Germania militante, ma deve arruolare immigrati
La Germania si
è fatta più militante, in senso proprio. D’accordo con Macron e l’esercito
europeo, e con gli Usa per una maggiore partecipazione nella Nato, alle spese e
all’operatività. I Verdi, il nuovo partito della sinistra, già pacifisti, propongono
più spese militari e più impegni, specie per l’esercito europeo. Il presidente Steinmeier,
socialista, è categorico sulla “Frankfurter Allgemeine Zeitung”:“Solo un’Europa
che è in grado di difendersi in modo credibile potrà mantenere gli Stati Uniti
nell’alleanza”. E l’ex cancelliere socialista Schröder prospetta su “Handelsblatt”
“un futuro per l’Europa” solo come “attore sovrano e sicuro di sé nella
politica mondiale”.
La destra
invece è cauta – conoscendo i suoi polli? Annegret Kramp-Kerrenbauer, ministra
della Difesa, taglia corto su “Politico”: “Le illusioni di autonomia strategica
europea devono cessare, gli europei non potranno rimpiazzare il ruolo cruciale
dell’America in quanto fornitrice di sicurezza”.
La prudenza è
d’obbligo perché in Germania la professione militare non è apprezzata, e anzi è
disprezzata. Trent’anni fa, per riuscire ad arruolare i futuri sottufficiali e
ufficiali, le forse armate dovettero promettere lauree (corsi di laurea). Condizionandole a soli sei anni di ferma. Ora la Bundeswehr studia come sopravanzare il limite
costituzionale della nazionalità e della fedeltà istituzionale arruolando
immigrati. Anche come ufficiali se diplomati o laureati, per almeno cinque anni
di ferma. A cambio della nazionalità subito.
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