giovedì 1 ottobre 2020
Tra figlio e padre quasi un capolavoro
Si procede su un’onda lunga di tensione
subliminale, senza eccessi, di scene e immagini semplici e geniali. Partendo da
un improvviso inspiegato colpo di panico del protagonista adulto in
metropolitana. E da un ragazzo inquieto, tifoso laziale che gioca a subbuteo
con un compagno invisibile. Si procede ansiosi, con l’attentato dei terroristi
Nap, Nuclei Armati Proletari, al padre vice-questore e alla sua scorta, un
attacco coi mitra, in piazza, a Roma, con sparatorie da western. L’assenza del padre,
muta. Il ritorno. La materializzazione dell’amico del ragazzo, di un amico,
calciatore abilissimo. La fuga dalla scuola. Le visite degli amici e colleghi
della Polizia. Con pistole che s’intravedono tra borse e fondine, la cinepresa
per un minuto di svago, le chiacchiere preoccupate e svagate al pokerino. Con l’amico
che appare e scompare. Fino al viaggio in vacanza in Calabria, un ritorno per
il padre. Con la coda, di notte, in una galleria non illuminata, il traffico bloccato
da un incidente. E il ritrovo con i tanti parenti, sapido e rapido. Poi tempi lenti,
dilatati, ripetitivi.
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