domenica 27 dicembre 2020

Letture - 443

letterautore
 
Amsterdam
– Fra le “città invisibili” di Marco Polo-Calvino “c’è la città a forma di Amsterdam, semicerchio rivolto a settentrione, con canali concentrici: dei Principi, dell’Imperatore, dei Signori”.
 
Avventura
– I romanzi d’avventura aprono “la terra, tutta la terra”, ai ragazzi – la aprivano quando Sartre era piccolo, un secolo fa (Simone de Beauvoir, “Colloqui con J.-P. Sartre”), ora non si fa più geografia (è razzista?). Aprono all’avventura i luoghi remoti, ovviamente: “A Parigi è raro che si veda sorgere un Pellerossa con le piume sulla testa e una arco in mano”. E più ancora i romanzi d’avventure, di “giovani eroi in aereo o in dirigibile”, che vanno per continenti remoti.
 
Comunisti
– “I comunisti non credono all’inferno, credono al niente. L’annientamento del compagno Nizan fu decretato” – e fu radicale, cattivissimo anche dopo la sua morte al fronte nel 1940, nella drôle de guerre, la guerra per finta contro l’invasione tedesca. Combattuta poco e male anche per il sabotaggio dello sforzo di guerra decretato dal sindacato a guida comunista dopo l’accordo di Stalin con Hitler per la spartizione della Polonia, contro il quale Nizan aveva protestato, ponendosi “fuori del partito”.
Cattivissimo Sartre ricordando l’amico di gioventù Paul Nizan nel 1960, nella prefazione alla  riedizione Maspéro di “Aden Arabie”. La richiesta dell’editore lo raggiunse all’Avana, dove si era innamorato di Castro. Dopo aver ripudiato il comunismo cui si era avvicinato nel 1951, per le giornate della pace, che il partito Comunista promuoveva dopo che Stalin ebbe sperimentato la bomba atomica.
 
Per il comunismo sovietico, che Camus criticava nei cinque saggi raccolti sotto il titolo “L’uomo rivoltato”, Sartre aveva rotto nell’estate del 1952 l’amicizia più diretta e complice che sia mai stato capace di avere, dopo Nizan, con un uomo - una persona di sesso maschile. Così Sartre riepilogava la vicenda con Simone de Beauvoir nel 1984. nei “Colloqui” romani. Per un equivoco, dice – ma in realtà poi scopre che anche in questo caso non riusciva ad essere amico, amico per sempre, non di una persona di sesso maschile: perché Camus, per contestare una critica virulenta (a giudizio dello stesso Sartre) pubblicata su “Les Temps Modernes”, la rivista di Sartre, da Francis Jeanson, Pcf duro e puro, gli aveva scritto “Signor Direttore”. La critica riguardava soprattutto l’assunto di “L’uomo rivoltato”, che i campi di concentramento staliniani non erano dissimili dai lager di Hitler. Sartre rispose personalmente, al posto di Jeanson: “La nostra amicizia non era facile ma la rimpiangerò. Se voi (i due amici non si davano il tu, n.d.r.) la rompete oggi, è senza dubbio perché doveva rompersi. Molte cose ci avvicinavano, poche ci separavano. Ma questo poco era ancora troppo: l’amicizia, anch’essa, tende a divenire totalitaria; ci vuole l’accordo in tutto o nel litigio gli stessi senza partito si comportano da militanti di partiti immaginari”. 
 
Crittografia
– Edgar Allan Poe la praticò come stratagemma narrativo in “Lo scarabeo d’oro”, dopo averla  teorizzata ripetutamente, in numerosi scritti, come “un eccellente esercizio di disciplina mentale”, consigliabile ai politici, ai generali, agli intellettuali, ai viaggiatori – allora il viaggi era un’avventura in terra ostile. Il successo di pubblico del racconto lo avviò verso la scrittura dei gialli – o meglio noir. Con “Gli assassinii della rue Morgue” e i successivi. Ma prima ancora del successo dello “Scarabeo d’oro” aveva lanciato su “Graham’s”, la rivista  di cui era il direttore, un premio (un anno di abbonamento gratuito), a chiunque avesse risolto uno sei suoi crittogrammi – la risposta dei lettori fu talmente vasta che dovette ritirare l’offerta.  
 
Dante
– La “Commedia” è apocalittica? È un altro aspetto di Dante da considerare.
Del fascicolo che il settimanale “Robinson” dedica a Dante il contributo nuovo è nell’intervista settimanale di Gnoli, che scopre un Gennaro Sasso dantista appassionato alla terza età, abbandonati alla pensione gli studi su Machiavelli: “La ‘Commedia’ è il poema dell’apocalisse e della redenzione dell’umanità.  Dante compie un viaggio cristologico, in cui succedono cose che col primo avvento del Cristo non sono avvenute. La più importante delle quali è la fine del mondo, la compiutezza dei tempi”. Una fine della storia, spiega Sasso, che Dante ha ricavato dalla tradizione medievale. Una lettura non nuova, precisa, ma non nel senso dell’apocalisse: “L’idea che la ‘Commedia’ sia una profezia è stata sostenuta da molti. Ma la vera questione è: di quale profezia parliamo? Quella che Dante immagina nasce dall’esito apocalittico”.
In effetti la “Commedia” è di dopo il Giudizio: ci sono i condannati, i salvati, e i salvati nella memoria e le buone intenzioni, e Dio non governa, splende nella sua gloria..
 
Milione
– Uno dei libri, il “Milione” di Marco polo, come “Le mille e una notte”, dice Calvino, “Le città invisibili”, VIII, “che diventano continenti immaginari in cui altre opere letterarie troveranno il loro spazio” – “continenti dell’«altrove», oggi che l’«altrove»  si può dire che non esista più, e tutto il mondo  è un uniformarsi”.
 
Pagina  Nicola Gardini (“Il libro è quella cosa”) la lega a pagus, “Dalla radice pag-\pak-, che esprime l’idea del fissare”. Da cui “il verbo pango  («fissare», appunto), pax («pace»), compages («struttura») e pagus («villaggio»).
Pagus, il villaggio, è allora il luogo della sedentarizzazione, dopo la lunga stagione del nomadismo. Gardini ne dà un altro senso: “Sulla pagina si fissano le lettere, la pax è qualcosa di fissato, il pagus  è spazio dalle delimitazioni fisse”. Ma il legame di pagus alla sedentarizzazione è più significativo – anche nei derivati paganus e pagensis (paesano, del paese).
 
Perelà, uomo di fumo – L’opera che Pascal Dusapin ha tratto dal racconto di Palazzeschi, nel 2003, è stata rappresentata con grande successo a Parigi (Opéra Bastille) e Montpellier, non in Italia. Il libretto è stato scritto in italiano, dallo stesso compositore. Che ha dato nomi italiani ai tre personaggi femminili: Pena, Rete e Lama,
Dusapin, allievo di Messiaen e Xenakis, era stato prix de Roma dell’Accademia francese.
 
Tala – Baciapile, beghino, è il termine con cui Simone de Beauvoir si riferisce ripetutamente nei suoi colloqui romani con Sartre (“Colloqui con Jean-Paul Sartre”) a Merleau-Ponty, il filosofo che fu molto amico della coppia (molto presente anche nelle “Memorie di una ragazza perbene”, col nome di Jean Pradelle, e nel recente recupero postumo, “Le inseparabili”, come Pascal). Gergo lo dice il Petit Robert, in uso all’École Normale Supérieure per dire “cattolico praticante” – nel caso di Merleau-Ponty si tradurrebbe come “cattocomunista” - di origine incerta: forse da talapoint, monaco, prete, o da “qui va(t) à la messe”.
Nei due testi di de Beauvoir, le “Memorie” e “Le inseparabili”, tutt’e tre i personaggi, Merleau-Ponty, la sua fidanzata Zaza, e Simone de Beauvoir, di Zaza amica del cuore e anche un po’ innamorata, erano cattolici ferventi, di famiglie e scuole cattoliche – in Francia non c’era il “non possumus”, ma ancora un secolo fa il mondo cattolico si distingueva fieramente dalla Repubblica, dalle leggi e le istituzioni repubblicane.

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