sabato 4 luglio 2020
Cronache dell’altro mondo - 64
L’America dovrà abbattere, dopo le
statue, la pietra di fondamento della sua identità come nazione? Si celebra il
4 luglio la festa più sentita d’America: è il giorno della Dichiarazione
d’Indipendenza dalla Gran Bretagna il 4 luglio 1776, ed è anche la pietra fondatrice della
moderna democrazia col suo incipit memorabile. Che però finisce nel razzismo.
Appalti, fisco, abusi (178
Windtre incauta ha addebitato al Capo della Procura della Repubblica di Milano Francesco Greco 10 ero non dovuti per servizi telefonici non richiesti e non fruiti sull’abbonamento mensile: il dottor Greco ha promosso un’inchiesta penale, ed è risultato che Windtre aveva gabbato non solo lui ma tutti i clienti. La cosa è stata addebitata ad alcuni funzionari fedifraghi, qualificati di ex. Ma i dodici non si arricchivano personalmente, arricchivano l’azienda. Che fatturava.
Inutili i ricorsi all’Agcom
degli utenti che hanno subito per mesi lo stesso addebito. Fino a che non è
stato fatturato al Capo dela Procura della Repubblica.
Windtre ha fatturato ai clienti, nel passaggio obbligato (pena collegamenti caduchi a internet) a fibra, centinaia di euro di internet a consumo nell’arco di poche ore. Un furto. Contro il quale non c’è reazione possibile se non una causa per danni.
Il furto di pochi euro a un procuratore della Repubblica mobilita le polizie giudiziarie, e uno di centinaia di euro a privati cittadini, molto più numerosi se non influenti, nessuna reazione. Il ricorso all’Agcom si perde nella burocrazia della procedura di conciliazione.
Si sfalda il fronte Ubi
anti Intesa. Alle due fondazioni che fanno i conti in termini di dividendo
(senza paragone quello di Intesa, quattro e cinque volte più robusto), altri
grandi azionisti pensano allo stesso modo.
Scontato il no di Ubi alla ops di Intesa. Che non essendo stata concordata è per lo stesso fatto ostile. Ma il no alla ops in consiglio d’amministrazione è solo un estremo tentativo di ottenere da Intesa un rilancio.
Il cda Ubi boccia la ops Intesa. Senza effetti su Intesa. Su Unicredit, che ha spalleggiato con varie mosse il management Ubi, invece si: il titolo perde il 2 per cento, poco meno.
Montanelli copione
A proposito diMontanelli, vale la pena riprendere la “scoperta” di questo sito una quindicina di anni fa, di un libro di Montanelli sulla resistenza tedesca a Hitler letteralmente copiato da un libro tedesco di tre anni prima:
La differenza maggiore è Ghestapo, che Montanelli italianizza
anche nella scrittura, il resto è più o meno uguale: se non è una copia è un
calco. Si ripubblica “Morire in piedi”, con prefazione di Sergio Romano, il
libro del 1949 sull’opposizione militare a Hitler di Indro Montanelli, senza
specificarne il debito con “Wehrmacht contro Hitler”, il libro-memoria di
Fabian von Schlabrendorff, pubblicato nel 1946 col titolo “Offiziere gegen
Hitler”, a cura e con prefazione di Gero von S.Gaevernitz, in un’edizione
svizzero-americana, a Zurigo prima, poi a Askona (Ascona?)-New York, tradotto
da Arturo Barone per le Edizioni Gentile La Rassegna d’Italia nel maggio 1947.
Solo riconoscimento è, nell’avvertenza di Montanelli, un generico rinvio a
“molti” memorialisti, “una minima parte” dei quali tradotti. Nella prima
edizione, Longanesi 1949, qui indirettamente ripresa, il libro si presentava
come un reportage originale: “Le grandi figure dell’ultimo esercito germanico,
ricostruite sulle molteplici fonti del dopoguerra e attraverso un’inchiesta
svolta personalmente dall’Autore in Germania”.
Montanelli ha qualche marcia in più di Schlabrendorff: fa leggere d’un fiato le
140 pagine di attentati falliti che si succedono uguali come in una comica di
Ridolini, con interesse cioè e senza farle cadere nel ridicolo. Non a torto
sanzionato da Eco quale “fenomeno” e “abilissimo autore di pastiches storico-letterari”
(“Il costume di casa”, pp. 169-74), Montanelli parte con maestria, dalla
rappresentazione dell’attentato del 20 luglio 1944, e col canonico
“ricostruiamone la storia”. E ha un paio di storie in più, affascinante quella
di Vlasov, con la caratterizzazione di Stauffenberg. Ma anche nella versione di
Barone il libro è scorrevole, e talvolta meglio sceneggiato. L’edizione
Gentile, benché funestata dal salto di un quinterno nell’edizione consultata, è
un bel libro, con prefazione, nota dell’editore, Gero von S. Gaevernitz, e
quarta di copertina precise, esaurienti, e ottime foto nel testo. Von
Gaevernitz era stato braccio destro di Allen Dulles, il capo dell'Oss in
Svizzera durante la guerra, ed era rimasto legato alla Cia, che succedette
all'Oss: cioè spiega le plurime edizioni del libro e la loro accuratezza, nella
povertà quasi bellica della grafica - è anche un indizio per la riedizione di
cui Montanelli si fece tempestivo autore, ma con ogni probabilità
insignificante.
Montanelli salta le pagine in cui Schlabrendorff tratteggia la resistenza non
militare a Hitler, anche se vi si rappresentano belle personalità. È l’altra
differenza tra i due libri. Si perde così Gustav Dahrendorf, socialista, padre
del sociologo politico baronetto Ralf Dahrendorf. Ma dà più ritmo al suo
racconto. Dà anche spazio alle colpe degli Alleati, che S.-von G. omettono, con
le vicende dell’ammiraglio Canaris, dell’Anschluss e di Monaco. Nel dettaglio,
Montanelli omette le prime dieci pagine di S., le pagine 25 (von Ketteler e
Hadelmayer) e 28 (S. a Londra da Lloyd George), la p. 37 (il Vaticano all’opera
contro la guerra nel 1940), il capitolo su Goerdeler, col proclama in dettaglio
che il borgomastro aveva preparato per la popolazione, e le pagine conclusive.
Per il resto è tutto uguale, talvolta alla pagina. Il socialista antisemita
antinazista Ernst Nieskich mandato dallo Stato maggiore a Mosca a trattare
intese e spartizioni col maresciallo Tuchačevskij. Lo smantellamento dello
Stato Maggiore con le accuse a Blomberg (ha sposato la segretaria, una puttana)
e a Fritsch (omosessualità). Il complotto contro Fritsch raccontato ai
congiurati dall’addetto militare di Hitler, Hossbach (p. 24 di S., e 25
dell’edizione Rcs). Il rivolgimento allo Stato Maggiore (pp.27-28 di entrambi i
libri). Poi il parallelismo si sgrana: il ruolo del cristiano-democratico
bavarese Josef Müller (p.22 e p.59), il letargo della Resistenza allo scoppio
della guerra (pp. 33 e 39), il “generale rosso” Hammerstein” (pp.35-36 e
53-54), Guderian che è ricevuto da Hitler ma non riesce a dire una parola
(pp.43 e 86), il piano Treschkow-Witzleben (pp.53-55 e 89-90).
A questo punto ricorre l’unico riconoscimento a Schlabrendorff, obliquo.
Montanelli ne cita il libro in tedesco tra parentesi a p.83 “(è Schlabrendorff
stesso che ha raccontato tutto questo nel suo "Offiziere gegen
Hitler", e a voce mi ha fornito particolari inediti)”, e a p.88 ne cita il
piano: “S. ha lasciato il resoconto che ci ha confermato a viva voce”. Anzi
peggio che obliquo: il resoconto di S., continua M., “coincide con le memorie
(per ora segretissime) di Beck e Witzleben”. Si capisce che il direttore del
“Corriere”, Mario Borsa, abbia dirottato sul “Corriere d’Informazione”,
giornaletto del pomeriggio, le corrispondenze del suo inviato, che in teoria
aveva passato così tanti mesi in Germania alla ricerca della verità: proponeva
“memorie segretissime” (quello di sapere i segreti è un vizio molto italiano:
sarà un format linguistico?). Di seguito, nella stessa pagina, M. riprende
parola per parola da S., senza citarlo, gli usi alimentari e ipnotici di
Hitler. E continua col calco. Nel cap. XI, pp.86-92, sintetizza il cap.“Il
tentativo di attentato del 13 marzo 1943” di S.. Alle pp. 88-89 ricalca
l’aneddoto delle pp.72-73 di S. sugli inneschi speciali che non funzionano, e
delle bottiglie esplosive di pseudo-brandy che viaggiano per la Germania tra
grandi ufficiali ignari. Poi Montanelli salta l’esposizione dei piani di
Goerdeler (ne liquida il proclama in poche righe a p.117), e nella corrispondenza
tra le pagine S. risulta avanti: il circolo di Kreisau (pp.99-100 di S., 95-96
di M.), i leader socialisti sindacali Leber e Leuschner (pp.113-115 e 98-99),
il resoconto delle ore successive all’attentato del 10 luglio, che anche S.
drammatizza (pp. 141 segg, e pp.120 segg.).
Un altro riconoscimento a Schlabrendorff Montanelli lo ha dato cinquant’anni
dopo, nella sua “Stanza” sul “Corriere” del 26 febbraio 1997. Ma sempre
indiretto. E con alcuni errori, che Sergio Romano ripete nell’introduzione
all’edizione odierna: Schlabrendorff non fu avvocato a Norimberga “dei
criminali di guerra”, ma consulente volontario del generale Donovan sul
contributo delle chiese alla Resistenza, e non sopravisse al “bombardamento
violento di Dachau (quello in cui trovò la morte Mafalda di Savoia)”, perché
era in prigione a Berlino. Sul bombardamento reale subito da Schlabrendorff
Montanelli si è perso una storia molto montanelliana: l’accusato si salvò e
l’accusatore, l’ex comunista Roland Freisler, che giudicava in paramenti
rossobruni, fu giustiziato. Avvenne durante il processo al Tribunale popolare:
ci fu un bombardamento, il procuratore speciale Freisler scese con l’accusato
nel rifugio, una bomba penetrò tutti i piani del tribunale, scosse la cantina,
una trave si staccò dal soffitto, e lo uccise. Uccise Freisler.
Fabian von Schlabrendorff, un avvocato che divenne a cavaliere del
1970 presidente della Corte costituzionale a Bonn, era stato segretario in
gioventù di Otto von Bismarck, e aveva poi sposato Luitgarde Bismarck, nipote
di Ruth von Kleist-Retzow, altra figura di rilievo della Resistenza.
Prettamente montanelliane sono solo le forzature e le inversioni di senso della
storia. I ripetuti incisi su Mafalda di Savoia ogni volta che ci sono morti per
bombardamenti – la principessa era dopo la guerra la fidanzata d’Italia. O
Hitler “che usava fare troncare la testa con l’ascia a chi propalava
barzellette sul regime”. I tedeschi “scesi in guerra senza entusiasmo”. I
“campi di concentramento degli ebrei” già nel 1938. Dove già si commettevano
“atrocità” e sui quali circolavano “dicerie” che suscitavano “orrore anche in
molti degli stessi nazisti”. Harro Schulze-Boysen, organizzatore dell’Orchestra
Rossa, ridotto a “intellettuale surrealista”. E il solito, accattivante, conformismo
dell’anticonformismo: porsi dal lato dei deboli, sconfitti, perdenti, ma sempre
per un altro potere vincente: Hitler voleva “consegnare l’Europa al comunismo”.
Indro Montanelli, Morire in piedi, Bur, pp. 152 € 16
venerdì 3 luglio 2020
Problemi di base grillini again - 577
spock
Gli unici a cui ha
trovato lavoro sono i navigator - ne ha assunti tremila?
A 27 mila euro
l'anno? Più tremila di rimborso spese? Esentasse? Gratis?
Per non lavorare – hanno mai lavorato?
L’autostrada pubblica si pagherà di più, o di meno?
Come l’acqua – che, certo, scarseggia?
La rivoluzione di Grillo è il ritorno ai carrozzoni?
E chi ci mettiamo in Alitalia, alla Rai, ai cantieri navali,
nell’acciaio, nelle banche?
È il nuovismo la fame (sempre) nuova?
La fame è di potere: poltrone, appalti, tangenti?
Sono i beni pubblici le nuove terre rare?
spock@antiit.
Appalti, fisco, abusi (177)
Lunedì parte l’offerta pubblica di scambio di Intesa su Ubi Banca senza l’avallo dell’Autorità Garante dela Concorrenza e del Mercato (Antitrust). È il parere dell’Antitrust – ma è un’autorizzazione – dirimente per l’ops? Per gli azionisti Ubi sì, perché non sanno in che banca, di che dimesioni e articolazioni, potrebbero confluire. Ma anche per gli azionisti di Intesa, che non possono valutare il perimetro nel futuro prossimo della Banca di cui hanno le azioni.
Unicredit è ancora attiva contro la ops di Intesa su Ubi, con la moral suasion e qualche proposta di partenariato. Ma è poco influente sugli azionisti maggiori, le fondazioni ex bancarie - ne diffidano, dopo la cancellazione del dividendo 2020.
Le assicurazioni non
pagano le morti da coronavirus perché manca la manca la “causa violenta, esterna
e improvvisa”. Che per la verità c’è nel contagio, in tutt’e tre gli aspetti.
Ma sull’esclusione le compagnie sono validate dall’Ivass, l’autorità di
controllo di settore.
Le compagnie non hanno però
sospeso le polizze per i tempi lunghi – tre mesi - del lockdown. Di cui ora sostengono, con l’avallo dell’Ivass, non
essere dovuto a minaccia di morte “violenta, esterna e improvvisa”.
Per ogni ricarica mensile, come da convenzione
contrattuale, da dieci euro, Windtre, sotto la dizione quota special, ne carica
solo nove: “Ricarica Special 10euro: ti abbiamo accreditato 9 euro e attivato
Giga e Minuti Illimitati validi per 24 ore”. Che comunque sono – erano - in
abbonamento. Questo per costringere a sottoscrivere due quote special da 10 euro invece di una - o per
pagare 11 euro, è possibile, sulla app windtre, pagando a Windtre anche la
modesta commissione dei punti vendita.
Di fatto un aumento del 10
per cento del canone, non dichiarato.
Meraviglie di Sicilia – della lingua
Un cantico alla Sicilia, apologia, inno,
elegia. La lingua rimemorandone, in una inventio
lessicale straordinaria. Spontanea benché ricercata (artificiosa), come per
gemmazione incontenibile – una filologia animata dalla semplicità. Da “vecchio
siciliano”, cresciuto lettore di Sciascia, una vita poi funzionario Rai a
Milano, ma legatissimo all’isola.
Il “gentiluomo di Milano” don Fabrizio Clerici,
pittore e quant’altro, suo amico di una vita, Consolo precipita nel Settecento,
in giro per disegnare alcune meraviglie della Sicilia, e gliene fa scrivere a
donna Teresa Blasco, madonna corteggiatissima nella città della Madonnina - di
cui il gentiluomo saprà in fine che va sposa a Cesare Beccaria. Tutto
inverosimile, al quadrato, al cubo - Teresa aveva quindici anni quando veniva
corteggiata, e il matrimonio con Beccaria, duramente avversato dalla famiglia
di lui, farà a sedici. Giusto per dare risalto al piccolo tour, tra le
meraviglie di Palermo, Alcamo, “madre di lingua e cuna di poesia”, Segesta,
“Egesta degli Elimi”, Selinunte greca, Mozia fenicia, Trapani. Sotto una
pioggia, un fuoco d’artificio, un’esplosione mite d’inventiva linguistica.
Recuperando alla lingua un patrimonio lessicale di robusta qualità, in forme
solo lievemente dialettali, isolane.
Un viaggio movimentato. Fra trappole di
mezzane, banditi di passo, pastori sapienti, e il Serpotta trascurato ovunque,
luminarie da festa continua, imbandigioni e notti a pane e formaggio, al chiaro
di luna, ìn viaggio nell’illusione. La vita lo è, e l’arte. Sono le ombre di
Platone, “nell’immensa stasi, la somma e
infinita quiete metafisica, nel modo come spiega il Campanella”. Ma
senza filosofia: è un viaggio nel linguaggio, nelle sue infinite possibilità.
Alle
origini di Camilleri
Questo Consolo, 1992, è all’origine
probabilmente di “Montalbano”, dell’eloquio “vigatese” di Camilleri - che qui potrebbe aver pescato anche alcuni caratteri fissi: il servo buono e scemo, altrimenti impensabile quale agente di Polizia, il brigante giudizioso, e sopratutto il pastore solitario e primitivo ma sapiente. Ma non è
inventato: il suo è un recupero, studiato, ampio, affascinato, di un patrimonio
linguistico dismesso o in via di dismissione, e tuttavia significante. Non per
essere cioè, Camilleri, modo di dire, cifra stilistica.
Il “retablo” è la forma di rappresentazione
pittorica nota, di una cornice di più storie. Ma in particolare è “il Retablo
de las Maravillas”, “entremès comico
del celebre Cervantes”.
Fabrizio Clerici, milanese di Roma, dove si era
formato tra le due guerre, personalità illustre delle arti figurative
dopoguerra, era intimo amico anche di Savinio, che lo ricorda più volte, e in
“Ascolto il tuo cuore città” con iperbolico affetto, come “naturalmente
stendhaliano, nell’animo, nel carattere, nel costume”, la persona ideale, “che
per una volta è consentito credere che la natura ha fatto le cose a dovere”.
Vincenzo Consolo, Retablo, Oscar, pp. 155 € 13
giovedì 2 luglio 2020
Problemi di base morotei - 576
spock
Veltroni, “mai stato comunista”, resuscita Pisanu sul “Corriere
della sera” per dire male di Craxi: duole ancora?
Si osanna Moro,
che dissolse la DC, e si oblitera Fanfani, che la fece governare: i DC sono
masochisti?
Si vuole Moro vittima di Kissinger, ma per davvero?
Si vuole Moro vittima dei servizi segreti (dell’incongruo
onorevole Misasi, facile anagramma, di una lettera) e allora perché non si sono
indagati, specie da chi sapeva, da Cossiga a Pisanu?
Moro e Berlinguer uniti
nella lotta?
E a che fine?
Non ci processerete nelle
piazze, aveva appena finito di dire Moro: a chi?
La
storia si riscrive a piacimento ma, anch’essa, a che fine?
spock@antiit.eu
L’Europa delle donne indecisa a tutto
L’Europa
delle donne è la politica degli annunci? Finora sì. E niente promette di meglio,
a sentire Angela Merkel, “miglior fico del bigoncio”, che ieri si è insediata
alla guida della Ue.
“L’Europa
delle donne” questo sito consacrava tre settimane fa, ipotizzando una
rivoluzione infine nella sopravvivenza stracca dell’Unione Europea. Ma se il
buongiorno, come dice la saggezza comune, si vede dal mattino, la rivoluzione
non ci sarà.
È
cambiata solo la presentazione: le tre donne al comando fanno finta di
sorridere e di decidere, ma nulla è cambiato nella solita statemanship – decisi a tutto, ma….
Anche
come genere, si segnalano per la mancanza, o incapacità, di emozioni. Merkel
per imputazione unanime dei suoi amici Dc tedeschi, Lagarde per la carriera,
von der Leyen, forse, per irrobustire il non eccelso curriculum. Donne indurite? Come tutti i carrieristi, che sono parvenu, senza
l'aplomb aristocratico, racé - von der Leyen per questo si
distingue un po’. Poco cattive, bisogna dire, eccetto Lagarde – alla Bce è facile, dopo Draghi
marcia da sola.
Ma la psicologia conta
poco. Conta quello che si vede: rinvii, mediazioni, svilimento della funzione
di governo. La Ue deve a Merkel, “troppo poco troppo tardi”, l'emarginazione
dopo la crisi del 2008. E ora non va meglio: di europeo in questa recessione c’e
solo il rinvio. Un programma anti-crisi avviato, a cinque mesi dal lockdown, uno solo? Per non dire della fine di Hong-Kong, non pervenuta. O dei rapporti con gli Usa, con la Cina, con la Russia, politici prima che economici: il mondo non esiste?
L’arte è su misura
Montale, “Auto da fè”, ricorda “Giuseppe Rensi filosofo scettico che possedeva una notevole sensibilità per la musica e la poesia. Scrisse un geniale paradossale volume, “La scepsi estetica”, per dimostrare che non è bello ciò che è bello ma ciò che piace”.
Poligrafo razionalista, ateo, materialista, con vasta influenza negli anni tra le due guerre (presiedette alla formazione di Leonardo Sciascia), infine spiritualista-spiritista. Tutto ciò che in Italia faceva “socialista”, Mussolini compreso: nulla che non si possa condividere, ma in un contesto o in ambito di riflessione limitato, fattuale. “In un certo periodo, 1921 o 1922, esaltò la schiavitù come mezzo moderno di politica economica”, Gramsci, “Quaderni del carcere” – Quaderno 2 (XX) § (34). A lui si riferisce forse, sempre secondo Gramsci, Mussolini nell’articolo “Preludio al Machiavelli” pubblicato in “Gerarchia”, III, 4, aprile 1924.
Il paradosso geniale che Montale apprezzava viene, a fine 1920, al culmine di un crescendo scettico: “Lineamenti di filosofia scettica”, 1919, e “Polemiche antidogmatiche”, nel primo 1920. Inframezzato da una “Filosofia dell’autorità”.
Giuseppe Rensi, La scepsi estetica
mercoledì 1 luglio 2020
Problemi di base naturali - 575
L’olio che non unge?
Il vino che non ubriaca?
L’acqua che non bagna?
Il sole che non riscalda?
Il fuoco che non brucia?
L’amore che non infiamma?
Il mondo ripulito dalla natura?