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Il virus nel Lazio, col silenziatore
Il Lazio in particolare sta
peggio, molto peggio, per il coronavirus oggi della primavera. Ma nel silenzio
più assoluto. E nella vita in comune più tranquilla, come se niente fosse. Non
lo dice la sindaca, non lo dice la regione, che controlla la sanità, e sa bene
del disastro, non lo dicono le cronache. Si esce tranquillamente, si conversa, si urla anche, si mangia, si beve, si compra, come in un qualsiasi
autunno, fino a ieri pure mite. La rubrica “Destra sinistra – sinistra destra”
di questo sito mercoledì dice quello che a Roma colpisce come un pugno in un
occhio.
L’epidemia nel Lazio, come in altre
regioni, è molto più vasta e pericolosa che in primavera, quando era pressoché nulla rispetto ai numeri paurosi delle regioni padane, ma si dice e si fa
come se fosse invece per niente o poco pericolosa. Roma ha moltiplicato per venti
i contagi rispetto al picco della pandemia in primavera, e per dieci i decessi.
Ma in primavera a Roma non si poteva uscire di casa, e anche per andare dal
giornalaio bisognava giustificarsi. Ora invece è come se il virus non ci fosse.
Perché? Ci sono due ragioni per tanta
superficialità, una “politica” evidentemente, anche se politicamente assurda.
La seconda è il fatto economico: la chiusura rigida significa per molte
attività, commerciali, artigianali, e anche di piccola industria, la fine. La
ragione politica getta una luce sinistra sulla sinistra, sul ministro Speranza
e sul Pd romano. Si sottovaluta la situazione a Roma, ospedali pieni, un indice
elevato di contagiosità, e un numero elevato di decessi, perché la sanità è amministrata
dalla Regione, e la Regione è amministrata dal segretario del Pd. Una Regione che niente ha apprestato contro la prevista recrudescenza del virus, e avrebbe avuto tutto il tempo
per farlo. E ora manca, per la prima volta dacché è venuto in uso venti anni fa,
perfino il vaccino anti-raffreddore. Niente reparti covid, niente posti letto
nuovi, nessuna assistenza da parte delle Asl, nei tamponi e
nel tracciamento – le Asl semplicemente non rispondono.
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