Bpm-Bper avanti con juicio, quel Cimbri è troppo bravo
L’ad Castagna ha qualche problema in consiglio
sulla fusione di Bpm con Bper. Ufficialmente la fusione è in stand-by, per due motivi. In attesa che
Bper completi l’operazione Ubi (l’acquisto
delle filiali fuori quota antimonopolio di Intesa), con relativo aumento di
capitale. E che il Parlamento decida sul bonus fiscale della eventuale fusione, se di un
miliardo o di mezzo miliardo.
Politicamente la fusione è omogenea, in capo
al Pd – che propone il bonus da un miliardo. Ma per lo stesso motivo può non
piacere ai 5 Stelle, che sono per un bonus dimezzato. La scelta dipenderà dal
futuro del governo. Ma ci sono crepe, questa la novità, all’interno dell’ombrello
Pd: Bpm è di area popolare, Bper di area diessina, specie per il peso che vi
esercita ora Unipolsai.
La riserva confessionale non è esplicitata –
anche se si è irrobustita con la scelta di Renzi, molto presente nel settore bancario, di lasciare il Pd. Si consiglia
prudenza però a Castagna paradossalmente proprio per quello che fa la forza di
Bper targata Cimbri: l’abilità del dominus di via Stalingrado di creare valore per
Unipolsai, di cui è l’animatore, e anche, da quando ne è l’azionista di
riferimento, per la stessa Bper.
Bpm in questo lockdown naviga ottimamente,
mentre Bper è ai minimi. Ma per tutto il 2020, dopo l’ipotesi di fusione e prima
delle chiusure di novembre, ha navigato a livelli triplicati. La quota del concambio viene ora ardua da definire, rispetto a dieci mesi fa.
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