Al tempo di “Paolorossi”, un’altra Italia
Un altro linguaggio, un altro
mondo. Dentro e fuori del campo. Non un secolo fa, e nemmeno mezzo secolo. Il
“sognatore che non si arrende” si è ora dovuto arrendere, ma ha lasciato una
formidabile lezione di ottimismo, di bellezza. Nel suo piccolo, anche sociale e
civile.
È – era - un altro calcio. Il gol
famoso di Tardelli al Mundial di Spagna, che il film ripropone, vede in azione Scirea, Bergomi, e lo stesso
Tardelli, mezza difesa e il centrocampo: nulla a che vedere col ticchettio
afono di oggi. E un’altra passione.
Il Mondiale di Spagna prende
naturalmente più spazio, il torneo di “Paolorossi”, come il minuscolo centravanti sarà famoso nel mondo.
Una vittoria meritata, contro i migliori del mondo, Argentina, Brasile,
Germania, e non dimenticando la Polonia di Boniek. Che chiudeva un periodo
durissimo, di terrorismo, inflazione, mafia. Roma il giorno dopo il Mondiale, e
anche una settimana dopo, era ordinata, perfino pulita, nel traffico, nei
rapporti. Il paese si diede un’altra dimensione, arrivando a essere la quinta,
o quarta, economia mondiale più ricca.
Il ritorno della squadra campione
fu festoso e dignitoso - il film non lo documenta, ma lo ricorda: la dignità è
il fattore che più unifica, per il meglio. Una festa, che si compara nella memoria col triste, polemico ritorno dopo il Mondiale di Germania nel 2006: il
calcio era anch’esso avvelenato dai giudici, come tutta l’Italia.
Michela Scolari-Gianluca Fellini, Paolo Rossi – il campione è un sognatore
che non si arrende mai, Rai 2
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