sabato 12 settembre 2020
Il mondo com'è (409)
Francesco Misiano – Un Misiano è condannato (provvisoriamente) a Varese per ‘ndrangheta. È inevitabile per un calabrese che faccia politica fuori, c’è sempre un parente vicino o lontano con carichi pendenti che l’opposizione possa far valere. Ma il Misiano di Varese-Malpensa è di Fratelli d’Italia, mentre Misiano ricorre in Calabria a sinistra, anche estrema. Sull’orma di Francesco Misiano, socialista, fondatore del partito Comunista d’Italia, e poi da Mosca anima del Comintern, la Terza Internazionale, 1913-1943, quella di Stalin per intendersi. A capo dell’attivissima sezione Propaganda, in anni di successi, 1920-1930, sotto la supervisione di Willi Münzenberg: Misiano è il suo braccio destro soprattutto per il cinema, e quindi a contatto con le stelle russe ma anche americane.
La sanità pubblica privata
Candidato del Pd in Puglia,
l’epidemiologo Lopalco accusa la Lega: “La ripresa dei contagi è anche
l’effetto della propaganda scriteriata di alcune forze politiche del Nord, che
il virus non esiste e quindi possiamo tornare a curarci nelle cliniche del
Nord”. Però è vero, la Lombardia – le “cliniche del Nord” sono lombarde – ha un sistema sanitario profit, pro cliniche private. Alcune
perfino elevate a ospedali di alta specializzazione e policlinici universitari,
dove però non si studia.
“Per
alcune regioni del Nord la sanità non è un servizio ma un mercato”, insiste
Lopalco. Questo è più vero. Anche per il servizio pubblico: dal Pronto Soccorso
all’accettazione alla corsia, c’è di programma, volutamente quindi, una
prestazione insoddisfacente (ritardi, rinvii, diagnosi incerte) che invita a
fare il percorso a pagamento – magari nella stessa struttura pubblica. A pagamento
immediato invece che in attesa dei rimborsi delle Asl – qui forse non incide
l’ideologia del mercato ma la miseria del pubblico. Delle Asl ultima roccaforte
del sottogoverno politico, che si regola sul potere, corruzione compresa, e non
con l’efficienza. Il manager sanitario pubblico è ancora da inventare, dopo
42 anni di Sistema sanitario nazionale.
Campanella don Chisciotte e poeta del mondo unito
Centocinquanta pagine brevi di
testi, assortite da una cinquantina di succosi dati e aneddoti, con
l’introduzione del curatore. Una scelta diversa, nel mare magnum degli scritti campanelliani, con alcune pagine allora
inedite dal “Senso delle cose”, trattazione privilegiata, e dall’“Epilogo
Magno”.
Alvaro non è specialmente lettore
di Campanella, dopo questa antologia non se ne conoscono altri scritti sul
frate. Ma come per ogni cosa si applica, e come sempre mostra fiuto e intelligenza, colta. Di Campanella, per quanto incarico occasionale, è andato
perfino a riscontrare la memoria nei luoghi di origine, Stilo e la concorrente
Stignano, sul presupposto che era “figlio della comunità monastica e figlio del
popolo”, trovandocela. Di un tipo particolare, che scopre corrispondere all’immagine
persistente del frate, di veggente combattente: “Uomini siffatti a contatto con
la cultura diventano smisurati in tutto, e credono alle idee assolute”. Dote e
stimmata, si direbbe, dell’autodidattismo, col quale Campanella sostanzialmente
crebbe: di studi regolari ma senza ambiente culturale di riferimento - Alvaro
stesso mette in rilievo che il Fenomeno Galileo, col quale spesso confronta il
frate calabrese, culminava secoli di civiltà condivisa.
“Campanella era un uomo
ingombrante” è l’esordio: troppo innovatore ma “troppo acutamente malato del
male del suo secolo”, il rigetto della modernità. “Alla chiesa della
Controriforma prestò più di un’arma”. Al tempo di “un Galileo”, appunto, che però
egli difese, “e di un Torricelli”, un secolo dopo Machiavelli. Ma rivoluzionario
nell’animo. Nel progetto di Monarchia Universale – ultimo assertore della
“Astraea” di Frances Yates – della “Città del Sole”. E nelle stesse variegate
proposte che partorì per papi, cardinali, principi e ogni altro che potesse
giovargli nei lunghissimi ventisette anni di carcere duro: aumentare le rendite
del Regno di Napoli con beneficio dei sudditi, convertire senza violenza le
Indie occidentali e orientali, come andare a cavallo senza fatica, come
navigare senza remi e senza vento, e naturalmente il morto perpetuo.
Un fanfarone? No, è frate colto e
perfino dotto. Buontempone per sopravvivere alla galera. E insopprimibilmente
innovatore – anche nei suoi contributi, nota acuto Alvaro, alla Controriforma.
Giusto un po’ don Chisciotte dal vero, prima di quello poi classico. Non senza
senno politico. Un secolo dopo Machiavelli, che aveva bene avvertito la novità
dell’epoca, la costituzione degli Stati nazionali. “Campanella” invece
“appartiene al ceppo popolare degli apostoli”, per i quali l’etica conta e non
il potere: “Machiavelli fa della psicologia esatta, Campanella è la fede armata”
- “Egli seguita a credere nell’avvento del Regno di Dio fino alla fine della
sua vita, nei dieci anni più fecondi sogna ancora, traccia su questo un’etica,
una visione del mondo, una poesia”.
È la riedizione dell’antologia curata
da Alvaro nel 1935, per la collana, piena di grandi titoli, di Ugo Ojetti, “Le più
belle pagine degli scrittori italiani scelte da scrittori viventi”. Di una
quindicina di anni fa, quando la Fondazione Alvaro era ben attiva, non sommersa
da Duisburg e San Luca.
Corrado Alvaro (a cura di), Le più belle pagine di Tommaso Campanella,
Ristampa anastatica a cura della Fondazione Corrado Alvaro, pp. 212 s.i.p.
giovedì 10 settembre 2020
Problemi di base democrat - 594
spock
Conte
for Democrat: la ciliegina sulla torta, o alla frutta??
Di
che si vergogna il Pd?
Perché
il Pd non ha nessuno oltre (meglio di) Conte?
Ma
chi è Conte, cosa ha fatto, cosa ha detto, cosa ha scritto, da quale partito
viene, chi lo ha voluto?
C’è
Conte e non c’è nessun altro?
Hanno
fatto il deserto e lo chiamano politica?
spock@antiit.eu
La porta magica della lettura
Una scorrevole e brillante
rivendicazione da bookworm, il
bibliomane appassionato, con letture anche travolgenti, ma trascurata. Tra le
opere di Conan Doyle e nel parterre eletto
dei bibliofili – Conan Doyle è troppe cose?
Tutti darebbero tutto, così si
introduce, per spendere un’ora o un minuto con Shakespeare, quando ce l’hanno,
tutto e di più, a portata di mano sullo scaffale. Subito dopo è la volta di Macaulay,
dei “Saggi”- che hanno accompagnato l’adolescenza dello scrittore, e il suo
imbarco, da studente di medicina promosso medico di broso, su una baleniera - e
della “Storia d’Inghilterra”, e uno ha solo voglia di leggere, o rileggere,
Macaulay. Segue Walter Scott, “Ivanhoe”, “Rob Roy” e il resto.
Note non trascendentali, ma di
entusiasmo contagioso. Per letture che CD fa intendere genuine, attraenti.
Boswell, “La vita di Johnson” naturalmente. Prima e dopo la quale però tanta
povertà, letteraria e politica, benché l’uomo fosse “un grande parlatore”.
Gibbon. E Samuel Pepys. Per dire l’inconsistenza della “autobiografa britannica”:
“Nessuna autobiografia britannica è mai stata franca, e di conseguenza nessuna
autobiografia britannica è buona”. Lo “stranissimo uomo, bigotto, prevenuto,
ostinato, incline alla depressione” George Borrow – sopravvive in questo che è
il più lungo dei saggi di Conan Doyle. E, sempre sulla scia di Macaulay, i grandi cronisti francesi, Froissart, Monstrelet, Commynes.
Poi i concorrenti Poe, Stevenson, un genio, tutto un capitolo, per concludere, Kipling. E
letture varie: Maupassant, Ambrose
Bierce, molto Meredith, Hawthorne. In filigrana Sterne, “Tristram Shandy”, mai
affrontati direttamente. Napoleone in cattività, e le sue guerre. Molti contemporanei
caduti nel dimenticatoio, come è inevitabile per i contemporaneisti.
Pubblicato a puntate nel
1907, per sfruttare il successo di Sherlock Holmes, il libro si basa sui articoli
scritti e pubblicati nel 1994, sul periodico inglese “Great Thought”, e in
America nei giornali sindycated con
l’Associated Press, tra essi il “Philadelphia Inquirer”.
Arthur Conan Doyle, Through the magic door, Hardpress, pp.
90 €
free online
mercoledì 9 settembre 2020
Cronache dell’altro mondo - 71
Alla Columbia University hanno tentato di far rimuovere
le “Metamorfosi” di Ovidio dai piani di studio: un gruppo di studentesse che si
se ne sentono molestate.
In molte università si contestano le trattazioni
di temi o problemi sessuali, in opere letterarie o altrimenti materia di
studio, risentite come “molestie” dalle studentesse.
Per la stessa ragione molti professori di
diritto non trattano le leggi relative ai casi di violenza sessuale.
La
cancel culture, l’abominio di personaggi, aziende, istituzioni di cui non
si condividono i principi e\o le posizioni, che si allarga ad appositi e
insistenti gruppi di pressione social, toglie ogni credibilità all’avversario,
e la capacità di replica, è ovviamente un attacco alla pluralità delle opinioni.
Alla libertà di opinione. In America passa per un baluardo di libertà.
Un
generale fedifrago, un trumpiano licenziato da Trump per incapacità, scrive un
libro per sfruttare il partito anti-Trump nella campagna elettorale, e per
farsi leggere dice che Trump definisce i reduci e gli invalidi di giuerra “falliti”,
“incapaci” eccetera. Un settimanale dice che il generale lo ha detto. E viene creduto.
Addirittura, Biden basa la sua campagna elettorale sul settimanale che dice che il generale ha detto. Come a dare ragione a Trump che i media sono scandalistici. Dopo quattro anni non si trova ancora la ragione per cui Trump è presidente degli Stati Uniti, non la trovano i media.
Problemi di base bielorussici - 593
spock
Bielorussia,
Navalny: Merkel vuole uno sconto sul gas?
Bielorussia-Navalny:
armiamoci e partite?
Ma che
gli facciamo noi a questo Putin, che il baffo non ce l’ha?
E Erdogan,
è meglio di Putin?
In
che senso, la dittatura è meglio, solo un poco assottigliata?
Cos’è
dittatura, se in Turchia si può andare in vacanza?
O è
per Erdogan come per il Covid (più tamponi più contagi): chi cerca trova?l
E il presidente Xi, quel Grande Democratico, che non ha oppositori, tanto è buono?
spock@antiit.eu
Aspro Aspromonte
Un estratto del volume del Grande
Giornalista di cui si celebra il centenario sul Sud nel 1992, editore Mondadori,
dal titolo esplicito, “Inferno” - sottotitolo “Profondo Sud, male oscuro”. Con una
presentazione entusiasta di Eugenio Scalfari, che i reportages sul Sud aveva commissionato a Bocca per “la Repubblica”.
L’attacco è nella meraviglia dei
boschi dell’Aspromonte, “nella grande selva per cui scendono fiumare dai nomi
bellissimi, Amendolea, Amusa, Allaro,Torbido, Laudri Careri”. È una giornata
limpida, salendo da Locri al passo del Mercante Bocca vede le Eolie, e alle
spalle “l’immenso Jonio Glaciale senza una vela”, come lo aveva visto Matilde
Serao. “Pini così fitti”, si dice Bocca, “così vicini l’uno all’altro, così dritti,
li ho visti solo in Carinzia” – così è, la Carinzia e l’Aspromonte hanno fatto
la fortuna dei Feltrinelli, tagliaboschi in grande. Ma è la magia di un
momento: un cartello segnala”Piani di Zomaro”, un altro “Attenzione, possibili
scontri a fuoco”.
Ora, questo non è vero, non si spara
in Calabria, tanto meno sull’Aspromonte. Ma i Carabinieri lo hanno scritto, e il
cronista non ha motivo di dubitarne.
Bocca è prudente, incursioni precedenti
lo hanno fatto detestare dagli “intellettuali del sud”, come “un criminale
protervo, animoso”. Ha avuto un moto d’interesse per la Calabria, anche se qui
non lo ricorda, al tempo di Giacomo Mancini, che aveva molta fiducia nel Nord,
e lavorava a un asse Cosenza-Milano – e gli effetti si vedono: il cosentino,
con la Sila, è già Carinzia, e forse qualcosa di più, avendo il mare. Ma presto
i crudelissimi rapimenti di persona, tutti
impuniti, lo hanno riportato alla diffidenza – caratteriale, montanara, piemontese.
Al punto di dire anche scemenze, che la consolidata accuratezza da cronista sottolinea.
A Gioia Tauro, “il porto è costato novemila miliardi. È usato solo la notte,
dai contrabbandieri”. “Per tredici anni il museo di Reggio è rimasto quasi chiuso. Al sovrintendente in
carica non garbava che si vedesse il lavoro fatto dal suo predecessore…”. E, probabile, il cartello sparafuoco dello Zomaro. Vittima
dei suoi informatori – queste sono storie tipiche dello humour calabrese, la “zannella”, crudele con chiunque, anche l’amico.
Ma la tesi è semplice. Saigon era
distrutta, divisa, violenta, e in due decenni è diventata prospera e civile. Per
la Calabria - e l’Aspromonte per essa in queste pagine, “Aspra Calabria” s’intende
il reggino, l’Aspromonte - vige il cammino opposto: sempre più violenza, disordine,
e impoverimento, sprechi, malaffare. Un libriccino colossale.
Giorgio Bocca, Aspra Calabria, Rubbettino, pp. 75,
ril. € 7,90
martedì 8 settembre 2020
Ombre - 529
Zingaretti
si mette al sicuro, con il sì al referendum: vincerà. Così si vince ora in
politica, non dirigendo l’opinione ma abbarbicandosi a quella più numerosa. È
l’epoca dei partiti-paguri.
A
due settimane dal voto De Luca è indagato. Indagini top secret, assicura la
Procura della Repubblica a “la Repubblica”, conferma cioè l’accusa. E dice anche
il capo d’accusa: falso e truffa. Lo confida a “la Repubblica” forse in
omaggio al nome, cui anche la Procura s’intitola.
Giovanni
Melillo, detto “Gianni” confidenzialmente da Conchita Sannino a “la
Repubblica”, il Capo della Procura di Napoli, capo di gabinetto di Andrea
Orlando ministro della Giustizia del governo Renzi, è un Pd doc. Ma non vuole
che De Luca, anche lui Pd, vinca le regionali. Così quattro anni di indagini si
concludono alla vigilia del voto. Indagini su quattro autisti divenuti
impiegati sedentari.
De
Luca comunque (stra)vince in Campania. Non è alla sua sconfitta che il Pd
punta, ma ad “azzopparlo”, come dicono gli americani. In maniera che poi non
possa governare. Poi dice l’antipolitica-
Il
Pd ha fatto di peggio, andando dal notaio a Roma per cacciare il suo sindaco,
Marino, ma è come dice il proverbio: non c’è limite al peggio.
“Giusto
comminare sanzioni alla Bielorussia”, rileva piano il cancelliere austriaco
Kurz a Tonia Mastrobuoni, “la Repubblica”, “ma che facciamo con la Turchia? Ci
sono giornalisti e oppositori in carcere, lì”. E non è che non si sappia. Non
solo: “E adesso c’è anche una lesione del diritto internazionale verso la
Grecia”. Già.
Di
Willy Monteiro Duarte, 21 anni, giovane educato e generoso, massacrato di botte
a Colleferro da una gang giovanile, i Carabinieri comunicano la morte alla
famiglia tardi, alle sette del mattino dopo, con una telefonata, e la convocazione in caserma.
Perché i Monteiro Duarte sono capoverdiani, benché lavoratori stimati in paese,
con i figli parte attiva della vita sportiva e sociale?
Il
giovane Duarte è stato massacrato a pugni e calci, per venti lunghissimi
minuti, proprio dietro la caserma dei Carabinieri a Colleferro.
“Che
calcio è quello che esautora gli ultimi due allenatori ad aver vinto lo
scudetto?” chiede Marrese a Walter Sabatini, ora direttore tecnico del Bologna.
“Un calcio nevrotico e insicuro”, risponde Sabatini. Ed è quello migliore,
quello che vince.
Meno
9,8 per cento il pil dei paesi Ocse – dell’Occidente cioè – nel secondo
trimestre 2020, più 3,2 in Cina. La Cina batte l’Occidente comunque col virus,
anche se non lo ha prodotto in laboratorio e esportato col trucco?L’ipotesi non
è da ridere: la ripresa immediata dell’economia cinese è trainata dalle
esportazioni. Grazie a una dotazione monstre
di 117 miliardi di dollari di esenzioni fiscali a vantaggio degli
esportatori. La Cina non si muove in un mercato, oppure sì, ma con mosse da
campo di battaglia.
Le esportazioni cinesi sono vigorose soprattutto grazie alle mascherine e altri dispositivi di protezione individuale anti-Covid. E, di più, grazie alle esportazioni verso gli Stati Uniti.
“Superbonus,
i 36 documenti che un privato deve presentare alla banca per un cappotto termico”,
elenca “Il Sole 24 Ore” di sabato 29. Con questa considerazione: “Per chi
possiede un’abitazione isolata ed è intenzionato a beneficiare del superbonus al
110 per cento, s’impone una seria riflessione tra detrarre le spese in cinque
anni o optare per la cessione del credito o lo sconto in fattura”.
Malinconia di Kerouac
Kerouac applica alla lettera
il “metodo della creazione immediata” – che l’aveva portato da poco a scrivere
“I sotterranei” in tre giorni (“Sulla strada” era stato un caso diverso, è
anche opera redazionale). Della memoria come spontaneità, e quindi rapidità. Il
“Libro” sono i taccuini degli anni 1952-1957, in viaggio in America, in
Messico, a Parigi. Quindici taccuini, sistemati per la pubblicazione nel 1957.
Che non lasciano tracce, se non in alcune, poche, riflessioni su se stesso: la
mamma, il francese, il lavoro letterario, la vita in paese, la città mal
digerita, da uno scrittore “metropolitano” per eccellenza. Che però, è vero, è
sempre generazionale.
Divagazioni sul nulla,
l’ananke quotidiana, della gente senza nome, anche quando ne ha uno – Neal Cassady,
la cugina Caroline in North Carolina, pochi altri. Sul modello di William
Carlos Williams, “Paterson” e altri componimenti: sul linguaggio povero,
semplice, come modo di essere povero. Sui “Paul Nulla”: “Paul nulla nel\ grande
selvaggio, vasto&vuoto\ mondo che ti
odia\ è il tuo nome”, impiegato di una qualche ferrovia che ne dispone a
piacimento, spedendolo di qua e di là, “indebitato, cupo,\ triste – Solo” – e
sotto la perfida profezia che si avvererà nel 2007 ma evidentemente è in
America condizione condivisa: “Perderai questa casa, perderai\ i 5, 6 dollari
che hai in\ tasca – perderai\ l’auto in cortile-perderai\ il cortile…”. Povero
di aneddoti. A Easonburg, North Carolina, “visto negro\ in bici trainato\ da un
mulo!” Ritornante “la povera triste gente\ del Sud il sa-\ bato pomeriggio\
all’emporio sull’Incrocio.\ Non tristi come il cielo\ che li osserva ma tanto\
più smarriti”. La povertà non è indicibile.
Una minuscola antropologia,
erratica. Del contadino americano, la casalinga, il bambino, le bambine – una ha
una “madre italiana giovane e carina”.Molti esami di coscienza. Con molti buoni
propositi. Tra cui: “Devo andare a Pavia\ A Taranto per le ostriche\ A
Padova per i quadri\ Villaggio Età della Pietra vicino Terrni”. Contro I canadesi.
L’atto di nascita di “Sulla strada”: “Il mattino della mia\ liberazione – 4 ott.
1952\ - Vado a vivere da solo in\ un stanza sulla 3rd St., lascio\ casa di Neal
– per la 1a\ volta dal 1942 -\ (a Hartford) – Tutto\ preso a scrivere On
the\ Road, quello grande\ con Michael Levesque\ - l’unico - \ ho ripudiato
tutti,\ &me stesso per dedicarmi a\ tristezza, lavoto, silenzio,\
solitudine, intense gioie della\ prima bruma”. L’avvio della “leggenda di
Duluoz” - “Duluoz” è lo pseudonimo che fantastica lungo di prendere, che in
franco-canadese è pidocchio. Una narcisata, la vita ridotta a se stesso,
sentendosi già “vecchio”. Anche se col proposito di “3 all’Anno, come Shakespeare”,
tre opera l’anno. Per diventare “lo scrittore più grande”. Molto in sogettiva,
con più di un autoritratto. Compreso il ricordo del “Memory Babe”, il sopranome
che gli davano in famiglia da bamino, per la memoria prodigiosa.
La storia dell’America fellahìn non è male – “Appunti sul
millenio dei moderni fellaheen”, ottobre 1952, in California”. Il fellahìn, il contadino nordafricano, è
l’Umile, punto di forza dell’America: “L’Americano Rurale\ è l’Americano più
forte”. L’Americano Rurale e la Ferrovia. Moderni fellahìn sono del resto i
compagni del movimento, Burroughs, Carr (Lucien Carr), Ginsberg, Cassady,
Huncke, Joan Adams, John Holmes, Solomon (Carl Solomon)..
Anni nel “Vuoto Tempo di
Attesa”. I trenta dell’autore, che si ripete: “Sarò un grande scrittore”. E
vuole farsi credere avventuroso. Ma il vagabondaggio è malinconico. Nei ricordi
familiari, col francese familiar e delle filastrocche. Da voyeur, delle vite anche minime degli altri., commesse, ubriachi,
operai messicani, amiche al caffè.
Jack Kerouac, Il libro degli schizzi, Oscar, pp. IX +
359 € 16
Divagazioni sul nulla, l’ananke quotidiana, della gente senza nome, anche quando ne ha uno – Neal Cassady, la cugina Caroline in North Carolina, pochi altri. Sul modello di William Carlos Williams, “Paterson” e altri componimenti: sul linguaggio povero, semplice, come modo di essere povero. Sui “Paul Nulla”: “Paul nulla nel\ grande selvaggio, vasto&vuoto\ mondo che ti odia\ è il tuo nome”, impiegato di una qualche ferrovia che ne dispone a piacimento, spedendolo di qua e di là, “indebitato, cupo,\ triste – Solo” – e sotto la perfida profezia che si avvererà nel 2007 ma evidentemente è in America condizione condivisa: “Perderai questa casa, perderai\ i 5, 6 dollari che hai in\ tasca – perderai\ l’auto in cortile-perderai\ il cortile…”. Povero di aneddoti. A Easonburg, North Carolina, “visto negro\ in bici trainato\ da un mulo!” Ritornante “la povera triste gente\ del Sud il sa-\ bato pomeriggio\ all’emporio sull’Incrocio.\ Non tristi come il cielo\ che li osserva ma tanto\ più smarriti”. La povertà non è indicibile.
Una minuscola antropologia, erratica. Del contadino americano, la casalinga, il bambino, le bambine – una ha una “madre italiana giovane e carina”.Molti esami di coscienza. Con molti buoni propositi. Tra cui: “Devo andare a Pavia\ A Taranto per le ostriche\ A Padova per i quadri\ Villaggio Età della Pietra vicino Terrni”. Contro I canadesi. L’atto di nascita di “Sulla strada”: “Il mattino della mia\ liberazione – 4 ott. 1952\ - Vado a vivere da solo in\ un stanza sulla 3rd St., lascio\ casa di Neal – per la 1a\ volta dal 1942 -\ (a Hartford) – Tutto\ preso a scrivere On the\ Road, quello grande\ con Michael Levesque\ - l’unico - \ ho ripudiato tutti,\ &me stesso per dedicarmi a\ tristezza, lavoto, silenzio,\ solitudine, intense gioie della\ prima bruma”. L’avvio della “leggenda di Duluoz” - “Duluoz” è lo pseudonimo che fantastica lungo di prendere, che in franco-canadese è pidocchio. Una narcisata, la vita ridotta a se stesso, sentendosi già “vecchio”. Anche se col proposito di “3 all’Anno, come Shakespeare”, tre opera l’anno. Per diventare “lo scrittore più grande”. Molto in sogettiva, con più di un autoritratto. Compreso il ricordo del “Memory Babe”, il sopranome che gli davano in famiglia da bamino, per la memoria prodigiosa.
La storia dell’America fellahìn non è male – “Appunti sul millenio dei moderni fellaheen”, ottobre 1952, in California”. Il fellahìn, il contadino nordafricano, è l’Umile, punto di forza dell’America: “L’Americano Rurale\ è l’Americano più forte”. L’Americano Rurale e la Ferrovia. Moderni fellahìn sono del resto i compagni del movimento, Burroughs, Carr (Lucien Carr), Ginsberg, Cassady, Huncke, Joan Adams, John Holmes, Solomon (Carl Solomon)..
Anni nel “Vuoto Tempo di Attesa”. I trenta dell’autore, che si ripete: “Sarò un grande scrittore”. E vuole farsi credere avventuroso. Ma il vagabondaggio è malinconico. Nei ricordi familiari, col francese familiar e delle filastrocche. Da voyeur, delle vite anche minime degli altri., commesse, ubriachi, operai messicani, amiche al caffè.
Jack Kerouac, Il libro degli schizzi, Oscar, pp. IX + 359 € 16