Secondi pensieri - 435
zeulig
Auschwitz - Il silenzio di Dio Camus l’aveva sentito
nel 1944, nel “Malinteso”. Era nell’aria, non si può darne colpa ai tedeschi?
Dio
–
Indubbiamente è la causa di più atrocità e morti al mondo dacché il mondo esiste,
di morti precoci, assassine, in massa, innocenti – la statistica è impossibile,
ma non c’è paragone tra il nome di Dio e altri nomi o cause di morti e conflitti.
Senza sua colpa, chi lo sa, sono gli uomini che hanno ucciso e uccidono in nome
suo, ma c’è altro Dio?
“Imagine
there is no heaven” è John Lennon di cui si ricorda la morte, giusto il cielo
sopra di noi, e niente inferni là sotto. E anche “immagina non ci siano
nazioni”, e niente religioni, né “possessions”, né bisogni, non bisogni non
soddisfatti. Tutto questo sarebbe possibile, perché no, ma senza paradiso? Altrimenti
sarebbe tutto inferno, seppure senza nome, già a partire da oggi qui. L’ateo riflessivo
– che riflette sull’ateismo – se ne immagina uno di arcobaleni e prati verdi.
Dio, al fondo, resta una consolazione – che è parte della logica.
Filosofia
tedesca -
Si può leggere Wittgenstein (“Philosophische Untersuchungen”) e non trovare mai
un riferimento tedesco. Si dice che venisse da Schopenhauer, ma è l’esatto
opposto.
Si può leggere Anscombe, seicento pagine
di Anscombe, e non imbattersi in un tedesco. Un paio di righe al più per Kant,
ma niente Hegel, Schopenhauer, l’onnipresente Nietzsche. L’analitica è tosta,
ma è filosofia, e non si incontrano i poderosi filosofi dell’essere e della
storia, gli ordinatori, i sistemisti, tutti risolutori – roba da Marvel, Eroicomics.
E le facili sorprese dei rovesciamenti – la dialettica come egualizzatrice: la
vita è la morte, l’amore è l’odio, la passione è dolore, la vitalità inganno e
allucinazione – e Sofia Loren Tina Pica?
Heidegger – Il nichilista di
riporto Sartre alla fine ha trovato l’esserci delle cose, il Roquentin della
sua “Nausea” lo trova, nelle radici di un castagno ai giardinetti – ma come
avrà fatto a vederle, il castagno ha radici a fittone, non si sarà trattato di
un pioppo, un platano, un ippocastano?
Lettura – “Un’amicizia pura e calma” è una delle
tante definizioni che Proust ne dà – questa in “Journées de lecture”, 66. Con la
virtù del silenzio – l’amicizia non ha bisogno di dichiararsi.
Mercato – È il regime dell’incertezza. Si dice
della sfida, ma è un gioco aperto, in campo libero, senza avversari, o allora
tutti avversari – senza un avversario diretto, né una disciplina o un torneo
regolati.
È un gioco per
eccellenze, non di massa. Le masse sono necessarie al mercato, ma come
subordinate – anche carne da macello.
Si vuole il
mercato egualizzatore delle opportunità – l’egualizzatore migliore possibile. Ma
si basa sugli hedge funds,
speculazioni che intendono annullare il rischio moltiplicando i rischi. Basati
cioè sulla moltiplicazione dell’incertezza. Che senso ha la moltiplicazione
della ricchezza mondiale che
è un gioco di
specchi? La razionalità della confusione.
Risparmio – Risparmiare ha una duplice funzione: mettere
fieno in cascina per l’inverno (il futuro incerto) e accumulare (per
orgoglio, potere, ostensione, o per la famiglia, stante il diritto all’eredità).
Questa seconda funzione attiva oggi un po’ meno, in epoca di singletudine, e
d’incertezza costituiva nel regime del mercato – il mercato è il regime
dell’incertezza. Ma per questo stesso motivo più attivo nella prima funzione,
anche se con scarso beneficio o addirittura, oggi, a un costo – si risparmia in
perdita. L’alternativa è il consumo, stigma sociale e di beneficio incerto,
anche in temperie edonista, epicurea. Le
società progrediscono (accrescono, migliorano, egualizzano) nell’equilibrio tra
risparmio e consumo.
Oggi il
risparmio in Italia (liquidità) supera il valore della produzione annuale, e
questo è un indicatore dissolutore: espressione e fattore d’incertezza, una
spirale negativa. Analogo lo squilibro sul debito. Il debito mondiale oggi è
calcolato nel 365 per cento del pil mondiale, tre volte e mezzo la ricchezza
prodotta. Praticamente impagabile. Il costo annuo di questo debito erode quote
crescenti, presto insostenibili, del pil stesso, della ricchezza che si riesce
ancor a promuovere. Un’economia senza senso, poiché non ha basi. Del tipo che una
volta – ancora ieri – si programmava col retropensiero che qualcuno avrebbe pagato
che non siamo noi. Ma ora che è così sovrabbondante?
La “teoria
monetaria moderna” vuole il debito pubblico un non debito: gli Stati non
possono diventare insolventi sul debito da loro emesso nella loro valuta. E che
potrebbe finire nell’inflazione. Se non che l’inflazione, la perdita di valore
della moneta che lo Stato liberamente emette, azzera il debito ma anche i
crediti. Che per la massa dei suoi cittadini sono il risparmio.
C’è una che d’irragionevole
nella logica dell’economia lasciata a se stessa – “triste scienza” – quando opera
su presupposti sbagliati, oggi il liberismo. Che la libertà, anche di stampare moneta,
vuole illimitabile. Non c’è mai stata accumulazione – accrescimento della
ricchezza – senza risparmio – rinuncia oggi al consumo, alla spesa. In tuta la
storia, di tutte le civiltà. E più per quelle ostensive, basate sul grandioso,
il ricco, il lussuoso, il raro – anche se i valori di scarsità sono soggettivi.
Sentimenti - La
compassione è rimessa in circolo dal papa, la consolazione è terra incognita, “l’immaginazione
per una teoria delle emozioni” è scarna riflessione, la prima delle tante, di Sartre
al debutto. L’“altra conoscenza” è ferma a Adam Smith – anche a Kant, ma Smith
è più preciso. Oggi si ricompatta sotto il termine frusto di “empatia”. Una
volgarizzazione che fa letame dei sforzi cognitivi in materia di Husserl e della
sua allieva Edith Stein - oggi santa, patrona d’Europa, con Caterina da Sema e
Brigida di Svezia. Delle riflessioni già avanzate ma presto interrotte sull’Einfühlung, il potenziale
comunicativo, il pensiero che non pensa. Il complesso di sentimenti, risentimenti,
eredità linguistiche che fanno la vita di relazione. Memoria, radicamento,
sensibilità, fantasia – “un’esperienza vissuta originaria, la quale non è stata
vissuta da me, e tuttavia si annunzia in me”, E. Stein.
Storia – È anche una furbata. Heine dice “lo
storiografo, il profeta retrospettivo”. La storia è la scienza di ricostruire
il passato, su fondamenta profetiche.
SS – Un corpo
religioso? “Simili formazioni procedono necessariamente da un’ispirazione
religiosa” - spiegava Simone Weil nel 1942 al generale de Gaulle proponendo le
“infermiere di prima linea” - le SS con l’“eroismo della brutalità”, come i
parà e gli altri gruppi scelti di Hitler: “Non nel senso dell’adesione a una
Chiesa determinata, in un senso assai più difficile da definire ma al quale solo
questa parola è adatta. Ci sono circostanze in cui tale ispirazione costituisce
un fattore di vittoria più rilevante di quelli militari in senso stretto”.
Hitler vinceva perché sapeva quanto il fattore morale è decisivo nella guerra
ideologica: “Non che l’hitlerismo meriti il nome di religione. Ma è senza
dubbio un surrogato di religione, e questa è una delle cause principali della
sua forza”. Avere soldati “animati da una diversa ispirazione rispetto alla
massa dell’esercito, un’ispirazione che somiglia a una fede”.
zeulig@antiit.eu
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