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Angela Merkel chiude in bellezza con l'Europa
L’accordo commerciale con la Cina, per quanto ambiguo, chiude un
semestre di eccezionale rilancio europeo. Sotto la presidenza tedesca: la
cancelliera Merkel del “troppo poco troppo tardi” ha fatto in questo suo addio
alla politica attiva (oggi il suo partito sceglie chi le succederà) qualcosa perfino di stupefacente, visto il ritmo, blando e
spento, burocratico, su cui la Ue si era adagiata: un semestre bismarckiano, senza darlo a vedere.
L’accordo di
San Silvestro con la Cina, il Comprehesive Agreement on Investment, che ha
chiuso un negoziato durato ben sette anni, con 35 lunghe sessioni (rounds), benché discusso, resta comunque
un punto di non ritorno: modificabile ma ormai in atto. All’attivo del semestre
tedesco anche la riforma del Meccanismo
europeo di stabilità, che in Italia ancora si contesta, ma è un passo verso
l’unione bancaria. È stato infine varato, superando le riserve est-europee e
euroscettiche, il bilancio settennale dell’Unione, 2021-2027. Soprattutto, sono
stati trovati i mezzi, su pressione congiunta di Italia, Francia e Spagna, ed è
stato varato l’innovativo fondo, per la ripresa da 750 miliardi, il Next Generation Ue.
La Ue affronta
questa crisi ben dotata, di piani e di risorse. Al Next Generation vanno
aggiunti i 1.074 miliardi del QFP, quadro finanziario pluriennale. Più il peso
indiretto esercitato tramite la Commissione di Bruxelles Von der Leyen per il
rilancio dell’Europa nell’agenda digitale e in quella verde. Dove fondamentale
è l’accordo, portato a conclusione nel Consiglio d’Europa, per una riduzione della
C02 del 55 per cento nel 2030 rispetto al 1990. Che non sarà difficile, i
livelli del 1990 sono già in larga parte abbattuti, ma assicura comunque all’Europa
una sorta di leadership nella trasformazione verde dell’economia.
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