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sabato 7 novembre 2020

Roma brutta, sporca e cattiva

Un serial d’azione. Cattivo, anche nelle parti buone, nervoso, inquietante. Roma che non è ancora Roma, nell’VIII secolo, ma Alba Longa e Velia, tra il colle Palatino  l’Oppio, terra dei trenta re – tutti re, la tribù non è di molto tempo fa. Popoli della selva, selvaggi. Poco dopo Neanderthal - non sono pelosi. Che non fanno che maciullarsi. Con prestezza, il ritmo deve correre.
Rovere ha immagini anche eccezionali, tutte riprese con la luce naturale, coadiuvato dal direttore della fotografia Vladan Radovic. Ma cupo e, benché all’aperto, claustrofobico. Un racconto della forza, si direbbe, sulla traccia di S.Weil che l’“Iliade” spiega come il poema della forza.
Il seguito del “Primo re”, la storia di Remo. Compiuto il fratricidio Romolo continua la stesa saga di corpaccioni maschi, fango, ossa spezzate, colpi squarciati, con le mani, l’accetta, i bastoni, i sassi. Qui con qualche donna di complemento, almeno così la serie promette, una vendicatrice, sporca e cattiva anche lei.
Pare che il genere sia apprezzato, salutato come la resurrezione dei “peplum”, i kolossal in costume romano che usarono dagli albori del cinema fino ai primi anni 1960, da “Cabiria” alla “Clopatra” di Liz Taylor e Richard Burton, 1964, che infiammò il mondo. Misti con la cattiveria dei flm d’azione, la fantasia dei giochi di ruolo, e la velocità dei videogiochi. Per i millennial, quelli che passano la giornata al cellulare. Presentato come un grande sforzo produttivo, e per un largo pubblico, se Sky ci ha investito dieci episodi, e un anno di lavorazione, con masse, a Cinecittà. Presentato anche e recepito con giubilo paracritico. Ma difficile a entrarci.  
Curioso, in “Romulus” come nel “Primo re”, il distinto flair antiromano, antitaliano. La forza  è senz’altro la componente romana della civilizzazione. Ma qui senza mai una scintilla, un lampo, un cielo aperto? Senza un briciolo di umanità – di giudizio. Più che di uomini, la lotta continua sembra di montoni, seppure senza pelo. Poco fatici anche, dato che parlano, poco, in “protolatino”, che non si sa cosa sia, ma è un un insieme di suoni poco articolati, simili a quelli dei fumetti e dei giochi. Non c’è romano, non c’è italiano che non si odii?
Matteo Rovere,
Romulus

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