La corruzione in Procura
In Africa e in Medio Oriente non si fanno affari se non si pagano commissioni, tangenti. Lo
sanno tutti, e non c’è nulla da fare. L’interlocutore è sempre lo Stato, e gli
Sati in Africa e nel Medio Oriente sono patrimoniali, ancorché costituzionali:
sono “proprietà privata” del potere. Non vi si vince una gara, si paga un
beneficio al potente di turno - nella penisola arabica, p.es., i vari principi
reali.
Ci sono leggi
anti-corruzione fuori dell’Africa e del Medio Oriente. Che però non si
applicano a questi mondi. C’è solo la Procura di Milano che instaura grandi
processi, periodicamente, a carico dell’Eni, o di società ex Eni, come Saipem,
attive in quel mondo. Per un’intransigente applicazione della legge, si
dovrebbe dire, se non che la Cassazione, come avant’ieri, inesorabile cassa
tutte le procedure (e le procedure si avviano solo per le aziende – ex –
pubbliche). Oppure per provincialismo. E invece no, non è severità e non è
provincialismo – solo a Milano non si sa come va il mondo?
Sono inchieste
avviate dalla concorrenza. Più spesso estera ma con agganci in Italia, a
Milano, in banca e\o in attività d’immagine. O da dipendenti cacciati con
disonore. Cioè dai più corruttori-corrotti. Sempre e solo a carico delle
aziende pubbliche. Con budget rilevantissimi da spendere, per traduttori e
interpreti, perizie, viaggi. In capitali per molti ancora esotiche, comunque fuori
dal giro: Algeri, Lagos, Kinshasa.
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