domenica 29 novembre 2020

Nabokov ironico, malinconico, e il fascino della Russia

Un’immersione nel fantastico, anche quando è realistico, storico, scientifico, entomologico. Per la scrittura rarefatta che snoda i racconti, eterea, umbratile. Di persone, situazioni, storie come avvolte o dissolte in una nebbia, di certezze, di sentimenti. Nella bizzarria – la bizzarria è il segno di Nabokov, il sorprendente, ma con il coinvolgimento dell’autore, come trasognato. Racconti di sogni, come sogni. Irenici. Anche nei disastri: “La parola”, il racconto di un esiliato cui una schiera di angeli mostra un mondo idilliaco sopra una realtà barbarica, è stato scritto dopo l’assassinio del padre di Nabokov, a Berlino dove i due abitavano - per mano di due emigrati estremisti che non gli perdonavano di essere stato segretario alla presidenza del governo Kerensky, del governo provvisorio dopo la prima rivoluzione, di febbraio (figlio a sua volta di un ministro della Giustizia dello zar Alessandro II, un ministro riformista).
Molti i racconti di figure femminili, che più spesso sono la ragazza piena di felicità. Con Berlino e Parigi, i luoghi dell’emigrazione, e il ricordo costante di Pietroburgo. La Russia – molta Russia d’antan - sempre con malinconia, ma vista indefettibilmente con lente ironica. In “Rumori” l’evocazione nostalgica dell’amore impossibile per la cugina Tatiana Evghenievna Segelkranz, sposata, tra fughe di Bach, abiti vaporosi, gite in bici, chiacchiere perse con l’amico artistoide, nel mezzo reca la domanda: “Ma dov’è questa Sarajevo?” Il racconto del titolo è il matrimonio a trent’anni, dopo molti rifiuti, di una donna affascinante, naturalmente russa, con uno sconosciuto incontrato in casa di amici che le chiede di sposarlo. 
È la summa dei racconti di Nabokov, scritti a partire dal 1921, dapprima a Berlino e poi a Parigi, alcuni ripescati e tradotti dal russo da Dmitri, il figlio dello scrittore, gli altri ritradotti dall’inglese, come li aveva riscritti lo stesso autore, che li ripubblicò in quattro raccolte, tra il 1958, dopo il successo di “Lolita”, e il 1976, un anno prima della morte. Questa, curata da Dmitri, cantante lirico e italianista, li comprende tutti, una cinquantina, eccetto i tredici pubblicati a parte col titolo “La Veneziana”. Compreso un inedito, “Natascia”, datato Berlino 1921 e firmato Vl. Sirine, che compendia Nabokov: le realtà rarefatte, l’emigrazione, la povertà dignitosa, la solitudine, la morte – ma la morte non turba l’innocenza.
Molto avviene in treno. A segnare le distanze, che per un russo sono un fatto, e la casualità, degli incontri, delle conversazioni, delle considerazioni, delle conoscenze. “In balia del caso” inscena un russo emigrato che serve come cameriere nel vagone ristorante di un treno sul quale viaggia la moglie amata, che lui crede dispersa in Unione Sovietica. Il treno è il mezzo dell’avvicinamento e, di più, dell’allontanamento. Il luogo di un mondo sradicato: il successo di Nabokv, non vittimista, e anzi bonario ironista della storia, copre un mondo di fatiche e sacrifici, anche nei casi, pochi, di riuscita, di rinascita.
Con la percezione acuta della violenza nella Germania di Hitler già nel 1933: “Il Leonardo”, slang della mala americana per falsario, traduce il russo “reuccio”, titolo originale del racconto, che mette in scena la violenza insensata tra coinquilini a Berlino. Con le note dello stesso autore. Altri racconti, a volte, nei racconti. Di “Favola”, che non rileggeva, dice, dal 1930, traducendolo in inglese scopre che anticipava Lolita: “Lavorando alla traduzione, ho trasalito incontrando un Humbert un po’ decrepito ma inconfondibile, che già scortava la sua ninfetta”. In nota a “Terrore” ironizza su Sartre: “Precedette di almeno una dozzina d’anni ‘La Nausée’ di Sartre, con cui condivide certe sfumature di pensiero, ma nessuno dei difetti fatali di quel romanzo”.
L’edizione è arricchita da Dmitri di una informata prefazione e di altre note esplicative, con ricordi personali e paterni. Le traduzioni italiane sono dello stesso Dmitri, e di France Pece, Anna Raffetto, Ugo Tessitore.
Vladimir Nabokov, Una bellezza russa e altri racconti, Adelphi, pp. 768 € 22

 

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