giovedì 22 ottobre 2020

Nostalgia della Tunisia, come era e non è

Una psicanalista, una giovane tunisina di Parigi ritornata a Tunisi, apre un gabinetto di consultazione. Code subito chilometriche di pazienti, bisognosi tutti di potere infine parlare. Di sé, nella Tunisia oggi: dopo la “rivoluzione dei gelsomini” tutti sono a disagio, tutti hanno bisogno di parlare. Una commedia – aperta e chiusa da Mina, che canta “Io sono quello che sono” di Mogol e Polito in apertura, e “Città vuota” di Shuman e Pomus in chiusura. Ma l’avventurosa analista non ha la “licenza”. Da qui un ritratto della Tunisia oggi, impoverita, impaurita (smarrita, confusa), sporca, corrotta – la “Città vuota” che Mina canta. Niente si fa per niente, e non ci sono diritti, solo sopraffazioni e corruttela. Si ride, ma amaro.  
Una parabola della Tunisia oggi. Mostrata nel suo lato oscuro, una periferia anonima. In contrasto struggente con la Tunisia come era e avrebbe potuto essere. Civile, pulita, europea. Lo spettatore non è tenuto a saperlo, e Labidi non lo dice. Se non in una breve scena, la rapida visita della psicanalista ai nonni. Gli unici che vivono e parlano civilmente in tutto il film, col ritratto di Burghiba in anticamera, il “padre della patria”, artefice dell’indipendenza nel 1956, di un paese che a lungo volle laico e civile. Poi degenerato nell’arabizzazione confusa, e dopo la “rivoluzione” del 2010-211, la “rivoluzione” dei Fratelli musulmani, in un islamismo senza fondamento. Questo il film lo fa vedere e lo dice. In fuga da se stessa, nei barchini, nei cassoni, e nell’obesità. “La psicanalisi? Non ci serve, noi abbiamo l’islam”, è una battuta per ridere, ma feroce.
Manele Labidi si è scelta una protagonista, l’iraniana Golshifteh Farahani, che è la sua gemella.
Una “commedia all’italiana”, ilare e cattiva. Un film già di culto, che he tenuto le arene in estate, e ora è alla terza settimana di programmazione, un piccolo record in quest’epoca di contagi, avara di spettatori avventurosi al cinema.
Manele Labidi,
Un divano a Tunisi

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