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Cronache dell’altro mondo - chi ha pagato chi (84)
Al voto del 3
novembre il riccastro Trump è arrivato con una campagna elettorale costata poco
più della metà di quella di Biden, 963 milioni di dollari contro 1,4 miliardi.
Doppia anche la “spesa elettorale complessiva” (presidenziale, per i governi
statali e locali, e per il Congresso) del partito Democratico rispetto a quella
del partito Repubblicano, 6,9 miliardi di dollari contro 3,8.
Nelle elezioni
precedenti le spese dei due partiti si sono più o meno equivalse (eccetto la
campagna elettorale presidenziale del 2016, per la quale Hillary Clinton aveva
surclassato Trump).
Hanno soprattutto contribuito alla campagna elettorale Democratica i settori knowledge e entertainment,
in percentuali attorno al 90 per cento a favore di Biden, per un totale di
circa 300 milioni. Dietro i media, Hollywood e Silicon Valley, vengono gli studi
legali, con contributi per 210 milioni di dollari a favore del partito Democratico,
l’84 per cento del totale dal settore. Al terzo posto Wall Street, con 162
milioni, il 63 per cento dei contributi elettorali totali del mondo
finanziario.
Trump ha perso
e ha vinto. Dai 63 milioni di voti ottenuti nel 2016 è passato a 73,1. Biden è
passato dl precedente record (Obama, 2008) di 69,5 milioni a 78.7 milioni di
suffragi. Ma ha vinto alla stessa maniera come Trump aveva vinto nel 2016, per
uno scostamento elettorale minimo in alcuni Stati - bastanti ad assicurare il blocco elettorale presidenziale di questi Stati. Nel 2016 Trump aveva vinto quattro
Stati, Pennsylvania, Florida, Michigan e Wisconsin per pochi voti, meno dell’
per cento. Biden ha vinto il 3 novembre in Pennsylvania e il Wisconsin per lo 0,6
per cento e in Michigan per il 2,6: in
tutto 237 mila voti, l’1,6 per cento dei votanti nei tre Stati.
Malgrado la
sconfitta di Trump, il partito Repubblicano non ha perso in nessuno Stato dove
aveva la maggioranza. Ha anzi guadagnato un governatore, e più deputati alla Camera
dei Rappresentanti. Potrebbe anche mantenere la maggioranza di 52 senatori: ne
ha rieletti 50 e potrebbe avere uno o due sei seggi senatoriali ancora da votare,
in Georgia, il 5 gennaio.
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