», la Francia. Ad essi risalgono
anche due parole italiane, derivate secondariamente da «Francia»: l’una, nome
di popolo, «Francesi», l’altra soprannome individuale, «Francesco».
Quest’ultimo dall’Italia è rientrato in Germania, e sotto l’influenza del
pesante accento iniziale, si è ridotto a «Franz» - “gli rimase vicino la forma
latineggiante «Franziskus», che, nel rituale ecclesiastico, è rimasta a
indicare (più di) un santo». Franchi uber alles?
I
tedeschi sono in realtà “francesi” anche in questo, nota Savinio, “Scatola
sonora”, 137-8: “I Tedeschi, tre volte in meno di un secolo, hanno mosso guerra
ai Francesi. Per vincerli? No. Per distruggerli? No. Per manducarli a scopo
eucaristico. Per infranciosarsi (per indiarsi… Dieu est-il français?”.
Con una
coda: “In altri tempi, e quando non la Francia ma l’Italia era la sirena di
turno, i Tedeschi, e con lo stesso fine eucaristico, cercavano di manducarsi
l’Italia (Goethe)”.
Jünger, che è
nazionalista sensibile, voleva dare “tutto Stendhal per un poesia di Hölderlin”
- poi si pentì, e riscrisse il romanzo, ma fu l’edizione originale a fare il
successo di “Cuore avventuroso”.
La “linea
Sigfrido” e la “linea Maginot”, residuati delle fortificazioni tedesca e
rancese della Grande Guerra, Jünger vede fronteggiarsi, nel diario di guerra
dell’inverno 1939, sulle due rive del Reno come cannicciati, “paraventi” o
“contrevents” di canne.
Stefan George,
che ha rifatto la poesia germanica, solo da grande a Berlino scelse il tedesco,
essendo cresciuto col francese lungo il Reno, dopo aver fatto tesoro a Parigi
di Mallarmé e Verlaine. I casi di tedeschi che
si preferiscono francesi sono numerosi: da “Anacharsis” Cloots a Heine, Walter
Banjamin, Heinrich Mann, Ernst Jünger. Anacharsis Cloots, il barone prussiano educato dagli oratoriani di
Juilly, collegio colto ma civicamente salesiano, cioè laico, compagno di Héraut
de Séchelles, il bello della Rivoluzione - tanti i nobili tra i boia del
Terrore - e di Bonald, teorico della reazione, dapprima si volle
l’Anacharsis in viaggio dell’abate Barthélemy, confutatore del cristianesimo col maomettismo,
quindi si ribattezzò Jean-Baptiste, e “oratore del genere umano” - e fu feroce
coi girondini, i liberali della Rivoluzione, ma era del gruppo estremista
perdente e gli tagliarono la testa, anche a lui.
Il contrario è pure vero, di francesi che si vogliono
tedeschi, ma in minor numero. Nerval al Reno esclama: “Germania, nostra madre a
tutti!”. O Mme de Staël. Il Reno commuoveva anche Hugo e perfino Dumas.
Ma, poi, i francesi – galli e franchi – sono
dappertutto. Nell’anno 49 a.C. , del
ritorno di Cesare dalla Gallia, “un gran numero di Germani – centoventimila
venne riferito – ha attraversato il Reno e si è stabilito nelle terre degli
Elvezi, una tribù bellicosa, la cui risposta è stata di spostarsi a loro volta
verso ovest, all’interno della Gallia, in cerca di nuovi territori” (R.Harris,
“Conspirata”, p. 336). Con una distinzione, però, tra galli e franchi: molta
letteratura d’appendice nell’Ottocento, diecine di migliaia di pagine, divide
la Francia tra franchi oppressori e galli onesti lavoratori, oppressi.
Simone Weil, “La
prima radice”, ha l’atroce conquista della Francia sotto la Loira da parte dei
francesi-franchi - i tedeschi di un tempo erano i francesi, nella Francia
attuale sotto la Loira, di Albigesi e trovatori che non erano francesi, in
Borgogna, nelle Fiandre, in Sicilia. Così S. Weil: “La Franca Contea, libera e
felice sotto la lontanissima sovranità spagnola, si batté nel Seicento per non
diventare francese. La popolazione di Strasburgo si mise a piangere quando vide
le truppe di Luigi XIV entrare nella sua città in piena pace, con una
trasgressione della parola data degna di Hitler”.
Franck, barbaro libero, la cui
lingua s’impose quando il latino fu desueto, nei secoli ha significato europeo,
nel Mediterraneo e oltre. Carlo Magno, che s’illustrò battendo i longobardi per
il papa, regnò su una Francia Occidentale e una Francia Orientale. Prima di
Carlo Magno, Pipino il Breve fu franco e tedesco. Le parti s’invertivano ancora
nel 1746, quando Maurizio di Sassonia sconfisse Carlo di Lorena per conto del
re di Francia. Teutonicissime le mogli dei conti-duchi normanni, Adelasia,
Eremburga, Fressenda, Sichelgaita, che s’incontrano a Mileto in Calabria, prima
capitale del Regno del Sud.
I normanni, uomini del Nord, erano vichinghi, cioè
tedeschi, anche loro.
La Francia
identifica per la Germania anche l’antisemitismo moderno, ottocentesco. I
migliori teorici in Germania furono francesi: Paul Anton de Lagarde, che scelse
di essere tedesco malgrado le ascendenze lorenesi, e Vacher de Lapouge. Collaboratori volenterosi in questo campo degli
occupanti germanici dopo la drôle de guerre.
Francia-Italia –
Pesa sempre Cesare col “De bello gallico”, e la serie di Asterix, ma prima e
dopo l’impero romano i rapporti sono stati sempre a senso unico, con le truppe
e le signorie francesi in Italia. Cominciò Brenno nel 393 a. C. I galli-celti
restarono nella Gallia Cisalpina, cacciando gli Etruschi: tutta l’Italia
settentrionale fino al Rubicone, divisa dal Po tra Gallia Transpadana e Gallia Cispadana. Bologna è nome gallico, dai
Galli Boi che la abitavano (gli stessi che daranno il nome alla Boemia) – con
gli Etruschi era Felsina. Senigallia è la città dei galli Senoni.
Poi vennero i Normanni, gli Angioini, i Valois. Carlo di
Valois a Firenze nel 1301 sconfisse e scacciò dalla città la parte Guelfa
Bianca – Dante compreso, condannato a morte e da allora in esilio per
ventiquattro anni, fino alla morte. Disastrosa pure la spedizione di Carlo VIII
nel 1494, per le distruzioni materiali da lui ordinate, e per la rottura degli
equilibri italiani, che avrebbero potuto altrimenti assestarsi nel segno
dell’unità nazionale. Lo seguì il successore Luigi XII ai primi del nuovo secolo, da ultimo chiamato dal papa Giulio II. E poi Francesco I – che il marchese di Pescara Ferrante
D’Avalos sconfisse a Pavia e fece prigioniero.
Tra Carlo VIII, fine Quattrocento, e la fine del Cinquecento
furono ben undici le “grandi guerre d’Italia” registrate dalla storiografia
francese, condotte dai re di Francia in Italia, per presunti diritti sul regno
di Napoli e\o sul ducato di Milano. La prima, di Carlo VIII, è per il regno di
Napoli. La seconda, di Luigi XII, per il ducato di Milano. La terza,
1501-1504, per il regno d Napoli, con numerose battaglie, a Capua, Seminara
(due battaglie), Barletta, Ruvo, Cerignola, Garigliano. Le altre sono tutte
per il milanese. La quarta fu combattuta in tutto il Nord, in una ventina di battaglie. La quinta, il battesimo
del nuovo re di Francia Francesco I, è la battaglia d Marignano. Le sei guerre successive sono repertoriate come
“duello Valois-Asburgo”. La prima vide Francesco I sconfitto a Pavia,
prigioniero di Carlo Quinto.
Poi venne Napoleone. Con la Repubblica Cisalpina, la
Repubblica Italiana, le occupazioni di Roma, e la lunga guerra nel regno
borbonico di Napoli. E con le enormi depredazioni di opere d’arte.
Saranno le truppe francesi a fiancheggiare il Piemonte nelle
prime guerre del Risorgimento, Con la
parentesi, subito dopo il 1848, del 1849, quando abbatterono la
Repubblica Romana per conto del papa.
Da parte italiana c’è solo la mini-invasione decisa da
Mussolini due giorni prima che la Francia si arrendesse a Hitler con
l’armistizio di Compiègne, e l’occupazione della Provenza per tre anni.
astolfo@antiit.eu
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