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Americana – Una
letteratura della morte piuttosto che dell’American
Dream? È l’ipotesi di Mario Praz, “Il mondo che ho visto”, 84, che fa un
elenco cospicuo di scrittori pessimisti: “Per un Whitman, avete un Poe, un
Hawthorne, un Melville, un James, un Faulkner”. La lista si può aggiornare
con Hemingway, Carson McCullers, Frances
O’Connor, Truman Capote, Vonnegut, Anne Sexton, Sylvia Plath. Quelli più
propriamente americani – nel secondo Novecento e in questo primo Millennio molta
letteratura americana è ebraica, di immigrazione - ma già Woody Allen è sulla
traccia mainstream.
Gli
Stati Uniti, che “guidano il resto del mondo nella scienza e nella tecnologia”,
sono “il Paese occidentale più ostile alla scienza”, alle “magnifiche sorti e
progressive”, spiega a Paolo Giordano su “La Lettura” Jared Diamond, esperto di Fisiologia,
Biologia evolutiva, Biogeografia, che ha insegnato Geografia Politica alla
Luiss con Antonio Giordano. In effetti, il darwinismo è ancora contestato in
molti Stati americani, e il creazionismo è forse prevalente. La resistenza, secondo Diamond,
che “è un esito dell’anti-intellettualismo. Che è dominante, anche nei ceti
medio-alto borghesi - “è routine”, dice
Diamond. Che non ha una spiegazione onnicomprensiva, ma una sì: “Una è legata
alla nascita stessa degli Stati Uniti, che vennero fondati da emigrati europei
in cerca di libertà religiosa. Qui non c’erano le grandi Chiese come in Europa,
bensì una miriade di piccole comunità scismatiche. Nei secoli successivi abbiamo
avuto più movimenti religiosi fondamentalisti”, cioè catastrofisti, “di
qualsiasi altro Paese al mondo: i mormoni, gli avventisti del settimo giorno, i
testimoni di Geova… Il risultato è questo anti-intellettualismo, spesso
associato a un primitivismo religioso”.
Brasile – Da bois de braise, secondo Lévi Strauss,
“Tristi tropici”, § “La ricerca de potere”, legna da ardere.
Carrara – Molto
marmo bianco di Carrara è stato utilizzato nelle case a New York e negli Stati
vicini a fine Ottocento-primo Novecento, come residuo delle traversate degli
immigrati: veniva utilizzato come zavorra dai piroscafi.
Cina – Peter
Frankopan autore in tre anni di due libri promozionali della Via della Seta, è
professore a Oxford, informa “La Lettura” – insegna Storia bizantina. In
effetti i potentati asiatici ex comunisti hanno investito molto a Londra nel
Millennio, per la comunicazione. Con munificenza. Frankopan piega a Luigi
Ippolito che “l’Asia guiderà il nuovo mondo”. Non fra un secolo, subito dopo la
pandemia.
Classici
– Risorgono, si rianimano: sono classici in quanto contemporanei,
al gusto della contemporaneità che si vuole variabile. C’è un tempo per Catullo,
oppure per Orazio, o Marziale. Per l’“Odissea” oppure per l’“Iliade”. Ci fu, a
lungo, per Lucrezio. Tornerà per le “Georgiche”, per Esiodo? Perché non dovrebbe,
dopo Greta?
Mario Praz, invitato a un
banchetto a Roma, racconta in un prosa ora in “Il mondo che ho visto”, che si
vide attorniato da Eumolpo, Ascilto, Gitone, e che anche l’anfitrione generoso,
“che non parve gradirlo”, vedeva come Trimalcione. Mentre riflette: “Quale
donna d’oggi sarebbe così sciocca da comportarsi come l’eroina di quel romanzo
d’amore che pure è definito il primo romanzo moderno”, “La Principessa di
Clèves”? O “quale innamorato moderno penserebbe di sottostare alle prove
descritte allegoricamente da Guillaume de Lorris”?
Dante – È
sempre “in futurum”, in progress si
direbbe, sempre in qualche modo attuale e nell’attualità? Come lo voleva Mandel’stam, Conversazione su
Dante”: “È assurdo leggere i canti di Dante senza attrarli verso l’attualità.
Sono fatti per questo. Sono proiettili lanciati per cogliere l’avvenire.
Esigono un commento in futurum”.
È
leggibile in francese in almeno cinque traduzioni. L’ultima, di René de
Ceccaty, proposta come un libro di poesie, di un contemporaneo – dopo una lunga
introduzione. La penultima, ritmica, molto dantesca, di Jacqueline Risset. Un’altra
nuova se ne prepara , con l’originale, nella Pléiade, per l’anno prossimo per i settecento
anni .
Eliot, T.S. – Fu,
molto, Pound – tanto quanto lo fu Joyce. Ancora giovane poeta americano venuto
in Europa per svecchiare la stracca versificazione inglese, Pound tagliava e
cuciva i testi di chi si avventurava a proporglieli per un consiglio. Di Eliot
fu l’artefice del taglio probabilmente risolutivo dei 55 versi che aprivano “La
terra desolata”, dove si raccontava di una sbornia fra ragazzi lower class a Boston. Per l’incipit
folgorante e poi famoso, “Aprile è il più crudele dei mesi”. Un calco, per
molti aspetti, la metrica, la primavera pregna, di Shelley, “Ode to the West
Wind”, una ode al Ponente: “O Wind, if
Winter comes, can Spring be far behind?”.
Io
-
Il “vecchio animale” di cui Svevo diffida,
servendosene senza ritegno. O Gadda, che lo vuole "il più lucido di tutti
i pronomi", abusandone a ogni riga. Sembra oggi un modo per mettere le
cose al loro posto – in prospettiva. L’unico.
Fiche – “Fare le fiche” - figa in portoghese - Lévi-Strauss, che lo rimarca come gesto consueto in Brasile, dice
“un antico talismano mediterraneo in forma di avambraccio col pugno chiuso, da
cui il pollice emerge tra le prime falangi delle dita di mezzo, senza dubbio
una figurazione simbolica del coito”.
Oude Kerk – La Chiesa
Vecchia, la vecchia cattedrale, al centro di Amsterdam, è chiusa e sconsacrata
perché il quartiere delle prostitute in vetrina.
Vi
è (era?) sepolto Karel van Mandel, il Vasari fiammingo, che tanto ci ha
testimoniato onesto dei pittori italiani, anche di quelli che conosceva solo
per fama.
Sfinge –
Quella del Cairo Praz dice maschile, “Il mondo che ho visto”, 272:
“Effettivamente uno Sfinge, rappresentando il dio Harmakhis” – anche se, nel
crepuscolo, “assumeva il volto di Brigitte Bardot”.
Shakespeare –
Giovanni Florio, che passa per suo nemico, e forse pure concorrente sula scena,
perché non sarebbe stato suo amico? O, se non amico,
quello attraverso cui poteva leggere i racconti italiani? Ma Shakespeare non sapeva
sicuramente l’italiano di suo…?
La cosa non è senza importanza, giacché Giovanni Florio fu amico
di Giordano Bruno, nel tempo che Bruno passò in Inghilterra. Bruno e Shakespeare,
grande soggetto.
Ma Shakespeare sembra a leggerlo, nelle cose italiane e non solo,
un buon cattolico – non “fa politica”, però… Anche tanta Italia nei suoi drammi
e le commedie, sicuramente era in sospetto di papismo. Già prima di lui, per
continuare a curarsi dell’Italia, o della Francia, dopo lo scisma anglicano i
ricchi e nobili inglesi s’inventarono il Gran Tour, come una visita ai luoghi
dell’antichità. Alle rovine.
Voss - Il Vossio
– Johannes Voss - sbertucciato da Casanova, “Lana caprina”, per il famoso detto
“foeminae non esse homines”, fu un martire della libertà, della tolleranza
religiosa. Gli fu tolto l’insegnamento perché variamente sospettato, di
pelagianesimo, di arminianesimo. Ancora nell’Ottocento Barlaeus e Vossio, nomi
già celebri, che l’Atheneum Illustre d’Amsterdam avevano inaugurato due secoli
prima con orazioni famose, la Mercator
sapiens e la De historiae utilitate, quando la città, divenuta la
Borsa d’Europa, si dotò dell’università, vennero in sospetto, e con loro lo
stesso Atheneum: per sospetta tolleranza di culto, di culto cattolico.
I cattolici furono discriminati in Olanda fino
a due secoli fa. Dopo i diritti redditizi delle minoranze, nel 1630 Maurizio I
di Nassau, principe di Orange, alchimista, sancì la libertà di culto. Dopo aver
fatto uccidere il Gran Pensionario Barneveldt, fautore della libertà religiosa
e della pace. Maurizio sancì la libertà di culto calvinista, allargandola a
luterani, israeliti e anabattisti, che poterono avere templi pubblici.
Arminiani, mennoniti e cattolici invece no, solo chiese chiuse. I cattolici erano
gli ultimi benché-perché numerosi. Aspetteranno di riaprire le chiese con
l’Albero della Libertà, eretto nel 1795 dai francesi: le rivoluzioni fanno bene
alla religione. Ma non del tutto, nel tardo Ottocento si discriminava ancora.
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