venerdì 11 dicembre 2020

Al tempo di “Paolorossi”, un’altra Italia

Un altro linguaggio, un altro mondo. Dentro e fuori del campo. Non un secolo fa, e nemmeno mezzo secolo. Il “sognatore che non si arrende” si è ora dovuto arrendere, ma ha lasciato una formidabile lezione di ottimismo, di bellezza. Nel suo piccolo, anche sociale e civile.
È – era - un altro calcio. Il gol famoso di Tardelli al Mundial di Spagna, che il film ripropone,  vede in azione Scirea, Bergomi, e lo stesso Tardelli, mezza difesa e il centrocampo: nulla a che vedere col ticchettio afono di oggi. E un’altra passione.
Il Mondiale di Spagna prende naturalmente più spazio, il torneo di “Paolorossi”, come il minuscolo centravanti sarà famoso nel mondo. Una vittoria meritata, contro i migliori del mondo, Argentina, Brasile, Germania, e non dimenticando la Polonia di Boniek. Che chiudeva un periodo durissimo, di terrorismo, inflazione, mafia. Roma il giorno dopo il Mondiale, e anche una settimana dopo, era ordinata, perfino pulita, nel traffico, nei rapporti. Il paese si diede un’altra dimensione, arrivando a essere la quinta, o quarta, economia mondiale più ricca.
Il ritorno della squadra campione fu festoso e dignitoso - il film non lo documenta, ma lo ricorda: la dignità è il fattore che più unifica, per il meglio. Una festa, che si compara nella memoria col triste, polemico ritorno dopo il Mondiale di Germania nel 2006: il calcio era anch’esso avvelenato dai giudici, come tutta l’Italia.
Michela Scolari-Gianluca Fellini,
Paolo Rossi – il campione è un sognatore che non si arrende mai, Rai 2

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