Se la tradizione è cativa
Scene belle, da documentarista
esperto quale è Roccati. Per una storia di resistenza agli inquinatori. Una
storia semplice. Del contadino, vedovo inconsolabile, padre di una figlia
problematica, che con lei deve affrontare un’odissea terrestre per aver
resistito agli inquinatori, per cui vediamo la Lucania quale è, fascinosa,
ordinata e pulita, per finire poi vittima degli inquinatori, una morte che
libera dalla figlia dai suoi diavoli interiori. Ma anche ambigua. L’ambiguità
della storia è data dalla localizzazione gridata dal titolo: la Lucania.
Violenta, anche il padre lo è, di linguaggio cupo e chiuso. E ancora immersa
nella stregoneria, nera e bianca – la musica.
Una storia di tutti, siamo tutti
contro l’inquinamento, benché localizzata, sarebbe stata più accetta, mentre così
sembra un attacco polemico. Che un mondo moderno accula alla durezza familiare,
la stregoneria, la violenza sull’ambiente e sugli uomini – nel mentre
che dice i briganti storici combattenti
di libertà. La tradizione non è bella se è cattiva.
Il film si vede su Sky perché
all’uscita, ancora in stagione, a giugno 2019,
è andato deserto - visto da tre-quattromila spettatori, tutti in Lucania,
la curiosità della prima uscita, e subito uscito dalle sale. È difficile trangugiare
un mondo fantastico e favolistico che si pretende reale, da denuncia sociale.
Gigi Roccati, LUCANIA –Terra Sangue e Magia
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