venerdì 27 novembre 2020

Fenomeno scienza

Un’idea niente male, il caso umano naturalmente c’è per tessere le due ore di racconto, della bambina violinista prodigio salvata dalla cecità, ma la trama si costruisce, persuasiva, attraente, attorno alla decisione, alla determinazione, della scienziata. Il ricercatore è uno che non si scoraggia mai, davanti a nessun fallimento, insegna a Rita il suo professore, e del resto cos’ha da perdere?
Figlia del suo tempo, e quindi per il riconoscimento di genere (avversa al matrimonio perché “le mogli non lavorano”, come il padre le ha insegnato), e per i giovani, come l’epoca vuole. Ma nulla di più in questo sceneggiato per accattivare la benevolenza: niente amori, niente stravaganze, niente compagni fenomeni di studio, tra cui due Nobel, Luria e Dulbecco, in sordina pure la questione ebraica, vissuta dalla Nobel in gioventù con bizzarre vicende, se non per le sofferenze patite – e il coraggio – del “suo” professore Giuseppe Levi, l’istologo, padre di Natalia Ginzburg. Niente smancerie: un ritratto dello scienziato, monomaniaco – nevrotico si direbbe, se Levi-Montalcini non si classificasse di professione neurologa.
Negrìn per i suoi ottant’anni si regala e ci regala un  personaggio effettivamente fuori dall’ordinario. Anche nei confronti del Nobel 1986 – “sono un premio Nobel per la Medicina che non ha inventato una sola medicina”.
Alberto Negrìn, Rita Levi Montalcini, Rai 1

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