Secondi pensieri - 431
zeulig
Amicizia - La famosa sentenza attribuita ad
Aristotele, “O miei amici, non c’è nessun amico”, chi non l’ha citata? Una
volta modulata o orchestrata, fin nella sua grammatica, da un insieme di
interpreti sonnambuli, vigili e automatici, ecco che attraversa sognante, recitazione
salmodiata di un immenso brusio, il pieno giorno della nostra memoria: da
Michel de Montaigne a Immanuel Kant, per esempio, da Friedrich Nietzsche a
Maurice Blanchot, il pensatore dell’amicizia. Ma l’avvenire di questo “detto
che Aristotele aveva molto familiare” (Montaigne, “Dell’amicizia”) ci viene
ancora addosso. Già qui, è come se non fosse ancora arrivato, custodendo, in
una delle sue pieghe, una promessa di democrazia ancora impensata, ancora
impossibile, sempre a venire: la promessa, appunto.
Nel mezzo c’è l’amicizia sotterranea, rapporto di
contiguità e di protezione (omertà). Che è illegale e condannata dalla morale
(ma non sempre: Kant dubitava), e tuttavia pregna di una moralità diffusa –
fatto salvo il castigo, la pena. Inclusiva e non esclusiva.
Dittatura – È la
Repubblica di Platone, lo stato perfetto delle utopie. Come la dice Elias: “Uno
Stato del tutto dittatoriale sarebbe l’incarnazione della ragione” – come può
dirlo con la sua storia personale: profugo in Inghilterra, integrato tardi alla London School of Economics, nel 1939, dopo
sei anni di esilio, quando fu raggiunto a Londra dal suo maestro Karl Mannheim,
tardo esiliato politico, e poi subito internato, quado si temette l’invasione
tedesca, come “alieno nemico” in quanto tedesco, a Liverpool e all’isola di
Man, per otto mesi.
Ecumenismo – Pratica di pace,
è la rinuncia alla verità.
È
una sorta di paganesimo. L’ecumenismo s’intende delle religioni monoteiste, ma
di fatto è sincretista, il Dio unico di ognuna volendosi diverso, anche molto
diverso, da quello delle altre. Nella pluralità peraltro dei riti, come dei
miti e delle stesse verità rivelate.
Nella
stessa direzione va il decentramento dell’autorità pastorale. Organizzativa e
cultuale (rituale), ma le diverse modalità non sono senza effetto sulla verità –
sulla fede.
Filosofia - L’avventura
del pensiero.
Se non con la
verità, è collegata-gabile con la saggezza? Rousseau condannava la musica e i
libri, che praticò e scrisse in abbondanza. Locke invece condanna la poesia e
la musica. Ma la saggezza non è una forma di intelligenza?
Giustizia – Da sempre, si può dire, sconfitta, e
forse impossibile, inattuabile. Se Astrea, dea della Giustizia, visse poco sul
terra, presto se ne fuggì in cielo – dove si trasformò nella costellazione della
Vergine – disgustata dai delitti e le inadempienze umane.
Guerra civile – “La guerra civile si avvita più
rapidamente dell’odio di tutti i suoi partecipanti”, A. Malraux, “La speranza”
– “L’esercizio dell’apocalisse”, cap. 1.
Hitler -“Hitler alla radio aveva una bella
voce”, Peter Handke fa ricordare alla madre, in “Infelicità senza desideri”. E
gli anni del nazismo, dall’Anschluss alla guerra vittoriosa, furono una festa
per tutti, per tutti i tedeschi: “Dovunque si guardava, una gran festa”. Il
ritmo penetrò fin le plaghe remote e dissipate: tutti divennero parte di un
avventuroso e gratificante disegno, “persino la noia dei giorni di lavoro
prendeva un’aria di festa”, i paguri isolati si ritrovarono proiettati in comunità
simpatiche, “come se uno fosse dappertutto a casa sua”, si ballava, si rideva,
e si facevano fotografie. Fu una liberazione.
Ritorna nell’immaginario,
un genere letterario: la voce come nipote di Hitler, le assaggiatrici di
Hitler, la bambina, la spia, la fidanzata, il cane. Demonizzato-idealizzato:
siamo noi, giovinezza, forza, bellezza, da Sparta a Hitler. Sarà stato pazzo ma
aveva le nostre pulsioni, segrete e manifeste. Compreso l’assassinio?
Popolo – Nozione bizzarramente trascurata nella
vasta pubblicistica sul “populismo” come fenomeno politico. Una nozione che
così profondamente ha caratterizzato l’Ottocento nell’elaborazione romantica, di
Michelet, di Mazzini, “Dio e il popolo”, e della vastissima e perdurante
pubblicistica tedesca, da Jakob Grimm a Heidegger.
Con Grimm, cui
si può far ascendere l’assetto della
lingua tedesca, autore della “Grammatica tedesca” (1819-1837), del “Dizionario”,
a partire dl 1838, e della “Storia della lingua tedesca”, 1848, nasce il culto
del Volk e del völkisch, popolo e popolare: la lingua e la grammatica, i miti, il
diritto, tutto viene con lui ascritto alla capacità creativa del popolo
tedesco.
Storia - Gli storici “non sanno affatto quanto
poco storicamente, nonostante tutta la loro storia, essi pensino e agiscano, e
come anche il loro occuparsi di storia non sia al servizio della pura
conoscenza, bensì della vita” – Nietzsche, “Sull’utilità e il danno della
storia per la vita”, seconda delle “inattuali”. Cioè, gli storici sono
“storici”. E la oro è la sola forma di
conoscenza, certo impura – più storicizzato-abile di Nietzsche?
La storia di Tucidide
è governata dal principio di gravità, dalla forza: “Degli dei crediamo, e degli
uomini sappiamo, che dominano ovunque possono”. Che a Roma sarà detto
biblicamente (“Ecclesiaste”) “nihil novi sub sole”. Con moto uniforme,
ripetitivo. Mentre per Platone è, come la vita e il mondo, illusoria. È da
poco, da sant’Agostino che è diventata una fabbrica: l’opificio dell’uomo. Nel
suo piccolo anch’egli creatore, diceva il santo, con la parola, a fronte della
Parola di Dio eterna. L’homo faber prima
era mitico, prometeico.
“Per
fare lo storico, bisogna avere il gusto di conversare con i morti”, Arturo
Carlo Jemolo.
Verità – Moravia,
commentando Solgenycin, si chiedeva (30 giugno 1974): “Nell’“Arcipelago Gulag”
S. si domanda più e più volte perché le vittime innocenti del terrore non
protestavano, non si ribellavano, non chiedevano aiuto a gran voce, insomma
sconfiggevano il terrore con un altro terrore: quello della verità”. Primo Levi
avrebbe da obiettare, o qualsiasi internato. O sarebbe d’accordo? Bisogna testimoniare,
a rischio della vita? La resistenza è obbligata? La difesa della libertà è
strategica – primum vivere – o
testimoniale? Solgenycin non si è ribellato, come Primo Levi. Dei quali non si
può negare la resistenza nella testimonianza, sia pure ex post – nel caso di
Solgenycin ex ante, poiché è stato condannato per le idee che professava. La
difesa non può essere passiva?
La verità della
libertà è politica. È il fatto di persone, non di idee o concetti.
zeulig@antiit.eu
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