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La paura non guasta
“Nel buio c’è la paura”. Una
riflessione sulla paura nel 2020 che parte da qui è come dire che il progresso,
il digitale, l’intelligenza artificiale, il millennio del grande salto
tecnologico, tutto quello di cui ci siamo inorgogliti, e ancora oggi non
critichiamo, ha qualcosa di barbarico. Che non è tutto oro quel che riluce,
eccetera. E certamente due crisi in vent’anni, anche gravi, danno da pensare.
Ma poi è anche vero che si affronta
il virus letale con sufficienza. Senza paura. E questo è un limite: bisogna
avere paura. Tenere il male, riconoscere il male. Cioè ammetterlo, non siamo al
di fuori del bene e del male, per quanto ipnotico si prospetti il millennio. È
bene in somma aver paura, spiega consolante lo psicologo, guardare in faccia la
realtà: senza la paura non esisterebbe il coraggio, l’eroe è uno che ha avuto
paura, e per questo fa le gesta eroiche, per il bene di tutti.
Niente soluzioni, ma a volte
pensarsi è bene, su un livello anche solo poco più su dell’ananke quotidiana.
Scoperto resta, meritevole di
una riflessione, il punto forse più importante che Andreoli solleva di passata:
la politica che vive sulla paura. Oggi del virus come ieri della bomba, ma una
politica di rimessa, saprofita, senza progetto, senza identità. Che è forse la
caratteristica del millennio: si dice la crisi delle ideologie, ma è un grande buco
nero – se non è una cloaca.
Vittorino Andreoli, Paura, Corriere della sera, pp. € 6,90
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