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La prima Instapoet
La poesia al tempo di Instagram.
Pensierini, arguzie, consolazioni. Con molto amore, ordinario, sotto forma di
sesso. E alcune notazioni probabilmente etniche, su zii e cugini dalle mani
lunghe. Rupi Kaur, indiana sikh naturalizzata canadese, è celebre, oltre che per
questa raccolta nata su Tumbir e poi
Instagram, con disegni suoi, per un “saggio figurato” sulle mestruazioni, firmato
“kaur, donna del sikhismo”.
Un regalo editoriale ai lettori
teen-ager. Rupi Kaur lo licenziò nel 2014, a ventidue anni. Ed è stato best-seller
mondiale, da milioni di copie, per un anno e mezzo in classifica tra i più
venduti del “New York Times” – negli Stati Uniti il mercato degli adolescenti è
tra i più frequentati, con sceneggiati tv e molti film. “Chi mai potrà misurare il furore e la violenza del
cuore di un poeta in un corpo di donna”, pare minacciasse Virginia Woolf. Kaur
non se ne dà per inteso.
Pensierini saggi - “parole d’amore,
di dolore, di perdita e di rinascita” è il sottotitolo. In quattro sezioni: “il
ferire, l’amare, lo spezzare, il guarire”. Del genere: “L’arte d’esser vuota\ è
semplice”, e “se non basti a te stessa\ non basterai mai\ a nessun altro”. Più
l’amore: “Sto imparando\ ad amarlo\ amandomi”, “sono un museo pieno d’arte\ ma
tu avevi gli occhi chiusi”, o “ero musica\ ma tu avevi le orecchi mozzate”, “non
è cattivo l’amore\ siamo cattivi noi\ l’amore non è un gioco\ siamo noi ad aver
reso\ l’amore un gioco”, e “com’è che l’amore, perfino quando se ne va, non se
ne va”, o “come fa a morire il nostro amore\ se sta scritto\ in queste pagine”.
Ma più di tutto, lei lo sa, “fare l’amore\ alle parole\ è eroticissimo”.
Rupi Kaur, Milk and Honey, Tea, pp. 207, ill. € 5
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