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Gli affari oscuri di Bolloré con Mediobanca
Nella denuncia
della Procura di Milano contro Vivendi-Bolloré sull’affare Mediaset si
documenta una pratica non inconsueta in affari, e anzi comune: la scalata
surrettizia a un’azienda o a un gruppo. Se in modo legale o illegale nella fattispecie starà al
giudice decidere. Ma al centro di questo ennesimo affare dubbio sta Mediobanca.
Mediobanca ha
favorito in tutti i modi Bolloré, dapprima in casa Ligresti (Premafin-Sai), poi
su Telecom-Tim, poi su Mediaset. Ha fatto per lui gli acquisti al coperto -
dopo avergli prospettato, si sa, l’affare. E gli ha costruito un’immagine da cavaliere
bianco dell’asfittico capitale italiano. Mentre Bolloré al suo paese è tenuto
in punta di bastone, temuto per i pochi scrupoli e nulla più – un cavaliere
nero.
Mediobanca
inoltre dava Tim a Bolloré dopo averla svuotata con una privatizzazione che è
poco dire una rapina. La Stet-Sip, l’ottima società pubblica, che investiva
molto per cablare l’Italia, fu regalata a un “salotto buono” che, in varie
accezioni, dagli Agnelli a Tronchetti Provera e a Colaninno, la usò per pagarsi
le bollette – solo ora, forse, dopo vent’anni, potremo navigare in fibra, con
gli investimenti di Enel e Cdp, cioè, di nuovo, dello Stato.
Depurata della
componente Berlusconi - politica, etica - la vicenda Vivendi-Mediaset è agghiacciante. Di come si fanno gli affari in certi
ambienti. Che non sono mafiosi o malavitosi: sono Mediobanca.
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