La cagna fedele che uccise Flaiano
La celebrazione del fascino femminile.
Dell’animalità, dell’istinto – lei è “tutta bellezza e confusione”. Che rianima
e corrobora l’uomo spento, sotto le specie dello scrittore nevrotico o
nevrotizzato, in America per motivi di lavoro. Il nome, ricorrente in letteratura e classico – nella prima
stesura “Melampus” – rimanda al Melampo guaritore della mitologia greca, ma
anche al cane fedele di Ulisse dallo stesso nome. Ma il vero racconto è del
contesto “autoriale”.
Flaiano, che usava fare vacanza in
Canada, spesso in compagnia di Andrea Andermann, allora cineasta, sceneggia una
fantasia personale, dell’autore in crisi, e di un flirt. Con la quale ebbe l’idea di
cimentarsi, dopo tante sceneggiature, nella regia cinematografica. Era il 1966
o 1967. Il racconto poi finì a Marco Ferreri, che ne fece uno dei suoi film grotteschi,
“La cagna”, rovesciando il personaggio femminile - facendone non una donna
traditrice, il titolo non è allusivo: lei si vuole cagna sollecita e fedele,
squittisce al suo scrittore, isolato su un’isola deserta con il cane, si
struscia, lo lecca.
Flaiano non vivrà poi per molto,
è morto nel 1972, ma dopo lo “scippo” decise di non lavorare più per il cinema.
Scrisse anche poco, “Oh Bombay” – che pubblicò sotto il titolo “Il gioco e il
massacro”, insieme con questo racconto.
Ennio Flaiano, Melampo, Einaudi, pp. 172 € 6.20
Melampo compare in Pinocchio...Il cane di Odisseo si chiamava Argo
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