sabato 31 ottobre 2020

Letture - 437

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Adottive – A volte sono amanti – le figlie adottive. Si fa scandalo di Woody Allrn che ha sposato Son Yi - figlia adottiva peraltro non amata della sua compagna Mia Farrow quando era sposata con André Previn. Sartre e de Beauvoir fecero senza scandalo figlie adottive ed esecutrici testamentarie due giovani amanti. Sartre Arlette Elkaim, Simone de Beauvour Sylvie Le Bon - che forse era stata anche amante di Sartre.
 
Adriatico – Configura una comunità linguistica? Tale la suggerisce Giacomo Devoto (“Civiltà di persone”), addebitandola al linguista Matteo Bartoli, alla sua pubblicazione degli scritti dell’ultimo “utente” della lingua dalmatica, il veglioto Antonio Udia, morto nel 1897. Il cui nome dalmatico era Tuone Udaina. “In queste forme dittongate ritroviamo sulla costa adriatica, diciamo da Pescara a Brindisi”, nota Devoto, “la selvaggia alterazione delle vocali accentate, propria anche delle aree interne, dall’Abruzzo alla Puglia”. Questa analisi di Bartoli, un linguista vissuto a cavaliere del 1900, “parve provocatoria e rimase indecisa”, nota Devoto. E aggiunge: “Bilanciata dalla interpretazione «settentrionale», che richiamava invece caratteri in parte analoghi del Friuli”. Cioè, dal Friuli alla Dalmazia, all’Abruzzo e alla Puglia la stessa parlata.
 
Amore-morte - Al celebre detto di Oscar Wilde dal carcere, “l’amore uccide ciò che ama”, fa da pendant Boris Vian: “Le persone infelici uccidono quelli che amano perché non hanno altro sotto mano”.
 
Asterischi – “Un po’ Lev Tolstoj e un po’  Agatha Christie”, uno legge questo sommarietto sul “Robinson” e si dice: perbacco, un’occasione di lettura eccezionale. Ma si tratta dell’ultimo romanzo di Jo Nesbø, “Il fratello”, a cui Claudia Morgoglione dà poi, in fondo perplessa, solo tre asterischi su cinque – leggetelo se non avete di meglio. Gli asterischi, per i libri come per i film, sono più veritieri del giudizio scritto. Che risente della promozione (l’amicizia dell’addetto\a stampa, l’abilità dello stesso\a, con fornitura di giudizio completa, la confidenza speciale, l’esclusiva in anteprima)? L’asterisco invece condensa l’umore personale.
 
Boccaccio – Surrealista? Flaiano lo fa dire al suo personaggio di “Oh, Bombay”, Adamante, arredatore, “architetto”, gidiano. Che, “anzi, voleva preparare un film sula settima novella della Seconda giornata del Decamerone, la principessa di Babilonia inviata per sposa al re del Garbo”. Surrealista forse per la conclusione: quando la principessa, spesi quattro anni di viaggio in galanti avventure, infine arriva dal re del Garbo, questi fa “gran festa e, mandato onorevolmente per lei, lietamente la ricevette”. Onorevole e lieto, per una che “con otto uomini forse diecimila volte giaciuta era” – e “allato a lui si coricò per pulcella”.
 
Dante – È il quinto nella top ten dei nomi di vie, piazze e altri spazi pubblici che Gravino compila sul “Venerdì di Repubblica” – dietro Roma, Garibaldi, Marconi e Mazzini. È il solo poeta (letterato, artista) fra i primi dieci – dopo Dante vengono Cavour, Matteotti, Verdi, Moro e IV Novembre.
 
Poeta letterato coltissimo, di più aspetti del sapere, dei cui studi – della cui biblioteca – non sappiamo nulla. Mentre della biblioteca di Petrarca sappiamo tutto, e abbiamo anche qualche volume. È notazione di Dionisotti – che per questo non è si avventurato nella “dantesca”?
Si direbbe un poeta-letterato non per filologi. E invece ne è il massimo campo di esercitazione: la filologia preferisce i non-documenti (il campo vergine) ai documenti? .
 
Divinità – “Non sono gli dei che hanno fatto la musica, è la musica che ha fatto gli dei”, A. Malraux, “La speranza”, 2da parte, cap. VII.
 
“Altra cosa è le fede
....So che voi non credete
a Dio, Nemmeno io.
Per questo mi sono fatto prete
... e prego: prego non so ben dire
che e per che cosa: ma prego:
prego (e in ciò consiste
- unica! – la mia conquista)
 non come accomoda dire
al mondo, perché Dio esiste,
ma , come uso soffrire
io, perché Dio esista”.
Giorgio Caproni, “Lamento (o boria) del preticello deriso”, poemetto dedicato “a Mézigue”, cioè a me stesso (Caproni sta traducendo Céline, “Morte a credito”, 1936).
 
“Sopprimete il condizionale e avrete distrutto Dio”, Boris Vian, “Trattato di civismo”

 
Gelosia - “L’amore genera la gelosia, che ne è la prova”, Boris Vian, “Trattato di civismo”.
 
Grecia - “Troviamo nella Grecia ciò che ci manca, non ciò che contiene realmente” – la Grecia nascosta, “dietro ogni riga della sua letteratura” – V.Woolf, “Non sapere il greco”.
 
Lisbona – È Ulixabona, la città di Ulisse, davanti all’oceano - Piero Boitani ripercorrendo il mito di Ulisse sul “Sole 24 Ore” di domenica.   
 
Oriente – “Un soldato scende dal camion, si guarda intorno e mormora: «Porca miseria!». Egli sognava un’Africa convenzionale, con alti palmizi, banane, donne che danzano, pugnali ricurvi, un miscuglio di Tirchia, India, Marocco, quella terra ideale dei film Paramoount denominata Oriente, che offre tanti spunti caratteristici er orchestrina. Invece trova una terra uguale alla sua, più ingrata anche, priva d’interesse”.  
 
Roma – “La  città meno romana del mondo” la trovò Silvio D’Arzo (Ezio Comparoni) nel 1948, di ritorno dalla prigionia, come racconta nella prefazione a “L’uomo che camminava per le strade” (un racconto appassionante, la prefazione, dell’avventura militare del giovane scrittore in guerra). Dopo due anni di prigionia “ai piedi dell’Himalaia, a Lahore, in mezzo ad altri 4200 ufficiali”, la liberazione, tra i primi, e la scoperta, ancora con la divisa, dell’autunno a Roma: “Sempre bella, a settembre lo è due volte di più”. Perché “Roma non è Milano. È la città meno romana del mondo”.
 
È il nome che più ricorre fra strade e piazze d’Italia. “Fu Mussolini in persona a ordinare che ogni città avesse una via Roma” – Michele Gravino sul “Venerdì di Repubblica”. E in ogni paese.

letterautore@antiit.eu

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