Fenomeno scienza
Un’idea niente male, il caso
umano naturalmente c’è per tessere le due ore di racconto, della bambina
violinista prodigio salvata dalla cecità, ma la trama si costruisce,
persuasiva, attraente, attorno alla decisione, alla determinazione, della
scienziata. Il ricercatore è uno che non si scoraggia mai, davanti a nessun
fallimento, insegna a Rita il suo professore, e del resto cos’ha da perdere?
Figlia del suo tempo, e quindi
per il riconoscimento di genere (avversa al matrimonio perché “le mogli non
lavorano”, come il padre le ha insegnato), e per i giovani, come l’epoca vuole.
Ma nulla di più in questo sceneggiato per accattivare la benevolenza: niente
amori, niente stravaganze, niente compagni fenomeni di studio, tra cui due
Nobel, Luria e Dulbecco, in sordina pure la questione ebraica, vissuta dalla
Nobel in gioventù con bizzarre vicende, se non per le sofferenze patite – e il
coraggio – del “suo” professore Giuseppe Levi, l’istologo, padre di Natalia
Ginzburg. Niente smancerie: un ritratto dello scienziato, monomaniaco –
nevrotico si direbbe, se Levi-Montalcini non si classificasse di professione
neurologa.
Negrìn per i suoi ottant’anni si
regala e ci regala un personaggio
effettivamente fuori dall’ordinario. Anche nei confronti del Nobel 1986 – “sono un premio
Nobel per la Medicina che non ha inventato una sola medicina”.
Alberto Negrìn, Rita Levi Montalcini, Rai 1
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