mercoledì 16 dicembre 2020

Germania militante, ma deve arruolare immigrati

La Germania si è fatta più militante, in senso proprio. D’accordo con Macron e l’esercito europeo, e con gli Usa per una maggiore partecipazione nella Nato, alle spese e all’operatività. I Verdi, il nuovo partito della sinistra, già pacifisti, propongono più spese militari e più impegni, specie per l’esercito europeo. Il presidente Steinmeier, socialista, è categorico sulla “Frankfurter Allgemeine Zeitung”:“Solo un’Europa che è in grado di difendersi in modo credibile potrà mantenere gli Stati Uniti nell’alleanza”. E l’ex cancelliere socialista Schröder prospetta su “Handelsblatt” “un futuro per l’Europa” solo come “attore sovrano e sicuro di sé nella politica mondiale”.
La destra invece è cauta – conoscendo i suoi polli? Annegret Kramp-Kerrenbauer, ministra della Difesa, taglia corto su “Politico”: “Le illusioni di autonomia strategica europea devono cessare, gli europei non potranno rimpiazzare il ruolo cruciale dell’America in quanto fornitrice di sicurezza”.
La prudenza è d’obbligo perché in Germania la professione militare non è apprezzata, e anzi è disprezzata. Trent’anni fa, per riuscire ad arruolare i futuri sottufficiali e ufficiali, le forse armate dovettero promettere lauree (corsi di laurea). Condizionandole a soli sei anni di ferma. Ora la Bundeswehr studia come sopravanzare il limite costituzionale della nazionalità e della fedeltà istituzionale arruolando immigrati. Anche come ufficiali se diplomati o laureati, per almeno cinque anni di ferma. A cambio della nazionalità subito.

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