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Cronache dell’altro mondo – separato (81)
Scott Thurow, sempre in tema di “due Americhe”
- “La Lettura”, 22 novembre: “Posso affermare che,
anche se il cliché delle «due» Americhe è rozzo e troppo semplicistico, è
spesso anche sorprendentemente accurato”. E ne dà esempio di cose viste e
ambienti vissuti, in Florida d’inverno, tra i pensionati ricchi di Naples, a
casa a Evanston, vicino Chicago, sede della Northwestern University, in un
quartiere liberal, affluente, integrato,
e per qualche settimana, per il raccolto (venti acri boschivi, di cui Thurow ha
mantenuto la proprietà), nel Wisconsin, proprio a Kenosha, che è stata al
centro dei tumulti razziali quest’anno - un mondo chiuso, questo, non solo agli
immigrati: “Non amano gli insediamenti recenti, e la gente di città come noi.
Sono trent’anni che abbiamo questa casa e nel raggio di due miglia conosco solo
quattro famiglie”.
Le due Americhe sono divise
dalle armi, tra chi ne usa e abusa, grazie alla decisione della Corte Suprema
nel 2008 che sancisce il diritto alla difesa personale, e chi no – ma anche i Thurow
ultimamente si sono armati. E dalle abitudini alimentari: “Si riesce a predire
in modo piuttosto preciso la composizione politica di un distretto vedendo se
in esso ci sono più Whole Foods, i supermercati di alimentari biologici, di
proprietà Amazon, o Cracker Barrels, le catene di ristoranti che servono cucina
campagnola”. Semplice: “Le nostre fazioni politiche derivano da culture
distinte, con interazioni limitate”.
Arthur Ashe, grande tennista degli ani 1970, Stan
Smith che nei primi 1970 vinceva gli slam,
lo ricorda così con Gaia Piccardi sul “Corriere della sera”: “A Houston non gli
permisero di entrare in spogliatoio in quanto nero: lui si cambiò nel
corridoio, e giocò, senza un lamento. Non era accettato ma accettava le
diversità”.
Ashe Stan Smith lo ricorda ancora così: “Marciò
a Washington contro le ingiustizie, studiò perché sapeva che l’istruzione era
vitale. Un leader nato”.
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