zeulig
Amore
-
Dice bene Lou Salomé, l’amore dura finché ognuno resta se stesso nella coppia,
non si adatta, si piega, si uniforma. Ma ci vorrebbe un giardino per questo, e
almeno un paio di saloni. Nelle tre stanze le differenze urtano. Tanto più che
non c’è più l’osteria al rientro dal lavoro, il biliardo, le chiacchiere con
gli amici al bar, attorno a una birra, ma casa e lavoro, lavoro e casa,
invariabilmente, accumulando i malumori e non disperdendoli.
L’amore finisce con la rendita urbana.
La coabitazione dovrebbe insegnare a
esser senza essere. Un nuovo tipo di umanità. Una sorta di campo di concentramento
senza recinzioni né cani lupo. Riscaldato. In muratura solida. Magari col
telefono, e un letto con la porta, ma per il resto sempre a urtarsi, in cucina,
al gabinetto.
Anima – Non è cambiata dopo l’invenzione di Platone.
Che la inventò senza l’aiuto di Socrate (Socrate ne sarebbe stato contento?),
anche se la fa spiegare a lui, nel “Fedone”: è la memoria del tempo. All’interlocutore
Cebete, il Socrate-Platone risponde: “Tu dici che l’anima è qualcosa di forte e
simile al divino, e che essa esisteva già prima che noi fossimo uomini; ma
tutto questo proverebbe non già che l’anima è immortale ma solamente che essa
ha lunga durata, che è esistita in qualche luogo per un tempo lunghissimo, e
che sapeva e faceva molte cose”.
Citazione
-
Thomas Bernhard, “Perturbamento”, 1967: “Siamo chiusi in un mondo che cita
continuamente tutto, rinchiusi in una citazione continua che è il mondo”. E: “In fondo tutto ciò che
viene detto è citato”. E in “Correzione”, 1975: “Tutto il resto è correzione
della correzione della correzione”.
Parliamo per citazioni, tutto ciò che
diciamo è stato detto, infinite volte. Il miracolo è che si possa dire di nuovo, come se non fosse stato detto.
Complotto - Un Grande Complotto non si installa contro una comunità, contro l’opinione,
neanche come ipotesi o sospetto.
Tanto
vale non elaborarci sopra.
Gesù
Bambino -
La Madonna col Bambino esposto in braccio, che si veda che è un maschio, è già
nelle ceramiche micenee – anche a Cipro. Quindi del secondo millennio a.C..
Ideale – Come antitesi del reale, lo esclude? S’intende
comunemente l’ideale come una meta, un gradus
ad parnassum della condizione umana verso l’ideale originario, totalizzante,
del Bene, il Bello e il Giusto coniugati. Ma è – è anche – l’opposizione del reale,
quello che il reale non è, o non può, non vuole, essere. Una forma, per quanto
compatta (estrema, totale), vuota.
Funziona
come un richiamo per uccelli? Allora falso – un falso reale.
Il cammino
del Bene (Bello, Giusto) sarebbe più arduo o più facile (possibile, agevole) senza
l’ideale? La stessa pedagogia sarebbe più o meno produttiva senza l’ideale,
l’irraggiungibile perfezione? Un metro ci vuole, una misura delle cose.
Io
so –
Quello di Pasolini forse no, se era persona angelica, ma è l’Io inquisitoriale.
Sciascia – che di Pasolini si diceva “fraterno e lontano” – lo ha spiegato: è il
procedimento infernale dell’Inquisitore, quello-che-sa-ma-non-ha-le-prove. E
imponeva, quello storico, la tortura senza magari essere un sadico - alcuni inquisitori
ne soffrivano: per il dovere della verità.
La verità ha molti nemici tra i suoi
sostenitori accesi. Tra gli imbroglioni come tra gli sbirri.
Morte – “Niente muore di ciò che ha colpito
l’intelligenza” è il Faust di Goethe. Che Gautier, leggendo “Faust” nella
traduzione di Nerval, può parafrasare così: “Niente muore, tutto esiste sempre;
nessuna forza può annientare ciò che fu una volta”.
Nerval
introduce la traduzione, su questo puto, così: “Per lui come per Dio, senza
dubbio, niente finisce, o almeno niente si trasforma se non la materia, e i secoli
passati si conservano tutti interi allo
stato d’intelligenze e di ombre”.
“Ciascuno
porta la sua morte in sé, come il frutto il nocciolo”, è Rilke. Una
constatazione.
San Paolo – Un santo, si direbbe, da filosofi – da pensatori,
Pasolini compreso. Da Heidegger a Agamben, con Carl Schmitt, Taubes, Foucault,
Derrida, Badiou, e anche, da ultimo, Vattimo. Da filosofi del Novecento, secolo
marciante ma insoddisfatto, che volle riscoprire il sacro.
Si
direbbe non il
calvo sudaticcio di tanta iconografia, un semita indaffarato, ma il vichingo
rossodorato, barba fluente, ricci in abbondanza, del Prado, il San Paolo di
Rubens, e molta autorevolezza, un Mosè riflessivo.
Parola – Divise invece di unire? Lo scrittore
Houellebecq così la sintonizza nel linguaggio, per esempio, dell’amore: “La parola
non ha per vocazione di creare l’amore, ma la divisione e l’odio, la parola separa
a misura che si produce”. Paradossalmente, ma non del tutto, nella relazione
d’amore: “È male che gli amanti parlino la stessa lingua, è male che possano realmente
capirsi, che possano comunicare con le parole”. Mentre “un informe balbettio
amoroso, semi-linguistico, parlare alla propria donna o al proprio uomo come si
parlerebbe al proprio cane, crea le condizioni di un amore incondizionato e
durevole”.
Peccato - È una condizione
(una colpa) soggettiva. Ci sono leggi e ci sono catechismi, ma è il peccatore
che decide cosa è peccato, nella confessione: l’adultero pubblico e anche
l’assassino potrebbero sfuggire a questa colpa, nel senso del peccato.
Si è discussa la raccomandazione del papa Bergoglio di non
considerare automaticamente peccatori, quindi non ammessi ai sacramenti,
nemmeno ai riti, i divorziati. Tra i quali invece, ha ragione il papa, ci possono
essere dei buonissimi fedeli.
Preliminare è la confessione, in caso di peccato, cioè il riconoscimento
della colpa: è in capo al peccatore decidere se e quando ritenersi in colpa. Il
comandamento non è la legge, l’applicazione autonoma,
automatica, della legge, con aggravanti e attenuanti. Il confessore giudica il
peccato dopo che il peccatore l’ha riconosciuto, in confessione.
Lo stesso che per il divorzio si può arguire della convivenza, anche
dello stesso sesso. Ogni proibizione, anche oggettiva, dello stesso diritto
canonico, è peccato solo in soggettiva. Il confessore non può dichiararlo
autonomamente. Lo stesso il comunicatore – il diacono o il sacerdote che dà l’ostia
consacrata: non può escludere dalla comunione, il sacramento più diffuso insieme
con la confessione, e il più immediatamente correlato al peccato.
zeulig@antiit.com
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