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sabato 12 dicembre 2020

La prima Instapoet

La poesia al tempo di Instagram. Pensierini, arguzie, consolazioni. Con molto amore, ordinario, sotto forma di sesso. E alcune notazioni probabilmente etniche, su zii e cugini dalle mani lunghe. Rupi Kaur, indiana sikh naturalizzata canadese, è celebre, oltre che per questa raccolta nata su  Tumbir e poi Instagram, con disegni suoi, per un “saggio figurato” sulle mestruazioni, firmato “kaur, donna del sikhismo”.   
Un regalo editoriale ai lettori teen-ager. Rupi Kaur lo licenziò nel 2014, a ventidue anni. Ed è stato best-seller mondiale, da milioni di copie, per un anno e mezzo in classifica tra i più venduti del “New York Times” – negli Stati Uniti il mercato degli adolescenti è tra i più frequentati, con sceneggiati tv e molti film. “Chi mai potrà misurare il furore e la violenza del cuore di un poeta in un corpo di donna”, pare minacciasse Virginia Woolf. Kaur non se ne dà per inteso.
Pensierini saggi - “parole d’amore, di dolore, di perdita e di rinascita” è il sottotitolo. In quattro sezioni: “il ferire, l’amare, lo spezzare, il guarire”. Del genere: “L’arte d’esser vuota\ è semplice”, e “se non basti a te stessa\ non basterai mai\ a nessun altro”. Più l’amore: “Sto imparando\ ad amarlo\ amandomi”, “sono un museo pieno d’arte\ ma tu avevi gli occhi chiusi”, o “ero musica\ ma tu avevi le orecchi mozzate”, “non è cattivo l’amore\ siamo cattivi noi\ l’amore non è un gioco\ siamo noi ad aver reso\ l’amore un gioco”, e “com’è che l’amore, perfino quando se ne va, non se ne va”, o “come fa a morire il nostro amore\ se sta scritto\ in queste pagine”. Ma più di tutto, lei lo sa, “fare l’amore\ alle parole\ è eroticissimo”.
Rupi Kaur, Milk and Honey, Tea, pp. 207, ill. € 5


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