Il mondo com'è (413)
astolfo
Aigues-Mortes – Il borgo medievale in
rosa, al limite occidentale della Camargue in Occitania (Linguadoca-Rossiglione),
la più grande salina del Mediterraneo in un mare rosa, grazie all’Artemia
Salina, il gamberettto rosa che lo popola, e dà il colore anche ai fenicotteri,
che abitano la laguna, fu teatro il 17 agosto 1893 di un massacro di italiani,
in gran parte piemontesi. Immigrati stagionali che lavoravano nelle saline. A
opera dei lavoratori locali che rimproveravano agli italiani l’abbassamento dei
salari.
Il massacro si svolse
mentre gli immigrati italiani, in seguito alle proteste dei lavoratori
francesi, venivano scortati dalla polizia alla stazione ferroviaria per essere
rimpatriati.
Il numero dei
morti e dei feriti non è stato accertato. Quello recepito dal sito del Comune è di 17 morti e 150
feriti. Altre fonti, quasi tutte giornalistiche
(non si è fatta la storia della vicenda, né dei suoi contorni, non in Francia e
nemmeno in Italia), ne danno di più, o di meno. Il processo, che si svolse prontamente,
a dicembre, e rapidamente, non lo chiari: il Tribunale non si curò di accertarlo,
il dibattimento fu breve, un paio di sedute, gli imputati furono assolti.
A fine Ottocento
la Francia era così: razzista, antisemita, e xenofoba - anche con la Gran
Bretagna, malgrado l’Intesa diplomatica e militare, le cose non andavano bene:
i due apesi si facevano la guerra in Africa.
Cretinismo parlamentare – Marx coniò la
formula nel 1852, sanzionando la rivoluzione del 1848 per avere tradito appunto
la rivoluzione per un comodo e ineffettuale costituzionalismo. Il “cretinismo parlamentare”
disse, in “Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte”, “una malattia che a partire dal
1848 ha infierito su tutto il continente”. Così definendola: “Riduce quelli che
ne sono affetti a un mondo immaginario, toglie loro ogni giudizio, ogni
ricordo, ogni comprensione del rozzo mondo esteriore”. Il Parlamento, che
allora si cominciava ad adottare costìtuzionalmente, in costituzioni parlamentari,
Marx vedeva nel continente come una sorta di purgatorio, luogo fuori del tempo.
Ebrei del papa - Quando Napoleone in
odio alla chiesa volle la restaurazione del Gran Sinedrio, il 31 gennaio 1807
nella chiesa sconsacrata di San Giovanni a Parigi, il primo dopo la distruzione
del tempo a Gerusalemme nel 70, il consesso di 71 tra rabbini e laici israeliti
votò una mozione di gratitudine alla Chiesa. Il 5 febbraio, chiese e prese la
parola il rabbino di Nizza, Avigdor, uno dei delegati di maggior prestigio. François
Piètri, il politico e storico corso – esordì nel 1906 con “La question des vins de l'Italie. L’antagonisme du
Nord et du Sud”, tesi di dottorato - ha ricostruito così la vicenda: “Rabbi Avigdor
pronuncia un discorso che costituisce un autentico colpo di scena ma che, dopo
un primo movimento di sorpresa, provocherà l'entusiasmo di tutto il Sinedrio”. “Appoggiandosi
su un ricco e preciso apparato di citazioni storiche”, continua Piétri, “la sua
allocuzione rende grazie alla Chiesa cattolica per la protezione che non ha mai
cessato di accordare agli ebrei perseguitati.
Avigdor dà un
lungo elenco di Padri e di Papi che hanno trattato con umanità e ospitato gli
israeliti espulsi e tormentati dal potere civile in quasi tutti gli
Stati d'Europa. Ricorda che il solo luogo da cui il popolo eletto non fu mai
cacciato è quello su cui i Pontefici hanno esercitato il loro potere
temporale. In Francia, le migliori condizioni in assoluto per gli ebrei furono
quelle di Avignone e del Contado Venassino, territori soggetti all’autorità
papale. Alla fine del suo excursus storico, il rabbino di Nizza ‑ tra gli
applausi dei colleghi che lo ascoltano in piedi ‑ domanda al Sinedrio di
deliberare “un voto di gratitudine alla Chiesa di Roma per i benefici
del clero cattolico verso gli ebrei” .
Macaronesia – È il nome
geografico collettivo per gli arcipelaghi altrimenti noti come isole
Fortunate: Azzorre, Madeira, Canarie e isole del Capo Verde. Dell’Atlantico, ma
della costa africana, benché di nazionalità spagnola e portoghese. Attorno alle
Canarie, da cui partì Colombo per il salto nell’ignoto, e poi al centro delle rotte
euroamericane, del Nord e del Sud - specie nella tratta degli schiavi.
Mussolini - Emerse all’improvviso
a statura nazionale, fuori dall’anonimato dei funzionari di partito locali, grazie
a Salvemini. Nel 1912 era una delle tante “teste calde” del partito Socialista,
dell’ala “massimalista”. Segretario della sezione di Imola, che l’anno precedente,
per protesta contro l’ambiguità del partito nella guerra di Libia, ne aveva provocato la fuoriuscita. Aveva
piccola reputazione, e più per l’oratoria barricadiera e facile, di slogan a
effetto, popolari. Che sembrerebbe oggi una dote politica, ma non allora, il partito
Socialista era e si voleva pensoso – la politica in generale si prendeva sul
serio.
Al
congresso del luglio 1912, il tredicesimo del Psi, la sinistra massimalista risultò
vincitrice. In reazione all’occupazione della Libia, che aveva avuto il
sostegno del gruppo dirigente socialista ora perdente. E su ordine del giorno
redatto e proposto da Mussolini, che così si segnalava, espulse la vecchia
dirigenza filogiolittiana, Bissolati, Bonomi, Cabrini. Fu esonerato di conseguenza
il direttore riformista dell’“Avanti!”, il giornale del partito, Claudio
Treves. Il nuovo segretario eletto, Costantino Lazzari, propose la direzione a
un altro riformista, Gaetano Salvemini. Per mantenere qualche filo unitario, e anche
per coinvolgere lo scrittore già illustre nuovamente nel partito, da cui si era
allontanato. Salvemini non se la sentì, e Lazzari propose allora Mussolini, che
a 29 anni, con baffi e capelli ancorché già stempiato, ne divenne il direttore.
Ne fece subito una rampa politica di lancio ed ebbe successo. Ne raddoppiò in
pochi mesi la diffusione, oltre 50 mila copie, col linguaggio aggressivo e
irriverente che lo caratterizzerà, da piazza più che da ufficio studi. E cercò
o accolse collaboratori di prestigio, anche fuori del partito o in contrasto
col gruppo dirigente massimalista, ma in sintonia per questa o quella battaglia
che decideva di combattere: nazionalisti, sindacalisti rivoluzionari, giovani di
ogni orientamento. Salvemini stesso e altri meridionalisti, Arturo Labriola per
la parte estera, Sergio Panunzio, il filosofo del diritto sindacalista
rivoluzionario (sarà miglior teorico del fascismo), Umberto Boccioni come illustratore,
etc..
astolfo@antiit.eu
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